30 dicembre 2008

Marco Espa: la crisi della rappresentanza si supera con la partecipazione


Il tema i volti della rappresentanza è un argomento di particolare attualità e molto stimolante. Permettetemi di iniziare da una domanda paradigmatica: quale il tratto che sottointende a quest’argomento? Se c'è un tratto che sintetizza le ampie problematiche che attraversano la nostra attualità, la nostra civiltà occidentale, un tratto che è possibile ritrovare sia alla base delle fratture della società come nelle gravi insufficienze dell'azione politica, è quello della notte, di una notte così profonda da investire la stessa dimensione culturale. Paul Ricoeur, filosofo ermeneuta francese, l'ha genialmente definita la "notte del noi".
Nella rappresentanza spesso c'è un'incapacità di pensarci come partecipi di un disegno comune; le sempre più evidenti relazioni di interdipendenza che ci legano di fatto ad ogni altro, sfumano di fronte all'affermazione di una solitaria e pretesa centralità delle nostre ragioni individuali o di quelle del nostro gruppo particolare.
Mi pare di poter affermare che questa "notte del noi" raggiunga la sua massima espressione proprio dentro la politica: i partiti, ciascuno singolarmente, si percepisce come detentore della verità, non come parte di un gioco collettivo che include necessariamente tutti per costruire il bene comune. Ogni città, ogni popolo rincorre il suo parziale bene, come un'entità distinta e separata, mentre oggi più che mai lo spazio dei problemi, e quindi delle possibili soluzioni, è la dimensione planetaria. Anche noi cittadini, ci distinguiamo spesso per una serie di interessi circoscritti quanto il nostro giardino
Di fronte a tutto ciò, esistono però dei punti da cui ricominciare. Come non ricordare che, quasi ogni giorno, scende in piazza un numero variabile, ma sempre incredibilmente alto, di persone che chiedono di partecipare alle decisioni politiche? E anche dentro il palazzo, quante persone incontriamo ogni giorno che, attivata una rete di relazioni continuative e disinteressate, sono capaci di novità, perché capaci di puntare ai valori che precedono e danno significato alle appartenenze.
Fatti che offrono una conferma significativa per continuare a lavorare lungo tre direzioni preminenti.
La prima: offrire luoghi in cui si possano consolidare relazioni di reciprocità tra i diversi soggetti delle dinamiche democratiche. Se a fondamento della politica è necessario porre un nuovo concetto del partecipare, inteso come "prendere parte" alla scrittura del destino comune (è ciò che sta emergendo con chiarezza nel dibattito politico internazionale come nelle buone pratiche che si diffondono, a partire anzitutto dal livello locale), condizione indispensabile è anzitutto quella di "essere parte", di sentirsi parte, laddove ciascuno si trova a vivere e ad operare. Le istituzioni devono lavorare perché ciascuno (e qui mi riferisco ai cittadini come ai segretari di partito, agli imprenditori, ai giornalisti, agli educatori, agli studenti, alle casalinghe) riscopra fino in fondo la sua responsabilità civica e la coniughi dentro le diverse arene del bene comune.
Ne viene uno stile di azione politica preciso, perché qualificato da una forte opzione "pregiudiziale" a favore del dialogo.

Veniamo alla seconda direzione: la dimensione internazionale, la mondialità. Che la storia dell'umanità sia caratterizzata da un rapporto di interdipendenza reciproca è un dato di fatto da cui è impossibile prescindere. Le esemplificazioni sono evidenti: la ricerca della pace, la difesa dell'ambiente, lo sviluppo della scienza, le comunicazioni e l'uso dei media... Sfide verso le quali è possibile produrre una risposta efficace, esprimere una parola forte, solo agendo con sforzi creativi proporzionati: solo se partiamo dal riconoscimento reciproco, del legame universale della fraternità come categoria politica: se dopo la rivoluzione francese molto si è fatto su uguaglianza e libertà, la fraternità pare una categoria abbandonata dalla politica e sulla quale molto c’è da investire, localmente come globalmente.
Si tratta cioè di abituarsi ad agire, sul piano della progettazione e della decisione collettiva, tenendo conto che la comunità politica fondamentale è l'umanità, e abbandonare così, come chiave di lettura e di progettazione politica, la stretta visuale del proprio angolo di mondo, per riconoscere e assumere che, se ogni uomo lo riconosco come facente parte della mia comunità con pari diritti, allora il suo progetto di vita è il mio, la sua aspettativa di vita è la mia, gli ostacoli che frenano il suo sviluppo e quello del suo popolo sono miei. Allora il bilancio del mio comune, del mio stato della mia regione si struttura e si relativizza sulla sua condizione.

La terza direzione è quella dell'individuazione di iniziative comuni. Occorre trovare il modo di interagire, di impegnarsi insieme in azioni positive che vedano il concorso dei diversi soggetti della politica, ognuno forte della sua responsabilità e autonomia, per il bene comune.

Concludo.

Credo che la partecipazione rimanga coessenziale alla rappresentanza.

Ma votare non basta.. il patto eletto-elettore può essere una risposta nella crisi democratica della rappresentanza.

Il sistema democratico chiama i rappresentanti eletti a render conto del loro operato, soprattutto al momento del voto. Eppure oggi un numero crescente di elettori ritiene insufficiente che la propria partecipazione alla vita della polis si esaurisca con un tratto di matita sulla scheda elettorale. L’esigenza che i cittadini possano concorrere al lavoro politico dei rappresentanti durante lo svolgimento dell’intero mandato, in modi più ricchi di contenuto e continuativi, è una delle domande cruciali cui la democrazia moderna non ha ancora risposto. L’esperienza del “patto politico-partecipativo” tra eletti ed elettori, originale sperimentazione internazionale nata a metà degli anni ottanta nell’ambito del Movimento Politico per l’Unità , può essere considerata come l’apertura di un diverso orizzonte partecipativo. E’ un patto di responsabilità reciproca, di dialogo permanente e di fattiva collaborazione tra i cittadini e i propri rappresentanti. Esso crea un rapporto di reciprocità tra il gestore della vita pubblica e il cittadino governato. Col patto l'eletto si impegna ad esaminare continuamente il proprio operato e a renderne conto; da parte loro, gli elettori partecipano, studiando con l'eletto problemi e soluzioni. Gradualmente questo confronto fa diventare punto centrale il bene generale e non l'interesse di parte: il sociale si incontra col politico e l'eletto non è più isolato, ma diventa espressione di una comunità viva. Di fronte al rischio di abbandonare ad una élite la gestione dei processi di governo, si intravede un’esperienza di democrazia riconsegnata alla cittadinanza, di un protagonismo politico della società civile costruito in maniera corretta, nel rispetto dei diversi orientamenti politici e delle differenti funzioni, ma in un quadro di unità del corpo sociale che si compone attraverso relazioni libere e orientate al bene comune.

Marco Espa (*)

(*) Grazie a Lucia Fronza Crepaz per il suo discorso introduttivo a "Tra rappresentanza e partecipazione - Convegno internazionale - Loppiano (Incisa V.no, Firenze) - 3/4 novembre 2007"

24 dicembre 2008

Le dimissioni di Renato Soru aprono una nuova stagione di riforme


Siamo pronti? La parola agli elettori ed io... vi chiederò il sostegno per essere confermato in Consiglio Regionale, esplicitamente, come sempre trasparentemente, senza compromessi: sostegno, non in cambio di favoritismi, ma della battaglia quotidiana per i diritti di ciascuno e di tutti. Ed io devo continuare nel patto eletto elettore, a rendere conto, non esiste la delega in bianco per chi si impegna nelle istituzioni...
Ritorniamo a meno di 12 ore fa. In Consiglio Regionale la svolta: per la prima volta da quando esiste il Parlamento dei Sardi, il presidente della Regione si dimette prima della scadenza naturale.
Nonostante sia comunque un fatto serio, mi sembra che Soru abbia fatto bene: nonostante lo strenuo lavoro della mattina per cercare un accordo bipartisan su alcune riforme istituzionali (riduzione delle nostre indennità di consiglieri regionali, legge urbanistica, legge finanziaria in tempi rapidi ecc), non si è avuto il coraggio di chiudere, qualcuno in consiglio non se la sentita di accettare le proposte del presidente, si proponevano solo impegni formali ma che avrebbero aperto una nuova stagione di problemi.
Ho detto a Soru il mio parere: nonostante possa sembrare questo contro i miei interessi, gli ho detto di andare avanti, la parola agli elettori quando un presidente non ha più la fiducia della sua maggioranza.
Vi ricordate i teatrini delle scorse legislature quando sia i Presidenti di centrodestra come quelli di centrosinistra venivano messi sotto scacco con ricatti di varia natura? Con Soru questa stagione è finita.
Resta adesso ciò che è stato fatto: penso al lavoro in favore della città di Cagliari, insieme in particolare a Sant'Elia (vedi foto) per un quartiere da sempre abbandonato dalle istituzioni, o per il risanamento dei conti pubblici con un miliardo di euro in meno di debiti (come la Corte dei Conti ha sentenziato qualche giorno fa). Però mi ha fatto immensamente piacere che, nella conferenza stampa dopo le dimissioni (per chi volesse vederla, può cliccare qui, si possono leggere anche centinaia di commenti di cittadini)ha rivendicato con orgoglio la nostra esperienza dei 30.000 progetti personalizzati in favore delle persone con disabilità grave. Un'esperienza rivoluzionaria, partecipata, partita nel 2000 dalle battaglie delle nostre famiglie e dei nostri bambini e che ora è diventata normalità, il paradigma del nuovo modo di intendere le politiche sociali, non assistenzialismo ma diritti civili e di cittadinanza per le persone in situazione più estreme. Ricordo con un po' di emozione quando l'anno scorso sono stato chiamato a Berlino dall'ESN European Social Network per mostrare questa esperienza innovativa frutto della vita stessa dei nostri figli (se vuoi approfondire clicca qui). Un'esperienza rafforzata dal governo Soru con stanziamenti per oltre 170 milioni di euro.

Marco Espa: grande risultato di oltre 42 milioni di euro per i piani 162 di sostegno alle persone con disabilità e le loro famiglie

Grande soddisfazione per le persone con disabilità e le loro famiglie per lo stanziamento di oltre 42 milioni di euro in favore dei piani di sostegno per le persone con disabilità grave, L. 162/98, oltre 19 mila i piani approvati qust'anno tutti personalizzati in base alle esigenze specifiche di ciascuno e co-progettati con i propri Comuni di residenza. "Le battaglie e le fatiche - commenta Marco Espa - che noi famiglie abbiamo portato avanti sin dal 2000 anno dell'applicazione della legge in Sardegna, sono ormai un esempio di buona prassi per tutti; le eco positive e il modello della 162, così fortemente voluto proprio dai diretti interessati, è guardato con inetresse anche dal resto d'Italia; voglio ricordare che la Sardegna è infatti la prima regione in Italia nell'applicazione di questa legge con queste modalità cioè la personalizzazione e la coprogettazione che noi abbiamo chiesto: se pensiamo che si è passati da 130 piani presentati nel 2000 agli oltre 19.700 piani di quest'anno, si capisce il gradimento per il servizio, il fatto che noi famiglie se adeguatamente sostenute vogliamo e siamo in grado di prenderci cura dei nostri cari in situazione di gravità in famigli, e ancora che c'è la volontà da parte nostra, come di tuttii cittadini, di partecipare direttamente alle scelte che ci riguardano".

Se vuoi leggere la Delibera approvata dalla Regione clicca qui

Partecipo alla Tavola Rotonda: i volti della rappresentanza


Si terrà Lunedì 29 dicembre alle ore 17,00 la Tavola Rotonda "I volti della rappresentanza", presso Palazzo Regio - p.zza Palazzo a Cagliari. Saluti di Graziano Milia (Presidente Provincia di Cagliari) e Roberto Pili (Presidente Consiglio Provinciale di Cagliari). Discutono insieme a Marco Espa (Consigliere Regione Sardegna) Laura Pulga (vice Presidente Consiglio Provinciale di Cagliari) Rita Corda (preidente Commissione Pari Opportunità Provincia di Cagliari), Gian Mario Demuro (Ordinario di Diritto Costituzionale Università di Cagliari) e Maria Grazia De Matteis (associazione Amistantzia). E' stato invitato a partecipare al dibattito anche Renato Soru.

19 dicembre 2008

Letizia De Torre: La riforma Gelmini? Riforma???


Un comunicato "live" dal parlamento italiano della mia amica Letizia De Torre, già sottosegretario all'Istruzione nel precedente governo, che condivido molto.
Buona lettura!
-------------
Questa mattina il Consiglio dei ministri ha approvato i Regolamenti (uno sulla scuola dell’infanzia e del primo ciclo e l’altro sulla riorganizzazione della rete scolastica) presentati dal Ministro dell’Istruzione. Leggendo il comunicato stampa del Ministero ci si prende uno spavento. L’illustrazione de ‘la scuola cambia’ (secondo la Gelmini) è un elenco super rassicurante di risposte alle critiche ricevute, ma non è quello che produce realmente il taglio di 8 miliardi di euro in tre anni. E’ un comunicato per metà puramente mediatico, in cui si fa un annuncio che pare vero e che purtroppo verrà preso per vero finché scuole e famiglie non si scontreranno con la realtà. Per l’altra metà si appropria e vende un lavoro precedente come quello della Commissione sugli istituti tecnici, della razionalizzazione degli indirizzi e del Piano L2 del Governo Prodi. E fa emergere una visione paurosamente riduttiva: una scuola pragmatica e funzionale all’economia, un susseguirsi di ore per addestrare (nei licei e negli istituti tecnici) tecnici e classe dirigente, mentre dell’Istruzione professionale neppure l’ombra, si vede che chi si prepara ad un lavoro non ha abbastanza dignità per stare dentro questa ‘riforma organica’, ‘la prima dopo la Riforma Gentile del 1923’ (perché quella della Moratti non era organica? E quella di Berlinguer neppure? E lo straordinario lavoro di Franca Falcucci neppure era organico?) In effetti si sta ritornando al clima in cui è maturata la riforma di Gentile. Una bacchettata a tutti per mettere in riga i do centi, gli studenti, i bidelli, le ore che si erano accorciate a 50 minuti, gli indirizzi che si erano moltiplicati e nell’ordine ristabilito la scuola sarà magicamente perfetta. Un altro orologio è tornato indietro: dell’idea di autonomia e federalismo non è rimasta neppure l’ombra. Questa scuola Tremonti/Gelmini è centralista come, appunto, lo era nel 1923. L’autonomia delle Istituzioni scolastiche (Ministro Bassanini nel 1997) è svanita. E sì, perché sarebbero le singole Scuole che dovrebbero organizzare curricolo, orario e docenti. Ignorato anche il Titolo V della Costituzione secondo il quale le Regioni e le Province e i Comuni hanno un ruolo da svolgere per le proprie scuole. Se rimarrà ancora qualcosa del federalismo per cui si spende Bossi, riguardo la scuola l’unica cosa reale saranno i livelli minimi “in vista di una generalizzazione”: scuola materna solo al mattino, 24 ore all e elementari, laboratori “veri e propri centri di innovazione attraverso la costruzione di dipartimenti di ricerca” in cui un docente porterà 33 alunni da solo senza un tecnico specializzato. Venerdì scorso ad una associazione di dirigenti scolastici il Ministro Gelmini aveva giurato che non sarebbe tornata indietro su nulla. Ed eccoci serviti. Una scuola di ghiaccio, senza l’anima della comunità a cui ogni scuola appartiene.

16 dicembre 2008

Partecipo al convegno Capoterra e il suo territorio: una progettualità sostenibile.


Venerdì 19 dicembre alle 17:30 si terrà l’incontro "Capoterra e il suo territorio: una progettualità sostenibile. Il territorio, risorsa per disegnare il futuro”
Programma
Introduce:
Franca Camarda- Partito Democratico
Intervengono:
Raffaela Serra- Partito Democratico. La pianificazione idrogeologica
Veronica Pinna- Assessore comunale Programmazione. Il piano strategico comunale
William Schirru- Segretario provinciale Filcem CGIL. La registrazione EMAS territoriale
Coordina:
Walter Cocco- Partito Democratico
Aprono il dibattito:
Maria Grazia Dessì- Segretario provinciale CNA
Giacomo Mallus- Consigliere comunale PD
Conclude:
Marco Espa- Consigliere regionale PD
Sono invitati a partecipare i cittadini e gli amministratori del territorio.
Organizza il circolo del Partito Democratico “Bidda Mores”


Ora e luogo:
venerdì 19 dicembre 2008
Ora:
17.30 - 20.30

Indirizzo:
Via Venezia, 61
Città/Paese:
Capoterra, Italy

12 dicembre 2008

Espa (PD) SU PARIFICA BILANCIO REGIONE DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI



“DOPO I CONTRASTI, LA CORTE CERTIFICA IL CAMBIO DI MARCIA NEL RISANAMENTO DEL BILANCIO REGIONALE DELLA GIUNTA SORU: ogni sardo ha meno debiti per 650 euro a testa”

“Credo che l’odierno pronunciamento della Corte confermi il serio lavoro di risanamento dei conti pubblici regionali. Nell’udienza la Corte ha certificato alcune questioni molto importanti per i sardi: la prima e la più nota è che, come sottolineato dal procuratore generale, l’importo iscritto in bilancio di 500 milioni di euro non e' da considerare un'anticipazione di entrate future, ma una cifra a credito per gli esercizi 2004, 2005 e 2006, derivante da entrate proprie e non da assegnazioni statali e maturate in virtù dello statuto sardo e delle sue norme attuative. La seconda, sottolineata dal magistrato estensore e ai miei occhi più importante, è che i governi di centrodestra avevano portato la Sardegna nel baratro con un disavanzo certificato di ben 3 miliardi e 400 mila euro. L’azione del nostro governo regionale ha diminuito il disavanzo di ben 1 miliardo di euro (ora 2 miliardi e 400 mila euro, secondo la Corte) ovvero ogni sardo ha meno debiti per ben 650 euro rispetto al 2002.
E questo abbinato ad una maggiore velocità di spesa della macchina amministrativa ed ad un bilancio meno rigido, ovvero non vincolato dalle spese obbligatorie, non può che aprire uno scenario di maggior benessere per il futuro. Penso ad esempio al Fondo regionale per la non autosufficienza, il più alto in Italia come quota procapite: se possiamo permetterci questo, dando benessere a 35000 sardi in difficoltà, è proprio per questi risultati sostanziali di buon governo, anche economico finanziario. Spero che chi fino ad oggi ha portato le sentenze della Corte strumentalmente contro il governo Soru abbia il coraggio di continuare a dire “la corte dei conti ha ragione anche oggi….”
(Cagliari 11 DICEMBRE 2008)
Leggi anche l'articolo su Altravoce

Marco Espa
Consigliere Regionale della Sardegna
PD - Partito Democratico

27 novembre 2008

ESPA (PD) SU CRISI COMUNE CAGLIARI E DICHIARAZIONI SINDACO FLORIS


(Cagliari 27 novembre 2008) – Le dichiarazioni del Sindaco sulle ragioni dell'immobilismo della città di Cagliari (e voglio ricordare, incredibilmente non rilasciate in aula senza rispetto per il Consiglio) lasciano esterrefatti e paiono estratti da una puntata di "Scherzi a Parte": I consiglieri di centrodestra lo criticano? E' colpa di Soru. La sua maggioranza sbanda? E' colpa di Soru. Il centrodestra continua a perdere pezzi? E' colpa di Soru. Oramai non ci credono più neanche i bambini.
Soru ha avuto due giorni fa il coraggio di fare chiarezza dando le dimissioni, assumendosi la responsabilità di dire che non aveva la completa fiducia della sua maggioranza. Ricordo che a Cagliari il sindaco Delogu mise in mora la sua maggioranza per analoghi motivi, scelte dolorose ma che evitano continui ricatti. Non mi sembra che nessuno di questi si sia mai appellato a dare colpe inesistenti ad altri per giustificare i propri problemi. Forse un atto di coraggio del Sindaco Floris, senza la cantilena contro mamma regione, sarebbe stato più congruo rispetto alle lacerazioni della sua maggioranza che tuttora permangono, come ci dicono fuori microfono i consiglieri del centrodestra.
Il Sindaco sostiene che il responsabile della paralisi progettuale è la Regione. Come non ricordare la scelta sciagurata di Floris e della sua maggioranza di non ratificare l'accordo di programma con la Regione, che avrebbe portato in città 220 milioni di euro immediatamente disponibili, cosi gradito dagli imprenditori della zona di Cagliari, con la possibilità di almeno 1200 posti di lavoro nel triennio?
Si è forse dimenticato dell'atteggiamento ostruzionistico che ha sempre dimostrato nei confronti della realizzazione di un'irripetibile occasione di sviluppo e di immagine come il Betile?
Quale istituzione sta mettendo i bastoni tra le ruote alla costruzione del nuovo Campus universitario nell'area dell'ex semoleria?
Così ricordo benissimo i cartelli messi a S.Elia dal Comune di Cagliari, mentre a lavorare per la riqualificazione del quartiere erano le ruspe della Regione. Ecco lo sviluppo del Comune.
L'unica operazione del Comune di Cagliari che la Regione sta cercando di impedire è quella di deturpare un inestimabile patrimonio archeologico con ruspe e cemento, peraltro, impegnandosi in prima persona, per realizzare uno scambio compensativo che possa soddisfare positivamente tutte le parti in gioco.
Leggi l'articolo in pdf

Marco Espa
Consigliere Regionale della Sardegna – Consigliere Comune di Cagliari
PD - Partito Democratico

22 novembre 2008

ALLUVIONE CAPOTERRA: ESPA DENUNCIA STOP FONDI NAZIONALI

(AGI) - Cagliari, 21 nov. - “Sta raddoppiando il numero di persone che ad oggi ci hanno chiesto sostegno materiale e anche psicologico per il grave trauma subito”. Lo riferisce Mamy Tomassini Barbarossa, ispettrice del comitato provinciale femminile della Croce Rossa di Cagliari, secondo cui dopo l’alluvione a Capoterra del 22 ottobre scorso “la vera emergenza comincia oggi”.

Intanto, il consigliere regionale del Pd Marco Espa, fra gli abitanti di Frutti d’oro danneggiati, denuncia che il centrodestra in parlamento sta bloccando i finanziamenti per il ristoro dei danni. “La proposta del gruppo Pd del Senato (primo firmatario Francesco Sanna) prevedeva d’integrare i fondi per gli interventi d’emergenza e di ricostruzione delle aree colpite dalle alluvioni del 22 ottobre e del 4 e 5 novembre con un finanziamento complessivo di 50 milioni di euro”, ricorda Espa. “Una parte degli interventi (20 milioni) era destinata agli indennizzi per i settori produttivi e ai privati per i danni subiti. Una seconda parte (con un impatto finanziario pari a 30 milioni) prevedeva il differimento e l’abbattimento degli obblighi contributivi e previdenziali delle imprese danneggiate”.

“A un primo e immotivato parere negativo del relatore, i presentato hanno riformulato l’emendamento, riducendo l’impegno di spesa a 20 milioni e limitandone l’utilizzo alle sole voci gia’ previste nell’ordinanza di protezione civile del governo del 31 ottobre”, prosegue Espa. “La commissione Bilancio del Senato (a maggioranza del centrodestra) ha confermato il parere favorevole sulla copertura finanziaria, ma governo e centrodestra - senza eccezioni - si sono espressi in senso contrario. Reputo molto grave questo voto”, conclude Espa, sollecitando il centrodestra in Consiglio regionale a unirsi alla protesta contro una decisione definita “sciagurata”. (AGI)

16 novembre 2008

Eluana, «diritti umani violati»

Marco Espa e Giampiero Griffo contro la sentenza della Cassazione «La ragazza non può essere lasciata morire di fame e di sete» (La Nuova Sardegna del 16 novembre 2008)
per leggere l'intervento di Ada e Marco sull'Unione Sarda del 21 novembre, clicca qui (pdf)


CAGLIARI. Fischiano le orecchie ai 150 sardi con disabilità grave quasi simile, o anche superiore, a quella di Eluana Englaro, la ragazza da 17 anni in stato vegetativo con difetto di coscienza, per la quale potrebbe aprirsi la strada dell’interruzione dell’idratazione e alimentazione artificiali. Una sensazione captata da Giampiero Griffo, componente dell’esecutivo mondiale di Disabled Peoples’ International, e Marco Espa, per diversi anni presidente dell’associazione sarda bambini cerebrolesi: «Dopo la sentenza della Suprema Corte di Cassazione è forte il rischio - dicono - che qualcuno scriva nella sua storia personale disabilità grave uguale vita non degna d’essere vissuta». Pericolo da evitare a tutti i costi. Prima mossa sul fronte dell’informazione. Giampiero Griffo, una vita in carrozzella per una poliemielite grave, ostacoli e pregiudizi culturali ne ha visti di ogni tipo, ma non per questo rinuncia alla sua volontà di lottare. Fino all’altro giorno in Kosovo, la settima scorsa a Bruxelles, ieri in Sardegna, qualche mese fa a New York: «Questa sentenza contrasta con la Convenzione delle Nazioni unite sui diritti delle persone con disabilità, approvata dall’assemblea generale il 13 dicembre 2006 ed entrata in vigore il 3 maggio scorso».
«Mi sembra assurda l’autorizzazione della Suprema Corte», dice Marco Espa, che conosce Beppino Englaro, papà di Eluana, con cui ha polemizzato anche nel programma “Porta a porta”. «Il discrimine per decidere l’opportunità o meno di prolungare una vita - aggiunge il consigliere regionale Pd - non è il sondino naso-gola accessorio indispensabile per nutrire certi disabili gravi, non certo accanimento terapeutico. Alcuni lo portano per tutta la vita». Con una precisazione aggiuntiva sul tipo di disabilità della Englaro: si trova in un reparto di riabilitazione di una casa di cura lecchese, dove è nutrita e idratata, alzata dal letto ogni giorno per la fisioterapia e spostata in carrozzina all’interno della clinica o nel suo giardino. «Stigmatizziamo il fatto - chiarisce Espa - che la ragazza possa essere lasciata morire di fame e sete. E’ una violazione palese dei diritti umani. Se lascio morire di fame e sete un cane, mi denunciano, se riservo lo stesso trattamento a un disabile grave va tutto bene».
I disabili gravi in Sardegna sono 14 mila, 150-200 in condizioni simili o peggiori a quelle di Eluana. Categoria di malati al centro di un dibattito etico internazionale. “Non molto tempo fa - dice Griffo - il Collegio reale delle ostetriche e dei ginecologi di Londra ha chiesto a una commissione di bioetica la possibilità di uccidere i neonati con disabilità gravi, per tutelare il bene superiore delle famiglie e risparmiare ai genitori il fardello emotivo e il peso economico della cura per un bambino gravemente disabile”. «Una grande lezione - conclude Espa - ci viene dalle suore che da anni accudiscono Eluana». Il loro messaggio è super partes: «Affermiano la nostra disponibilità a continuare a servire, oggi e in futuro, Eluana. Se c’è chi la considera morta, lasci che rimanga con noi che la sentiamo viva. Non chiediamo nulla in cambio».
Mario Girau - La Nuova Sardegna

12 novembre 2008

Contributi agli alluvionati in solo 8 giorni!!!

Capoterra. Oltre sei milioni di euro per risarcire i danni a elettrodomestici, mobili, auto
Pronti i contributi dell'alluvione
Da domani 600 famiglie potranno ritirare i soldi in banca (elenco dei beneficiari clicca qui)

Da domani seicento famiglie potranno recarsi in banca per ottenere i contributi per i danni causati dall'alluvione del 22 ottobre.
Da domani seicento famiglie di Capoterra potranno recarsi in banca per ritirare i contributi erogati dalla Regione per i danni provocati dal nubifragio del 22 ottobre. Sono i primi rimborsi predisposti con le due ordinanze firmate dal presidente Renato Soru, nominato nei giorni scorsi commissario governativo per l'emergenza alluvione. Risorse che consentiranno in primo luogo di affrontare le ingenti spese sui beni immobili indispensabili (arredi, elettrodomestici) e le auto distrutte dall'onda trascinata a valle dal rio San Girolamo. Il secondo provvedimento permetterà di mettere mano ai lavori per ripristinare le reti idriche e fognarie e intervenire, in attesa di altri investimenti, nella manutenzione straordinaria degli alvei del fiume che attraversa Poggio dei Pini, San Girolamo per scorrere al fianco delle case di Frutti d'Oro Due fino al mare. Quattrini che consentiranno inoltre di ripristinare le opere idrauliche danneggiate.
A spiegarlo sono stati gli assessori all'Ambiente, Cicito Morittu e ai Lavori pubblici, Carlo Mannoni. Entro oggi verrà reso noto lo sportello dell'Unicredit (la banca che gestisce la Tesoreria della Regione) che si occuperà dell'erogazione dei fondi. Le risorse destinate alle seicento famiglie capoterresi saranno erogate con un mandato unico collettivo per complessivi sei milioni e 140 mila euro e gli importi, suddivisi in quattro fasce di rimborso, da un minimo di duemila e 800 euro a un massimo 15 mila. La soluzione adottata dalla Giunta per limitare al minimo i passaggi burocratici. «Per la prima volta in Italia, dopo otto giorni dalla legge, i cittadini possono usufruire dei benefici e degli aiuti economici. Le altre volte sono trascorsi otto mesi», ricorda Marco Espa, consigliere regionale ma soprattutto uno dei residenti di Frutti D'Oro, la cui casa è stata investita in pieno dall'onda di piena del rio San Girolamo. «Dei mille e trecento abitanti evacuati - ha ricordato Cicito Morittu - oggi centocinquantaquatto sono ancora alloggiati negli alberghi e poche altre famiglie sono state ospitate da parenti e amici. Ciò che veramente ha vinto è stata la grande prova di solidarietà che hanno dato i capoterresi ma anche il sistema dei servizi e della Protezione civile nella sua interezza: dai forestali all'esercito, dai vigili del fuoco alle forze di polizia, dagli operatori sanitari fino ai volontari».
Sei milioni e 400 mila euro: è questa invece la somma destinata al ripristino delle condotte fognarie e idriche. I danni sono ingenti. Soltanto a Poggio dei Pini bisognerà rimettere in sesto sette chilometri di rete fognaria, e lo stesso bisognerà fare a Frutti d'Oro. «Lottizzazioni dove - ha spiegato Carlo Mannoni - gli impianti idrici erano gestiti direttamente dai privati. Frutti d'Oro si è sempre approvvigionata dai pozzi che ora sono inquinati. Sarà l'occasione per il passaggio ad Abbanoa, che ora gestirà l'emergenza e in seguito il sistema di distribuzione. Vogliamo portare l'acqua di rete nelle case e eliminare una precarietà che sta creando parecchi disagi, Abbanoa ha quindici giorni di tempo per programmare e appaltare i lavori».
Morittu e Mannoni hanno anche ricordato l'eccezionalità degli eventi calamitosi. «I canali e gli alvei erano stati pesanti e progettati per ricevere una portata di 150 metri cubi d'acqua al secondo, ne sono arrivati quattrocento. Come registrato anche nello sfioratore della diga di Poggio dei Pini. Bisognerà per questo rivedere l'intero assetto idrogeologico e ricostruire le strutture come i ponti alla luce di questi nuovi dati».
ANDREA PIRAS

12/11/2008 Unione Sarda

28 ottobre 2008

APPROVATA LA LEGGE SULL'ALLUVIONE DAL CONSIGLIO REGIONALE


Approvata ieri notte la legge tanto attesa per i primi risarcimenti alle famiglie disastrate (leggi il testo completo sotto): 15000 euro subito, in tempi brevissimi, per mobili, elettrodomestici, ecc; 25000 euro per i danni alla casa; si alla commissione d'inchiesta e risarcimento alle vittime umane analogamente alla legge sui morti del lavoro. Sotto una sintesi del mio intervento in aula. Grazie a tutti dei messaggi e della solidarietà.

ESPA (PD) : NOI, GLI SFOLLATI DI FRUTTI D'ORO E RIO SAN GIROLAMO SIAMO COME NEI TEMPI DI GUERRA.

SUBITO GLI AIUTI PER LE FAMIGLIE CHE HANNO PERSO TUTTO

SUBITO COMMISSIONE D'INCHIESTA SU CHI HA PERMESSO LOTTIZZAZIONI MATTONARE DEL TERRITORIO DI CAPOTERRA.

(Cagliari 29 OTTOBRE 2008) – Oggi nel mio intervento in aula in Consiglio regionale mi sono ritrovato a constatare di essere uno sfollato, come mio padre nei tempi di guerra. Sono stato colpito in pieno dal rio san Girolamo. E insieme a me centinaia di vicini di casa, ancora spalando fango, senza luce, senz'acqua , senza nulla. Operai, professionisti, insegnanti, impiegati: gente normale che ha acquistato o costruito regolarmente, autorizzati, a norma di legge, investendo i propri risparmi e il lavoro di una vita. Nessuno è abusivo: e oggi ci ritroviamo a pagare, qualcuno anche con la vita, colpe non nostre, quelle di chi, anni fa, aveva permesso lottizzazioni in terreni che sono proprietà del fiume. La magistratura sta facendo la sua inchiesta, noi cittadini abbiamo costituito un comitato (in via dei nibbi) che si costituirà eventualmente parte civile se verranno accertate responsabilità. E' insopportabile che la politica si sia piegata al partito del mattone, a chi dice oggi che senza mattone non c'è sviluppo: per questo ci vuole la commissione anche d'inchiesta politica, per capire cosa è successo anche 40 anni fa inizio del dissesto idrogeologico di Capoterra.

Per questo oggi c'è paura, la nostra paura che la cosa possa ripetersi. E con la morte nel cuore chiediamo che si faccia anche uno studio di delocalizzazione a costo zero per i privati danneggiati e per le relative proprietà che non possano essere in sicurezza, per ridare un futuro a persone che rischiano di non averne più.

Grandissimi i volontari, che non finiremo mai di ringraziare, commovente, è proprio vero che nelle difficoltà si riacquistano valori e relazioni che nella quotidianità sembrano perduti.
Bene il disegno di legge della giunta: e subito i finanziamenti, subito con procedure rigorose (che risarciscano i veri danneggiati) ma snelle e tempestive.

Ora è ancora tempo di ricostruire, di risarcire. Ma vogliamo giustizia, sapere perchè e chi ha fatto lottizzare il letto di un fiume. Che questo tzunami al contrario, venuto dalla montagna, non si ripeta più in nessuna parte della Sardegna.


Marco Espa

--------------
Ecco il testo della legge approvata

LEGGE REGIONALE 28 OTTOBRE 2008
Interventi urgenti conseguenti agli eventi alluvionali e di dissesto idrogeologico del mese di ottobre 2008.
Art. 1

Interventi urgenti e autorizzazione di spesa
1. Per fronteggiare le conseguenze degli eventi alluvionali e di dissesto idrogeologico verificatisi in Sardegna nel mese di ottobre 2008, nei comuni individuati con deliberazione della Giunta regionale entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, è autorizzato lo stanziamento di euro 20.000.000 a titolo di integrazione dei finanziamenti che verranno disposti dallo Stato per le medesime finalità, con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri relativa alla dichiarazione dello stato di emergenza assunta ai sensi e per gli effetti dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225 (Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile).
2. Lo stanziamento di cui al comma 1 è destinato alle seguenti tipologie di intervento:
a) finanziamenti ai comuni per le operazioni di emergenza di cui alla legge regionale 21 novembre 1985, n. 28 (Interventi urgenti per le spese di primo intervento sostenute dai comuni, province e comunità montane in occasione di calamità naturali ed eccezionali avversità atmosferiche), e successive modifiche ed integrazioni;
b) finanziamenti ai comuni, alle province ed agli enti o società a capitale pubblico gestori di pubblici servizi, per la riparazione dei danni alle infrastrutture destinate a pubblici servizi;
c) contributi per il ristoro dei danni subiti dai privati e dalle imprese a seguito dei danni recati dalla calamità naturale alle abitazioni e alle infrastrutture.
3. Una quota, non superiore a euro 500.000, dello stanziamento di cui al comma 1, è destinata alla realizzazione di studi di maggior dettaglio delle aree dei bacini fluviali costieri con foce compresa tra i rii Masoni Ollastu - San Girolamo a ovest e il rio Is Cungiaus a est interessati dagli eventi alluvionali al fine di individuare gli interventi di sistemazione e riassetto idrogeologico da attuarsi attraverso le risorse FAS per gli anni 2007-2013, per la definitiva messa in sicurezza delle zone a maggior rischio di inondazione anche valutando la possibilità di piani di delocalizzazione degli immobili a maggior rischio idrogeologico, soprattutto quelle limitrofe ai corsi d'acqua caratterizzate da diffuse e consistenti urbanizzazioni.
4. Gli interventi previsti dal comma 2 non sono cumulabili con i benefici derivanti da garanzia assicurativa.
5. Le direttive di attuazione degli interventi di cui al comma 2 sono fissate dalla Giunta regionale, su proposta del Presidente della Regione, sentiti gli Assessori regionali competenti per materia. Le direttive stabiliscono l'importo e le modalità di erogazione dei contributi di cui alla lettera c) del comma 2, fatti salvi i parametri di aiuto stabiliti dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 1, entro i seguenti limiti d'importo:
a) contributo ai privati, a fondo perduto, per il ripristino delle unità immobiliari danneggiate, e per un importo massimo non superiore a euro 25.000;
b) contributo ai privati, a fondo perduto, per il ristoro del danno subito dai beni mobili indispensabili, compreso il danno alle autovetture, sino all'importo di euro 15.000; tale contributo è determinato in base alle perdite subite, risultanti da specifica autocertificazione da produrre ai competenti uffici regionali; la Regione provvede, per ciascun comune ed entro cinque giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, all'erogazione cumulativa dei contributi con uno o più mandati di pagamento collettivi, intestati ai creditori presso l'istituto bancario della tesoreria regionale;
c) finanziamenti a fondo perduto per favorire la ripresa delle attività delle imprese produttive, commerciali, artigianali, professionali e di servizi e per la riparazione dei danni subiti dalle relative strutture, macchinari e attrezzature, fino al massimo di euro 30.000.
Art. 2

Contributo di solidarietà istituzionale
1. A valere sullo stanziamento previsto dall’articolo 1, comma 1, ai familiari delle vittime dell'alluvione del 22 ottobre 2008 è riconosciuto il contributo di solidarietà istituzionale previsto dell'articolo 3 della legge regionale 30 maggio 2008, n. 8 (Interventi urgenti a favore dei familiari delle vittime degli incidenti sul lavoro in Sardegna e per la prevenzione degli infortuni sul lavoro).
Art. 3

Ripartizione dei finanziamenti
1. Lo stanziamento di euro 20.000.000 è iscritto in un apposito fondo istituito nello stato di previsione della spesa dell'Assessorato regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio per essere successivamente ripartito tra le UPB, istituite o da istituire, degli stati di previsione della spesa degli Assessorati, individuati con delibera della Giunta regionale da adottarsi entro trenta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, competenti all'attuazione degli interventi.
2. Il Presidente della Regione, anche in qualità di commissario delegato per il superamento dell'emergenza alluvionale, approva un programma complessivo di interventi da realizzare con i fondi di cui alla presente legge e con risorse comunitarie, nazionali, regionali e locali comunque assegnate o destinate ad interventi che siano strettamente correlati alla finalità del superamento dell'emergenza.
3. Il Presidente della Regione verifica la congruità degli stanziamenti ed accerta lo stato di attuazione del programma. Nel caso di accertata carenza e di contestuale eccedenza di disponibilità finanziarie, relativamente agli interventi autorizzati dalla presente legge, l'Assessore competente in materia di bilancio, con proprio decreto, provvede, previa deliberazione della Giunta regionale, alle necessarie variazioni compensative tra gli stanziamenti iscritti nelle relative UPB.
4. Agli interventi di cui alla presente legge si applicano le deroghe eventualmente disposte dai provvedimenti della Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della protezione civile.
Art. 4

Norma finanziaria
1. Agli oneri derivanti dall'applicazione della presente legge, quantificati in euro 20.000.000 per l'anno 2008, si fa fronte con la variazione di bilancio di cui al comma 2.
2. Nel bilancio della Regione per gli anni 2008-2011 sono introdotte le seguenti variazioni:
in diminuzione
UPB S08.01.004
Somme per le quali sussiste l'obbligo a pagare
2008 euro 20.000.000
2009 euro -----
2010 euro -----
2011 euro -----
in aumento
UPB S04.03.002
Emergenza idrica ed eventi alluvionali -Investimenti
2008 euro 20.000.000
2009 euro -----
2010 euro -----
2011 euro -----
Art. 5

Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

27 ottobre 2008

Alluvione a Capoterra - intervista a Marco Espa


La Nuova Sardegna 27/10/2008
Verso un’azione legale contro chi ha permesso di costruire nell’alveo del fiume
Frutti d’oro due, un villaggio sorto sulla foce del rio San Girolamo a Capoterra, è ancora invaso dal fango e dai detriti. Fondamentale il ruolo dei numerosi volontari


CAPOTERRA. Frutti d’oro due è un risiko di case impastate nel fango, proprio sulla foce del rio San Girolamo. A due passi c’è una spiaggia erosa fin quasi ai primi lotti, l’acqua venuta giù dalla diga di Poggio dei Pini ha cancellato i colori naturali per imporre il marrone denso della terra. Una donna si rigira nelle braccia la carrozzina del bimbo per capire se potrà salvarla, famiglie sfinite si agitano coi secchi in mezzo ai grandi bulldozer dell’esercito che sferragliano tra le vie strette, spostano cumuli di detriti e assestano i colpi di grazia alle recinzioni divelte dalla furia dell’alluvione. Sparsi qua e là suppellettili, arredi, divani, sedie e masserizie. Usciti dalla dimensione domestica è come se avessero perso sangue e identità: materiale da portar via, nient’altro. C’è dolore fra queste case disastrate. E c’è una rabbia sorda che prelude a una prossima esplosione. Azioni legali. Marco Espa, consigliere regionale del Pd, guarda quello che resta di casa sua e annuncia: «Costituiremo un comitato per avviare azioni legali contro chi a suo tempo ha rilasciato le autorizzazioni a edificare». Attorno a lui si forma un capannello di persone infangate, esauste, in mano rastrelli, vanghe e secchi: «Qui nessuno è abusivo - insiste Espa - abbiamo pagato per acquistare le aree e chiesto il permesso per ogni intervento. Se questa zona era a rischio dovevano dircelo, se Frutti d’Oro due poteva essere colpito da eventi come questo il Comune non avrebbe dovuto consentire di mettere su un solo mattone. Chiederemo i risarcimenti, ma non solo quelli». Nessuno in questo agglomerato di case realizzate senza un qualsiasi progetto urbanistico ha avuto il tempo di consultare un legale, ma sarà la prima cosa da fare una volta esaurita la fase dell’emergenza: «Se Frutti d’oro due è un rione esposto al pericolo di alluvioni devono darci la possibilità e le risorse per andarcene» avverte Espa. Una legge. Si pensa al caso di Gairo, il paese del nuorese abbandonato dagli abitanti perchè veniva giù dalla collina: «Si è sbagliato a costruire qui? Possono benissimo radere al suolo tutto e farci ricostruire le nostre case in un altro posto - aggiunge Espa - si tratta solo di metterci d’accordo e di fare una legge per trovare le risorse». Perchè in fondo Frutti d’oro è un non luogo, senza storia e senza una prospettiva. Adesso è affollato di uomini della protezione civile, militari, vigili del fuoco, operatori dell’ente foreste, tecnici dell’Enel che provano a ripristinare qualche allaccio elettrico. Ma domani? Si può continuare a vivere tranquilli in un’area aggredita da due parti: il mare che pian piano si mangia il litorale e il fiume che rivendica il suo alveo naturale, invaso di case, recinzioni, persino un orrendo supermercato allestito in un capannone di cemento che sembra una grande scatola di fiammiferi. Basterà rimettere in sicurezza la diga di Poggio dei Pini per garantire un futuro senza sorprese a questa gente? «Devono dircelo» taglia corto Espa. Ma chi glielo dirà?

E l'agro diventò una giungla di cemento – da La nuova Sardegna del 25/10/2008
Mauro Lissia
CAPOTERRA. Si chiama ancora piano di fabbricazione e risale al 6 giugno del 1969. Il sindaco di Capoterra era Felice Baire, notabile di paese e figlio di quella Dc immobiliare che ha trasformato l’hinterland in un’inestricabile jungla di cemento anonimo. Un ingegnere immobiliarista fu chiamato a elaborare il piano di fabbricazione: era Pierluigi Monni, coinvolti poi in una serie di inchieste giudiziarie per abusi edilizi. Quel piano largo e generoso classificò come zona edificabile la gran parte delle rigogliose campagne capoterresi, per la gioia delle blasonate famiglie cagliaritane che si trovarono moltiplicato per mille il valore delle antiche tenute di caccia e dei terreni agricoli ereditati dai nonni. Da area alluvionale, buona per picnic estivi e campo ideale per le doppiette, il territorio di Capoterra diventò un eldorado per imprese in vena di espansione. L’idea di fondo era di offrire spazi alternativi ai cagliaritani, senza badare troppo alla pianificazione. Ma la responsabilità di quello che appare oggi come un caso di palese malgoverno del territorio non è soltanto dell’amministrazione comunale di allora: per quanto permissivo e miope, il piano del ‘69 stabiliva comunque qualche regola. Forse persino troppe in una fase storica in cui erano pochi a parlare di difesa ambientale. Così la Regione, schierata con chi aveva fretta di trasformare la piccola Capoterra in un sobborgo verde di Cagliari, inventò la famosa ‘legge-ponte’ che consentì alle imprese di costruire saltando allegramente il rapporto di convenzione con il Comune. Una sorta di salvacondotto urbanistico grazie al quale sono nati gli agglomerati a mare di La Maddalena spiaggia, Frutti d’Oro uno, Frutti d’Oro-la Vigna e Su Spantu uno: tutta edilizia per stomaci forti. Sono passati quasi quarant’anni e le amministrazioni comunali di oggi fanno ancora i conti con quel mostruoso strumento: impossibile elaborare un piano urbanistico moderno. Chi ha provato a fermare l’avanzata delle lottizzazioni, come fece negli anni Novanta il sindaco Tore Cadoni, si è preso bombe, attentati e minacce d’ogni tipo. Chi ha terra edificabile da vendere vorrebbe avere mano libera, chi ha i soldi per costruire è convinto che i divieti non siano altro che soprusi. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti e il nubifragio del 22 ottobre - dopo quello dell’11 novembre 1999 - ha fornito una conferma drammatica e disastrosa dei consapevoli errori commessi in quei tempi: in un’area di cui 270 ettari sono classificati ‘a rischio molto elevato’ nel piano di assetto idrogeologico del 2004 si è costruito selvaggiamente e si vorrebbe continuare a costruire, come se le sciagure meteorologiche ricorrenti non avessero insegnato nulla. Dai tentativi del gruppo Berlusconi, che voleva portare seimila abitanti nella delicatissima vallata dove oggi sorge Hydrocontrol, fino alle iniziative luxury del pluri-indagato avvocato d’affari Peppetto Del Rio, che sognava un’oasi di megaville a due passi da Poggio dei Pini, la storia recente di Capoterra è segnata da incessanti controversie legate al cemento. L’ultima, nel 1992 - un’altra convenzione risulta registrata nel 1997 - ha visto l’amministrazione comunale e gli ambientalisti soccombere tristemente. Risultato: le centinaia di case costruite sullo stagno di Santa Gilla. Quasi sull’acqua, per volontà e interessi della cooperativa Mille-Cento che faceva capo all’allora semplice imprenditore edile Sergio Zuncheddu. Se nel 1970 Capoterra contava appena ottomila abitanti, oggi il sindaco Giorgio Marongiu, espresso da una coalizione di centrosinistra, è chiamato a governare servizi destinati e quasi 24 mila cittadini - 12 mila nei rioni sorti in campagna - che patiscono la bulimia edificatoria degli anni passati. Tredici lottizzazioni su seicento ettari, problemi da città metropolitana con risorse economiche da piccolo paese. Soprattutto un’esposizione al rischio di eventi meteorologici conosciuta da decenni e affrontata mai. Al contrario: un pericolo cresciuto insieme ai villaggi delle periferie, indifesi perchè messi in piedi a vanvera. Come San Gerolamo, esempio eclatante di irresponsabilità. In questi giorni è il commissario della protezione civile Guido Bertolaso e sono i geologi a spiegare il destino ineluttabile di questa frazione popolosissima. Ma non servono gli esperti per capire quanto sia sbagliato costruire centinaia di case attorno a un fiume che raccoglie le acque di due dighe, sotto il livello del mare e senza un minimo di attenzione alle norme che regolano la sicurezza idrogeologica. I documenti dicono che la lottizzazione Rio San Girolamo è il risultato di una convenzione stipulata il 3 novembre 1977 tra gli uffici di Capoterra - sindaco era il socialista Raffaele Farigu - e la società ‘Selene Agricola immobiliare srl’, oggi cessata. Il proprietario delle aree era Mario Floris, padre dell’attuale sindaco di Cagliari. Il progetto fu affidato all’ingegner Massimo Abis, amministratore della società era Francesco Cittadini e dalle visure storiche l’attività della Selene risulta essere il «miglioramento di fondi rustici e urbani». Per rendersi conto di quanto e come siano stati migliorati quei fondi basta fare un giro tra le case di San Girolamo in queste ore: non una costruzione è uscita salva dalla furia delle acque. Oggi quelle terre assomigliano a una favela brasiliana e solo un intervento finanziario massiccio e ben indirizzato potrà restituire una vita normale agli sventurati abitanti. Che non sono villeggianti agiati, ma famiglie abbagliate a suo tempo dai prezzi: a rischio com’erano, i lotti furono venduti a poco. Le case poi spuntarono come funghi, alcune messe su senza badare troppo all’immagine. Col mare a due passi e la strada di Cagliari a portata di mano, gli acquirenti non potevano immaginare che un giorno sulle loro cose sarebbe piombato il contenuto di una diga. Non potevano immaginarlo perchè nessuno glielo disse.

20 ottobre 2008

Marco Espa: soddisfazione per la decisione della Giunta di ricorrere alla Corte Costituzionale contro il Decreto Gelmini

Marco Espa, consigliere regionale del PD esprime la massima soddisfazione per la decisione della Giunta regionale di ricorrere alla Corte Costituzionale contro il decreto Gelmini inerente i tagli e la riorganizzazione della scuola in Sardegna.

Marco Espa aveva lanciato la proposta già in un comunicato stampa (clicca qui) del 15 settembre scorso, poi annunciato in Consiglio Regionale (clicca qui) il 23 settembre durante il dibattito sulla mozione del centrosinistra (poi approvata) in difesa della scuola, ipotizzando l'invadenza del governo su competenze proprie delle Regioni in materia di organizzazione.

"Bisogna resistere con tutti i mezzi. Il governo ha minacciato di nominare un commissario ad acta che potrà eliminare le scuole in ben 60 comuni della Sardegna. Una decisione irresponsabile questa del Governo nazionale che potrebbe colpire proprio il diritto costituzionale degli alunni in condizione più estrema: perchè gli alunni con disabilità integrati nelle classi dei moltissimi piccoli comuni della Sardegna vedrebbero chiudere la loro scuola e certo non potranno sobbarcarsi chilometri e chilometri per i trasferimenti: la maggior parte, a causa della propria condizione, non può farlo: vedranno cosi negato il loro diritto allo studio, per meri calcoli ragioneristici del Governo nazionale e le loro famiglie impedite a dar loro un'istruzione. La Regione si è opposta, facciamolo pacificamente ma con determinazione tutti insieme. Le famiglie sarde continuino comunque a ricorrere alla magistratura per i tagli al sostegno, abbiamo sempre vinto in passato, ci riproviamo. La Regione si prepari a un nuovo ricorso alla Consulta perchè la mozione della Lega sulle classi-ponte per gli alunni stranieri apre la strada alle classi differenziali e speciali per alunni con disabilità, dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale con le sentenze n. 215/87 e n. 266/01 "

"Ricordo che il governo ha deciso contemporaneamente di tagliare il Fondo della politiche sociali, portandolo da un miliardo di euro a 600 milioni, suscitando le proteste non solo della Sardegna (che con il governo Soru si è costruita un sistema sociale con fondi propri che fa sopportare meglio gli eventuali tagli) ma anche dell'assessore alle politiche Sociale della regione Veneto, Valdegamberi , governata dal centrodestra, che è anche il coordinatore degli assessori italiani. Valegamberi dichiara: chiederò a Tremonti e a Sacconi di non far morire i servizi sociali del Veneto, ma anche per le altre regioni di cui coordino il settore a livello nazionale, di non essere corresponsabili di un tracollo che travolgerebbe le famiglie e decenni di paziente, sapiente costruzione e programmazione di servizi territoriali, di civiltà sociale di una popolazione".

"Infine voglio ricordare l'ultima vessazione: il Governo considera molte famiglie sarde e italiane di persone con disabilità "fannullone": giusto colpire chi non fa il suo dovere negli uffici pubblici, ma Brunetta compiendo un grave atto discriminatorio nei confronti delle famiglie delle persone con disabilità, ha tagliato, con un tratto di penna, il salario accessorio e una serie di indennità connesse al diritto ai giorni di permesso per i genitori che lavorano nella pubblica amministrazione, accomunando chi vive 24 ore al giorno con l'handicap dentro casa ad un fannullone che trascorre in altre attività i giorni del lavoro. E questo con un danno almeno di 400 euro all'anno per le famiglie."

15 ottobre 2008

Il consiglio comunale di Cagliari dice no alla chiusura del Formez


Il Consiglio comunale di Cagliari dice no alla chiusura del Formez.L'ordine del giorno bipartisan (primi firmatari Marco Espa del PD e Claudio Tumatis della lista del sindaco Lavoro e quartieri), è stato approvato a larghissima maggioranza (solo tre voticontro, 23 a favore) pochi minuti fa dal consiglio comunale di Cagliari.
Un fatto importante - dichiara Marco Espa - che vede il Comune diCagliari impegnato ufficialmente per la salvaguardia di un'antenna formativa di cosi grande livello. Il ministro è stato male informato. Il Formez di Cagliari primeggia in efficacia efficienza ed economicità,con attività che riguarda non solo il territorio italiano ma anche numerosi paesi del bacino del mediterraneo.

Ora la decisione del consiglio comunale di Cagliari, governato dal centrodestra, sarà portata a conoscenza del Governoromano e del Ministro Brunetta, che aveva ventilato in una intervista a Libero proprio la chiusura della sede cagliaritana.

12 ottobre 2008

Salviamo la sede Formez di Cagliari



Ho promosso insieme ai colleghi del Consiglio Comunale di Cagliari una
iniziativa per salvare la più importante agenzia formativa pubblica
della Sardegna a servizio degli Enti pubblici. Scarica qui il testo completo dell'Ordine del Giorno

Dall'Unione Sarda del 9 ottobre
«Chiudere la sede di Cagliari del Formez sarebbe un gravissimo errore
dato che questa struttura, con costi contenuti, inferiori al 5% del
budget dell'Istituto, realizza tra il 30 e il 40% dei progetti per la
Pubblica amministrazione italiana dell'intero Ente». Accade raramente
che il Consiglio comunale si mobiliti trasversalmente con un obiettivo
condiviso. Succede ora che il governo ha deciso di chiudere la sede
locale del Formez, il centro di formazione e studi del Dipartimento
della funzione pubblica della Presidenza del consiglio dei ministri,
nell'ambito di un progetto nazionale di razionalizzazione. Così
consiglieri che di solito si azzuffano su questioni politiche, si
trovano insieme a combattere per scongiurare la serrata. Dal Prc
(Radhouan Ben Amara) a destra (Alessandro serra, An) passando per il
Pd (Marco Espa, Ninni Depau e Andrea Scano, Sinistra democratica
(Massimo Zedda, Claudio Tumatis (Lavoro e Quartieri), i centristi
dell'Udc (Massimiliano Tavolacci), i socialisti (Francesco Ballero) e
i sardisti (Claudia Zuncheddu), ricordano, in un ordine del giorno
bipartisan, che la sede regionale del Formez è conosciuta come uno dei
punti di eccellenza dell'Istituto ed opera da più di quarant'anni con
progetti e iniziative di assistenza ai processi di innovazione nella
Pubblica Amministrazione, sia a livello nazionale che internazionale».
Per i dieci consiglieri «le competenze presenti in questa sede sono
tra le più qualificate nelle tematiche dell'innovazione
amministrativa, nella gestione e nella valutazione del personale,
dell'e-learning, dell'e-government, nell' assistenza ai processi di
sviluppo sostenibile, di cooperazione internazionale e di
programmazione partecipata».
Secondo Espa e colleghi «la chiusura della sede Formez di Cagliari non
riguarda solamente la sorte di 21 dipendenti, tutti qualificati e con
un'alta professionalità, ma anche quella di oltre 40 collaboratori e
di almeno 5 imprese di servizio impegnate nella gestione e
funzionamento della sede. Costituirebbe, inoltre, un gravissimo
impoverimento tecnico e culturale per l'intero sistema professionale,
di ricerca e progettazione dell'innovazione in campo amministrativo
della Sardegna».
I consiglieri di centrosinistra e centrodestra rilevano che «mentre da
una parte si va verso un sistema federale e decentrato dello Stato,
dall'altra parte si assiste ad una progressiva tendenza alla
centralizzazione del sapere di eccellenza ed in particolare di quello
presente in Sardegna (centri di ricerca, sistemi informatici, centri
studi), con la conseguenza di un progressivo e generale impoverimento
della nostra cultura scientifica. Per questo», chiedono, «che il
ministro della Funzione Pubblica valuti adeguatamente l'attività del
Formez di Cagliari e ne garantisca il futuro operativo».

Cagliari: emergenza casa e diritti dei bambini disabili

(Da l'Unione Sarda)
Il caso della famiglia di cinque persone, tra cui due disabili, che vivono in una stanza di dieci metri quadri è noto al Comune. I servizi sociali sono intervenuti fin dal 2006 trovando un appartamento prima nel Corso Vittorio Emanuele e versando un contributo di 350 euro al mese per l'affitto, poi affittando un'altra casa a Monserrato, per la quale sono stati versati la caparra e tre mesi anticipati, ma dal quale sono stati successivamente sfrattati, poi procurando un posto nella casa-albergo (con un contributo di circa 700 euro mensili) e con un'assistenza costante ai ragazzi.
Il problema - come ha rimarcato l'assessore alle Politiche sociali rispondendo a un'interrogazione presentata (non a lui ma al collega al Patrimonio) il 16 aprile scorso da Marco Espa e Marisa Depau (Pd) - riguarda semmai il Patrimonio. "Bisognerebbe dare a certe categoria di persone una casa comunale, anche in deroga alle graduatorie", ha detto in Consiglio comunale Anselmo Piras, ricordando di avere scritto in proposito all'assessore e al dirigente del Patrimonio.
Accadeva sei mesi fa. E la situazione non si è sbloccata. Così Maria Assunta Pinna, il marito Salvatore Vuciardo e i figli di 15, 11 e 8 anni, continuano a vivere nella stanza di dieci metri quadri, a fare il bagno al ragazzo disabile (è affetto da distrofia cerebrale e tetraparesi spastica) in una bacinella, a dormire (i figli, un'altra è epilettica) in tre in un divano non letto e (i genitori) in terra, su un materasso ad una piazza, a cucinare in un fornello elettrico.
Interpellato a proposito, l'assessore al Patrimonio, Luciano Collu, dice di non conoscere la situazione della famiglia Vuciardo. Significa che smentisce di aver ricevuto una lettera del collega Piras che segnalava il caso e suggeriva deroghe alle graduatorie per i casi disperati? "Ad aprile, quando mi avrebbe scritto il collega, ero appena arrivato in assessorato e c'era anche un altro dirigente". Risposta preoccupante, perché evidenzierebbe la totale mancanza di dialogo tra assessorati. "Vero è", aggiunge Collu, "che dai servizi sociali ci segnalano tanti casi e sono tutti disperati. Abbiamo circa 3700 alloggi più gli appartamenti di via Premuda, che stiamo per consegnare. Analizzerò la situazione della famiglia Vuciardo, vedrò se hanno fatto richiesta per un alloggio comunale e valuterò. Certo, se ci sono stati in precedenza sfratti per morosità è un problema". Espa e Depau, insistono: "Il problema non sono i contributi, ma il diritto del bambino disabile e della famiglia ad avere una casa". (f. ma)

03/10/2008

3 ottobre 2008

Referendum: non vado a votare

La mia posizione sul referendum è quella che si basa sull'analisi di alcune oranizzazioni non partitiche, come per esempio il WWF, l'autorevole associazione internazionale ambientalista che prende ad esempio la politica del governo sardo per la protezione equilibrata e sostenibile dell'ambiente.
Ciao Marco Espa

------------------------------------------------

ecco il parere del WWF
Il 5 ottobre in Sardegna si vota per lo sviluppo sostenibile e la tutela dell'ambiente e del paesaggio costiero. Tuttavia, l'eventuale abrogazione della legge regionale n. 8/2004 recante “Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale”, più nota come legge “Salvacoste”, non potrà avere alcuna conseguenza sul vigente “Piano Paesaggistico Regionale”.

Lo ribadisce ancora una volta il WWF Italia, a seguito delle affermazioni di alcuni esponenti politici del centro-destra che nei giorni scorsi hanno aperto la campagna referendaria per le consultazioni del 5 ottobre prossimo.

Com’è noto, infatti, il Piano Paesaggistico Regionale è uno strumento normativo reso obbligatorio dalla cosiddetta legge “Galasso” prima e dal nuovo Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici dopo. In Sardegna, tra l’altro, la stesura del PPR era già prevista alla L.R. n. 45/89, tuttora vigente in attesa dell’approvazione della nuova legge urbanistica.

Risulta pertanto priva di alcun fondamento la tesi secondo la quale in caso di vittoria del SI cadrebbe automaticamente l’intero impianto normativo del PPR. Secondo il WWF, ancora una volta si assiste allo sperpero di denaro pubblico per promuovere un referendum del tutto inutile e attraverso il quale si tende a screditare l’operato dell’attuale Giunta Regionale in materia di tutela e buon governo del territorio.

Ciò avviene, tra l’altro, in un momento importante della strategia di conservazione delle aree costiere della Sardegna, avviato dall’esecutivo guidato dal Presidente Soru.

Nei giorni scorsi, infatti, la Giunta Regionale ha deliberato l'entrata a regime della Conservatoria delle coste, assegnandole subito in gestione alcuni tratti costieri della Sardegna di notevole pregio ambientale e paesaggistico, come l’isola dell’Asinara e un gran numero di torri costiere. Un provvedimento che il WWF reputa di grande importanza sia sul piano della conservazione che dello sviluppo sostenibile in Sardegna: un modello che sarebbe auspicabile che fosse ripreso anche dalle altre regioni italiane.

L’entrata a regime della Conservatoria delle coste, tende finalmente a spazzare via strane ipotesi, avanzate soprattutto da ambienti imprenditoriali e da alcune forze politiche, sull’inutilità di una struttura ispirata a quelle analoghe della Conservatoire du littoral (Francia) e del National Trust (Inghilterra): che, invece, sono riescite con successo a tutelare e conservare centinaia di aree costiere di pregio creando al tempo stesso importanti occasioni di sviluppo e occupazione. Basti dire che il Conservatoire francese gestisce ben 1000 chilometri di coste.

Adesso, per garantire una maggiore efficacia nella strategia di conservazione dell’ambiente e del paesaggio sardo manca un ultimo tassello, quello relativo all’approvazione della nuova legge urbanistica, sulla quale il WWF aveva espresso un parere cautamente positivo e avanzato alcune proposte di modifica e miglioramento del testo normativo attualmente in discussione.


Visita il sito del WWF, appena rinnovato, dedicato alla battaglia per le coste sarde, www.soscostesardegna.it

27 settembre 2008

No ai tagli nella scuola. Mio intervento in Consiglio Regionale

Consiglio Regionale della Sardegna
Seduta n. 439 del 23 settembre 2008
Intervento del consigliere Espa (non revisionato)

Discussione congiunta delle mozioni numero 179 e 191. Mozione Balia - Biancu - Uras - Lanzi - Corrias - Barracciu - Cerina - Cachia - Bruno - Davoli - Gessa - Sanna Simonetta - Caligaris - Calledda - Cherchi Silvio - Cocco - Corda - Cucca - Cuccu Giuseppe - Cugini - Espa - Fadda - Floris Vincenzo - Frau - Giagu - Ibba - Lai - Licheri - Manca - Agus - Masia - Mattana - Meloni - Orrù - Pacifico - Pinna - Pirisi - Pisu - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Alberto - Tocco - Sanna Franco - Serra sull'allarmante situazione della scuola sarda a seguito dei nuovi tagli agli organici. E della Mozione Amadu - La Spisa - Cherchi Oscar - Contu - Licandro - Lombardo - Petrini - Pileri - Pittalis - Rassu - Sanjust sui tagli alla scuola sarda a causa della razionalizzazione prevista dal Governo.


ESPA (P.D.). Grazie Presidente. Sarò estremamente breve. Io ho sentito il ragionamento di molti colleghi che pensano non solo alle forme, ma anche ai contenuti di quello che è tutto il comparto scuola. E quindi anche si pensa, qualcuno pensa alla qualità della scuola, e quindi alla qualità dell'insegnamento. Ma, io sono convinto, come tanti colleghi del centrosinistra, che il concetto di razionalizzazione, che prevede la riforma del Governo sulla scuola, in realtà hanno l'obiettivo di assaltare la scuola pubblica. Ne sono profondamente convinto perché io credo che alla fine si cercherà di creare un sistema, una scuola di serie A, e una scuola di serie B. E qualcuno, prima di me, ha ricordato che il sistema delle fondazioni è questo: creare, come succede in tanti Stati dove il sistema delle fondazioni viene applicato, scuole per ricchi, o comunque danno possibilità, a chi se lo può permettere, di qualità; e scuole di serie B, invece, per il resto della popolazione. Chiudo rapidamente su questa affermazione. Chi prende i danni, e lo dico ai colleghi, soprattutto ai colleghi di centrosinistra, chi subisce i danni di questo tipo di riforma scolastica? Lo subiscono le persone che hanno esigenze speciali, cioè coloro che sono più in difficoltà. Non potevo non dire questo! Ecco, io penso, per esempio, che la chiusura delle scuole, per esempio la chiusura delle scuole nei piccoli centri della Sardegna provocherà che cosa? Che per esempio per gli alunni con disabilità non sarà esigibile il diritto costituzionale “istruzione”, perché non potranno assolutamente fare chilometri, non potranno, non è che non vorranno. Io, poi, sono chiaramente, lo dico perché qualcuno ha parlato di scandalo rispetto a quello che hanno fatto gli insegnanti il primo giorno di scuola, ma io vi leggo questo, e chiedo una riflessione. Una lettera uscita sui giornali di un’alunna, un’alunna che dice: “Ho 17 anni, ho l'atrofia spinale, la mia funzionalità rimasta è solo l'avambraccio destro, ecco, vado a scuola, sono una studentessa del quarto anno del liceo classico e, come ogni studentessa, sto iniziando un nuovo anno, ma mi viene comunicato improvvisamente che non mi spettano più diciotto ore di sostegno, bensì nove, come ho sempre avuto gli anni precedenti. Praticamente, qualcosa di più di un'ora al giorno. Quest'anno ci sono stati molti tagli, ci dicono. Mi domando, che cosa ci può essere ancora per me di tagliare?”. Questa è una domanda che riguarda centinaia di ragazzi che hanno avuto una scuola di qualità, processi d’integrazione di cui tutti siamo nobilmente e positivamente contenti. Ma, davanti a questo, questo è uno scandalo! Cosa succederà per le famiglie? Succederà che rimarrà la strada dei ricorsi. Io ricordo quello che era successo un paio di anni fa, dove le famiglie sarde avevano ricorso per i tagli del sostegno contro il Ministero, e il Tribunale sardo gli aveva dato sette a zero. Avevamo vinto sette cause su zero. La cosa che però crea, e ripeto, posso capire certe situazioni pubbliche che riguardano i docenti, ma a me scandalizzerà di più quando il Ministero, come farà questa volta, ricorrerà contro quel bambino con disabilità. Ma ricorrerà proprio dal Giudice, dirà: “Io, Ministero, per conto dell’Avvocato dello Stato, ricorro contro Franco di otto anni”. Cioè questi sono gli scandali, non sono solo gli scandali le manifestazioni che fanno i docenti. Io chiudo, anche perché è notizia contemporanea, questo lo dico al volo, è notizia contemporanea che il decreto Brunetta, io penso che l'assessore Dadea è ben consapevole di questo, sappia che il decreto Brunetta ha dato questa ulteriore mazzata alle famiglie di persone con disabilità, perché le ha paragonate a fannulloni, e quindi gli taglia, ai dipendenti pubblici, gli taglia, a chi prende i permessi della “104”, avrà ridotti i compensi aggiuntivi, con un taglio di 400 euro all'anno. Ma, questo lo lascio, appunto, per un altro dibattito.
Ecco, io credo che la Regione debba valutare in maniera seria se abbiamo gli elementi, oltre a continuare a comportarsi con energia, come secondo me sta facendo in questo momento, se ci sono gli elementi per ricorrere alla Corte costituzionale, così come viene fatto ad esempio dalla regione Toscana, se si valuti che una legge che si spinge a dire che si valuteranno, la legge, lo Stato valuterà le modalità dell'attuazione della riforma sul territorio regionale, cioè anche sulla Sardegna, se questo non tocca il potere concorrente della nostra Regione. Grazie.

15 settembre 2008

Dispiace. Il primo giorno di scuola e gli alunni con disabilità

(Cagliari 15 SETTEMBRE 2008) – Dispiace. Dispiace che l'anno scolastico, il giorno più bello per molti bambini, sia pieno di preoccupazioni per il futuro di migliaia di famiglie sarde a causa dei provvedimenti in materia del governo nazionale: da una parte i docenti, che temono presto di rimanere senza lavoro, con esuberi e risultati ben più gravi dei tagli previsti per l'Alitalia per il quale il governo si adopera senza tregua.

Dispiace per le nostre famiglie degli alunni con disabilità che vedono con particolare emozione trepidazione e speranza l'arrivo della scuola per i propri figli: oggi già decine e decine di segnalazioni arrivano non solo per la mancanza di docenti di sostegno ma anche perchè molti alunni si ritrovano dimezzato il sostegno attribuitogli l'anno precedente, bambini, alunni, studenti con la sindrome di down, cerebrolesi, autistici... La prevista introduzione dei maestro unico nella scuola elementare inoltre non potrà che aggravare e far decadere di qualità il modello di integrazione in Italia proprio per loro, per i bambini con disabilità che si ritroveranno davanti classi più numerose con minor numero di insegnanti che dovranno provvedere a tutto.


Dispiace perchè gli alunni con disabilità integrati nelle classi dei moltissimi piccoli comuni della Sardegna presto vedranno chiudere la loro scuola e certo non potranno sobbarcarsi chilometri e chilometri per i trasferimenti: la maggior parte, a causa della propria condizione, non può farlo: vedranno cosi negato il loro diritto allo studio, per meri calcoli ragioneristici del Governo nazionale e le loro famiglie impedite a dar loro un'istruzione.


Dispiace inoltre sapere dal ministro Brunetta che moltre famiglie sarde di persone con disabilità sono considerate "fannullone": giusto colpire chi non fa il suo dovere negli uffici pubblici, ma Brunetta compiendo un grave atto discriminatorio nei confronti delle famiglie delle persone con disabilità, ha tagliato, con un tratto di penna, il salario accessorio e una serie di indennità connesse al diritto ai giorni di permesso per i genitori che lavorano nella pubblica amministrazione, accomunando chi vive 24 ore al giorno con l'handicap dentro casa ad un fannullone che trascorre in altre attività i giorni del lavoro. E questo con un danno almeno di 400 euro all'anno per le famiglie.


E nel frattempo (notizia fresca fresca) il governo ha deciso di tagliare il fondo sociale nazionale del 30% portandolo dal miliardo di euro del governo Prodi a poco più di 600 milioni di euro del decreto Tremoni Sacconi presentato alla conferenza Stato Regioni. Meno male che in Sardegna ci diamo da fare con il fondo per la non autosufficienza più cospicuo in Italia e con risorse quasi tutte nostre, sarde.


Che fare?

Speriamo che il Governo ci ripensi ... ma Alle famiglie il mio appello: ricordiamoci che, per quanto faticoso sia possiamo rivolgerci al giudice ordinario. Nel 2005 abbiamo fatto sette cause per la mancanza non solo dell'insegnante di sostegno ma anche per l'attribuzione del giusto numero di ore. Abbiamo battuto la Moratti 7 a zero. Sette volte il tribunale ci ha dato ragione e il diritto costituzionale è stato rispettato.


La regione Sarda valuti se il momento di fare un ricorso alla corte costituzionale per quanto riguarda il decreto 112 del governo per quanto concerne l'organizzazione della rete scolastica, le cui competenze esclusive sono affidate dal nuovo titolo quinto della Costituzione alle Regioni e che il ministro Gelmini vuole regolamentare a livello centrale.


Mobilitiamoci e rimbocchiamoci le maniche tutti insieme: sindacati famiglie docenti e la politica, spero di ogni colore, per la difesa degli alunni sardi in situazioni più di difficoltà e per la scuola in Sardegna.




Marco Espa

Consigliere Regionale della Sardegna e del Comune di Cagliari

PD - Partito Democratico

11 settembre 2008

Quella richiesta di cambio generazionale del Papa

Dalla Sardegna parte forte l'appello di Benedetto XVI sulla necessità “ di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”: ci interpella tutti, aprendo una riflessione che investe la politica sarda come quella nazionale.
All'inizio si era pensato ad una richiesta generica di cattolici in politica, riducendo la portata universale della sua affermazione. Qualche collega ha esultato mettendo impropriamente a titolo del proprio partito un merito, preconizzando la necessita di un nuovo partito cattolico. In realtà il papa chiede in primo luogo ai cristiani di impegnarsi in politica, ma chiede nello stesso tempo un cambio generazionale. Penso alla Sardegna, ai nostri partiti di sinistra come di destra: abbiamo il coraggio per questa sfida? Una visione poi quella di Benedetto, che chiede competenza e rigore morale, non chiede politici che fanni i tuttologhi o che senza sobrietà predicano valori ma non li testimoniano essi stessi. Non mi piace quest'argomento, ma certo la politica è ammantata di persone che dichiarandosi cattolici e ritenendo poi di dover dare lezioni morali agli avversari, in realtà testimoniano personalmente altri valori, altre storie.
Il Papa arla alla politica ma anche a tutta la Chiesa: mettendo al centro la laicità, non propone un politico che sia un mero “amplificatore” delle richieste delle nostre gerarchie ecclesiali ma, richiamando il Concilio Vaticano II, valorizza la responsabilità del laico che, lui, deve proporre soluzioni di sviluppo sostenibile. Tutto questo in Cagliari, mentre si celebrava una persona, non una statua: Maria, madre di Dio, la donna politica del Magnificat: "Ha disperso i superbi... Ha rovesciato i potenti...Ha innalzato gli umili... Ha ricolmato di beni gli affamati... Ha rimandato i ricchi a mani vuote...”. Papa Benedetto ha colto nel segno e Maria, la nostra Madonna di Bonaria, lo ha aiutato.

SU TUVIXEDDU "BENE L'AZIONE COMPENSATIVA DELLA REGIONE CON L'IMPRESA PRIVATA E CON IL COMUNE. "


Positive le notizie che giungono su Tuvixeddu: la Regione responsabilmente dopo aver trovato un primo accordo con i privati riconoscendone i legittimi interessi e dando vita ad uno scambio compensativo che fa crescere il patrimonio pubblico archeologico con un primo lotto a disposizione di Cagliari, di tutti i cittadini, continua il dialogo con la parte privata e propone nuovi scenari in favore del Comune di Cagliari. Non sarà semplice ma il dialogo è aperto nell'interesse pubblico di difesa della necropoli, senza danneggiare il privato.

Mi domando allora perchè illustri rappresentanti istituzionali del centrodestra remino contro: con interrogazioni, mozioni sui livelli comunali e regionali pare siano contrari a prescindere a qualunque tipo di accordo tra Regione e privati.

Si raggiunge un primo accordo che riconosce l'interesse legittimo dei privati e nel contempo si regala alla città un pezzo di stroria millenaria, e alcuni colleghi inneggiano al "bisogna andare avanti nei lavori, costi quel che costi". Non si rendono conto che tuvixeddu non ha colore politico? E' di tutti, della città di Cagliari prima di tutto? Forse per loro la propaganda contro Soru va fatta a tutti i costi, anche a danno di Cagliari e dei cagliaritani.

La Regione vada avanti, il Comune sia responsabile e i privati difendano i loro interessi legittimamente ma chi ha rappresentanza pubblica nelle istituzioni, di qualunque colore sia la smetta di fare propaganda irresponsabile e di "gufare" contro l'accordo sulle sorti di un bene pubblico così importante per tutti e che diventerà una delle più importanti attrazioni per la città di Cagliari. Noi speriamo che l'accordo con i privati ci sia. Vogliamo bene a Cagliari.

31 agosto 2008

Visita del Papa a Cagliari: abbattuto un pino per la diretta tv....

La Nuova Sardegna - DOMENICA, 31 AGOSTO 2008

AI PIEDI DELLA SCALINATA DI BONARIA

Abbattuto un pino per la diretta tv

Il consigliere Marco Espa: «Storia triste, il Comune si giustifichi»



CAGLIARI. Scandalo e incredulità ha suscitato la vicenda dell’albero abbattuto davanti alla chiesa di Bonaria per «esigenze televisive». Il pontefice, che domenica prossima celebrerà la messa dal palco sistemato di fronte alla basilica, naturalmente non sa niente. E certamente, sapendo, non gradirebbe questo «omaggio» non richiesto. Sull’argomento pubblichiamo un intervento di Marco Espa, consigliere comunale e regionale del Pd.

Questa storia dell’albero abbattuto per far posto ad una telecamera è veramente una storia triste, un segno dei tempi su come chi esercita pubblici poteri può decidere in barba alla sensibilità ecologica della cittadinanza e senza che i suoi rappresentanti ne sappiano nulla. Qualcuno dirà: quanto rumore per un albero! Non è cosi: è veramente una questione seria. Che ci tocca di più perchè sul colle ci sarà un evento sacro.
Un pino di 40 anni con il quale, tra l’altro, avevamo “festeggiato” insieme due Papi (Papa Montini nel 1970 e papa Woitila nel 1985) e al quale è stato impedito di poterne festeggiarne un terzo...
Celebriamo la gradita e attesa venuta del Papa a Cagliari (che, sia chiaro, spero nessuno strumentalizzi, nulla ha a che vedere con questa incredibile decisione tutta propria e interna al comune di Cagliari) violentando la collina che sta per ospitarlo in maniera gratuita e senza alcuna necessità.
Esigenze televisive, si è detto: non scherziamo!
Tutti sappiamo che non esiste alcun impedimento tecnologico o logistico per poter adeguatamente servire l’evento di domenica prossima. Al massimo è solo un problema di costi per chi fa le riprese televisive (non certo un problema per il Comune).
Abbiamo visto nei giorni scorsi a Pechino telecamere volanti, roteanti, con qualunque possibilità di movimento nello spazio. Magari costa di più alla produzione televisiva progettare e installare un punto camera tecnologicamente avanzato (e senza danneggiare nessuno) ma..., che cosa fa il Comune?, invece di difendere il suo patrimonio ambientale lo distrugge banalmente.
Chi ha dato l’ordine di eseguire quest’abbattimento? Il funzionario o qualcuno più in alto? Chi ritiene di governare la cosa pubblica come se fosse il giardino di casa sua? Non mi si vorrà dire che siamo talmente provinciali che chi fa le riprese televisive è in grado di dare ordini al comune di Cagliari?
Il minimo che faremo è interrogare il sindaco e l’assessore competente, affrontare con serietà l’argomento per capire come possa succedere un episodio del genere in uno dei punti più belli della città e senza che nessuno ne sappia nulla.
Ne parleremo in aula. Secondo me, per quanto economicamente di poco valore, c’è il tanto per ipotizzare un danno ambientale e per chiedere il risarcimento ai responsabili. E subito dopo spero ci sia la coscienza, come atto riparatore, di ripiantare un albero nello stesso luogo, sperando che abbia la possibilità di “vedere” nei prossimi secoli molti e molti altri Papi in visita a Cagliari, senza che a qualcuno venga la sconclusionata idea di abbatterlo “per (inesistenti) esigenze televisive”.

3 agosto 2008

Matti si, ma non da legare.

Sono andato a visitare con Prof. Gessa e Nazareno Pacifico il reparto psichiatrico dell'ospedale Is Mirrionis di Cagliari.
Ecco la cronaca di Cinzia Isola da l'Altravoce
------------
Matti si, ma non da legare. Per la psichiatrie si aprono nuove frontiere di cura: con un drastico calo delle cosi dette “contenzioni”. Controtendenza certamente agevolata da un incremento del personale impegnato in uno, che a ragione, può essere considerato tra i dipartimenti più pericolosi per medici e infermieri. Eppure al SS Trinità, finito nell'occhio del ciclone dopo le ultime denunce del centrodestra (cose da pazzi: tipo sesso consumato all'interno di un reparto promiscuo), negli ultimi anni le cose sembrano essere notevolmente migliorate: nella struttura e nella cura dei pazienti.

A questo proposito, qualche dato può aiutare meglio a comprendere la portata dell'inversione di tendenza. Nel 2006 sono state 89 le persone costrette fisicamente all'immobilità, per 213 “contenimenti” complessivi. Nel 2007 si è scesi a 66 pazienti legati, per un totale di 115 interventi. Nel primo semestre del 2008 le persone contenute sono state appena 16, per 21 trattamenti complessivi. Un calo drastico, frutto come si è detto di un nuovo approccio alla cura, ma soprattutto e grazie ad un sostanziale incremento del personale: Tra infermieri e medici i professionisti impegnati a Is Mirrionis attualmente sono 50 (+2).

Secondo quanto stabilito dal Dipartimento di salute mentale, diretto dalla dottoressa Giovanna Del Giudice, anche durante i periodi caldi delle ferie, ogni turno è coperto da cinque unità di personale. Certo, i problemi non mancano. E nonostante tra il 2007 e il 2008 il numero dei ricoveri è diminuito, capita non di rado che il numero dei posti letto disponibili venga superato dal numero dei pazienti bisognosi di cure: Ieri mattina i degenti erano presenti nella struttura erano 25, più due in osservazione.

Una piccola delegazione del centrosinistra, tutta facente capo al Partito democratico del consiglio regionale, ha effettuato un piccolo sopralluogo per prendere visione della situazione attuale e per un confronto con medici e infermieri. Gianluigi Gessa, Nazareno Pacifico (presidente della commissione sanità) e Marco Espa si sono recati al SS Trinità di buon mattino per toccare con mano le reali condizioni del reparto: una situazione tranquilla dal punto di vista patologico, lavori in corso per l'ampliamento del centro e un piccolo incontro per fare il punto della situazione.

«Mi auguro che la delegazione, la prossima volta, sia più numerosa» ha detto Giovanna Del Giudice. Lanciando un appello accorato alle istituzioni: «Continuate a seguirci e non lasciateci soli: a volte mi sono sentita molto sola». Ricordando, tra le altre cose che nel reparto sono tutti impegnati in un grande sforzo in termini di intensità e professionalità. «Siamo qui per verificare lo stato attuale e per vedere se si può fare di più», ha confermato Nazareno Pacifico. E mentre il professor Gessa si è limitato per lo più ad ascoltare o a qualche riflessione medica e ironica sull'incidenza dei farmaci nell'attività sessuale dei pazienti, Marco Espa ha focalizzato la sua attenzione sul drastico calo delle contenzioni: «Si tratta soprattutto del riconoscimento e del rispetto dei diritti umani».

26 luglio 2008

Betile:quanto è credibile il Mauro Pili "castigatore dei copioni"?


Cagliari, 26 luglio 2008
Registriamo in questi giorni uno straordinario scoop realizzato da
Mauro Pili: grazie a un'indagine attenta e implacabile, l'on.
detective ha infatti scoperto che Zaha Hadid, vincitrice del Pritzker
Architecture Prize, del Blueprint Award-Architect of the Year, del
WIRED Rave Award, del RIBA Worldwide Award, membro della Royal Academy
of Arts di Londra, si esprime attraverso un suo peculiare linguaggio
progettuale. Pili lo ha dimostrato in modo definitivo e inconfutabile,
scaricando da Internet ben otto fotografie in cui si vede che in
diverse architetture della Hadid compaiono quelle che lui stesso ha
acutamente definito "…le solite sinuosità, le curve più o meno
azzardate, gli spazi più meno inutili".
La rivelazione è sicuramente sconvolgente; e tuttavia, se Mauro Pili
oltre a Google frequentasse anche qualche testo divulgativo di storia
dell'arte o dell'architettura, saprebbe che esiste una relazione
stretta tra l'idea di un'architettura, e il linguaggio che si adotta
per realizzarla.
Ciò che differenzia l'architettura dall'edilizia comune è infatti
proprio questa valenza linguistica: l'architettura è un sistema di
simboli che, per mezzo dei significati delle singole parti componenti
e delle regole grammaticali utilizzate per combinarle, si articola in
frasi, periodi, discorsi, identificabili in materiali, elementi
costruttivi e strutture.
Oggi come nel passato, la ricerca progettuale di ciascun architetto si
è sempre concretizzata nel tentativo di costruire un linguaggio
architettonico capace di rendere riconoscibile e leggibile ogni sua
singola opera.
Se l'on. Pili avesse una vaga consapevolezza di tutto ciò, troverebbe
del tutto logico che le diverse opere di uno stesso progettista
contengano elementi comuni e riconoscibili, che le distinguono da
opere di altri architetti che "parlano" linguaggi differenti.
L'on. Pili accetti un suggerimento: allarghi un poco lo spettro delle
sue ricerche su Internet, e scoprirà che dopo la Hadid potrà
smascherare figure del calibro di Frank Gehry, Richard Rogers, Tadao
Ando, Le Corbusier, Filippo Brunelleschi, Francesco Borromini, Andrea
Palladio e tantissimi altri architetti che in tutte le epoche storiche
hanno "copiato" se stessi.
Sarebbe facile continuare a ironizzare su questo Mauro Pili in
versione "castigatore dei copioni" rilevando che almeno architetti
come la Hadid citano se stessi, mentre Pili salì alla ribalta delle
cronache per aver copiato e fotocopiato maldestramente i programmi di
Formigoni.
Ma forse non c'è granché da scherzare su questa ridicola "denuncia",
priva di qualunque fondamento e a dir poco sgangherata culturalmente.
Infatti l'iniziativa rivela che, pur di colpire i suoi concorrenti
nella corsa alla Presidenza della Regione (Renato Soru e Emilio
Floris), Pili è capace di tentare di affondare un importante progetto
di riscatto del quartiere di Sant'Elia e quindi dell'intera città di
Cagliari, con un cinismo politico inaccettabile.

Roberto Murru
Coordinamento Regionale
PD Sardegna

Marco Espa
Consigliere Regionale della Sardegna
e del Comune di Cagliari
PD - Partito Democratico

16 luglio 2008

Parla una persona uscita dal coma: "Cancella le nostre speranze"

Non posso fare a meno di dare la parola a una persona, considerata in coma irreversibile da tutti i medici, la cui famiglia aveva chiesto durante la trasmissione Porta a Porta alla quale partecipammo l'eutanasia per mancanza di sostegno. Salvatore Crisafulli www.salvatorecrisafulli.it, vi invito a dare un'occhiata al suo sito per capire cosa prova una persona in coma e che viene considerata assolutamente senza alcuna relazione con il mondo esterno
-------------------------

La Sentenza di Morte emessa dal Tribunale di Milano nei confronti di Eluana Englaro è veramente agghiacciante, fa venire i brividi cancellando definitivamente le nostre speranze e condannando duramente tutti i disabili gravissimi, mi chiedo cosa ne sanno i Tribunali e la Scienza Medica dello Stato Vegetativo? di cosa si sono accertati? esistono dei parametri! e dei criteri validi per confermarne l'irreversibilità? Assolutamente NO.

Rimango scioccato dal duello che appare solamente tra il Sig Englaro e la Chiesa, e noi protagonsti direttamente coinvolti, nulla di tutto ciò,

Staccare il sondino che porta l'alimentazione sarà una morte veramente atroce, la definirei alquanto orribile.

La definizione di Stato Vegetativo PERMANENTE si riferisce invece ad una prognosi sottoposta a gravi margini di errore.

Non esistono tutt’oggi validi criteri per accertare l'irreversibilità del Coma e dello Stato Vegetativo.

Prova schiacciante senza ombra di dubbio è la mia storia, quest'ultima confermata anche da Bob Schindler fratello di Terri Schiavo.

Oggi ho quasi 43 anni, sono stato vittima di uno spaventoso incidente stradale (come Eluana Englaro Glaswos Coma scale di 3-4 grado) avvenuto a Catania l’11 settembre del 2003, riportando danni assonali diffusi che interessava anche la ragione ponto-mesencefalica entrando in coma, successivamente trapassando lo stato vegetativo permanente. Ho vissuto nell'incubo per quasi due anni, incredibilmente nel 2005, mi risveglio e riesco a raccontare che io sentivo e capivo tutto.

Durante il mio stato vegetativo io avvertivo e sentivo di avere fame e sete, non avvertivo solamente il sapore del cibo,

Finalmente oggi riesco a sentire il sapore del cibo perchè riesco ad essere nutrito dalla bocca (fino ad oggi sono portatore di PEG).

Io sentivo ma nessuno mi capiva. Capivo cosa mi succedeva intorno, ma non potevo parlare, non riuscivo a muovere le gambe, le braccia e qualsiasi cosa volevo fare, ero imprigionato nel mio stesso corpo proprio come lo sono oggi.

Provo con tutta la mia disperazione, con il pianto, con gli occhi, ma niente, i medici troncavano ogni speranza, per loro ero un "vegetale" e che i miei movimenti oculari erano solo casuali, insomma non ero cosciente.

Sentivo i medici dire che la mia morte era solo questione di tempo, ed iniziavo ad aprire e chiudere gli occhi per attirare l'attenzione di chi mi stava attorno. I medici parlavano sempre di stato vegetativo permanente ed irreversibile, lo ribadivano e lo scrivevano.

Io riesco a comunicare tramite un computer, selezionando con gli occhi le lettere sullo schermo.
Oggi a distanza di quasi 5 anni vivo da paralizzato, la mia patologia è quella che si chiama sindrome assimilabile alla Loked.in “uomo incatenato”. La mia storia la raccontai anche a Piergiorgio Welby, supplicandolo “inutilmente” di lottare per la vita.

Dal mio letto di quasi resuscitato alla vita, voglio gridare a tutto il mondo il mio straziante e silenzioso urlo.

Questa sentenza di morte emessa nei confronti di Eluana Englaro è veramente una sentenza agghiacciante, se applicata, si inizia la nuova era dell'eutanasia con l'eliminazione di tutti i disabili gravissimi che aspettano e sperano anche nella scienza.

Il mio è il pensiero semplice di chi ha sperimentato indicibili sofferenze fisiche e psicologiche, di chi è arrivato a sfiorare il baratro oltre la vita ma era ancora vivo, di chi è stato lungamente giudicato dalla scienza di mezza Europa un vegetale senza possibile ritorno tra gli uomini e invece sentiva irresistibile il desiderio di comunicare a tutti la propria voglia di vivere.

Durante quegli interminabili due anni di prigionia nel mio corpo intubato e senza nervi, ero io il muto o eravate voi, uomini troppo sapienti e sani, i sordi? Ringrazio i miei cari che, soli contro tutti, non si sono mai stancati di tenere accesa la fiammella della comunicazione con questo mio corpo martoriato e con questo mio cuore affranto, ma soprattutto con questa mia anima rimasta leggera, intatta e vitale come me la diede Iddio.

Ringrazio chi, anche durante la mia "vita vegetale", mi parlava come uomo, mi confortava come amico, mi amava come figlio, come fratello, come padre.

Dove sarebbe finita l’umana solidarietà se coloro che mi stavano attorno durante la mia sofferenza avessero tenuto d’occhio solo la spina da sfilare del respiratore meccanico, pronti a cedermi come trofeo di morte, col pretesto che alla mia vita non restava più dignità?

La mia famiglia sfidava la scienza e la statistica dei grandi numeri svenandosi nel girovagare con me in camper per ospedali e ambulatori lontani. Urlando in TV (porta a porta e similari) minacce e improperi contro la generale indifferenza per il mio stato d’abbandono.

Vi ricordate di quel piccolo neonato anencefalico di Torino, fatto nascere per dare inutilmente e anzitempo gli organi e poi morire? Vi ricordate che dalla sua fredda culla d’ospedale un giorno strinse il dito della sua mamma, mentre i medici quasi sprezzanti spacciavano quel gesto affettuoso per un riflesso meccanico da avvizzita foglia d’insalata? Cara Mamma, quando mi coprivi di baci e di preghiere, anch’io avrei voluto stringerti quella mano rugosa e tremante, ma non ce la facevo a muovermi, né a parlare, mi limitavo a regalarti lacrime anziché suoni. Erano lacrime disprezzate da celebri rianimatori e neurologi, grandi "esperti" di qualità di vita, ma era l’unico modo possibile di balbettare come un neonato il mio più autentico inno all’esistenza avuta in dono da te e da lui.

Sì, la vita, quel dono originale, irripetibile e divino che non basta la legge o un camice bianco a togliercela, addirittura, chissà come, a fin di bene, con empietà travestita di finta dolcezza.

Credetemi, la vita è degna d’essere vissuta sempre, anche da paralizzato, anche da intubato, anche da febbricitante e piagato.

Signor Presidente della Repubblica, solo il suo intervento (ma con i fatti) potrà evitare ulteriori richiste di eutanasia, in alternativa ordini di chiudere tutti i reparti di rianimazione.

16 Luglio 2008