30 settembre 2012

Il sostegno negato. Intervista a Marco Espa. “La direzione scolastica regionale elimini i tagli chiedendo l’aumento dell’organico”


Il sostegno negato. Intervista a Marco Espa.

Decine di segnalazioni di comportamenti anomali nell’attribuzione ai bambini con disabilità

“La direzione scolastica regionale elimini i tagli chiedendo l’aumento dell’organico”

Interviene Marco Espa, consigliere regionale Pd, intervistato da Sergio Nuvoli: “Lo Stato sa già che perderà i ricorsi, eppure costringe le famiglie. Occorre chiedere i danni per il danno esistenziale”

di SERGIO NUVOLI - IL PORTICO DOMENICA 30 SETTEMBRE 2012



Onorevole Espa, ha saputo?
Sì, sta accadendo quello che ogni anno sembra debba succedere come un inevitabile segno del destino.

Che senso ha negare il sostegno alle famiglie e costringerle a presentare ricorsi che regolarmente vincono? E’ il punto più corretto da affrontare. Perché continua a succedere ?
E’ il periodo in cui, purtroppo, le famiglie si vedono costrette a fare ricorso, sostenute da associazioni come l’Abc, la prima – nel 2004 – a crederci. Per le famiglie con figli con disabilità la decisione di ricorrere è pesante, molto dolorosa. Il ricorso non è un fatto facile: è una fatica serissima, non è solo una questione di costi, ma anche un problema psicologico. La cosa più anomala è che, da una parte, le istituzioni – Tribunali, consigli regionali, qualche esperienza in Parlamento – producono provvedimenti e norme a tutela delle persone con disabilità e il loro diritto allo studio. Dall’altra i burocrati statali ritengono più conveniente mantenere questo clima di incertezza, convinti che alla fine lo Stato ci guadagni qualcosa.

Può spiegarsi meglio?
La giurisprudenza del Consiglio di Stato e dei Tar dice con chiarezza che il sostegno deve essere assegna to secondo quanto indicato dalle certificazioni prodotte. Invece di farlo, qualcuno continua a costringere le famiglie a presentare ricorso: probabilmente chi detiene i poteri forti della burocrazia ritiene che per uno che fa ricorso, due non lo fanno. In questo modo il 66% delle risorse è risparmiato. E’ una cosa disumana, cinica, politicamente perdente per chi la lascia fare. Spero tra l’altro che si possa sensibilizzare la Corte dei Conti: i Tar e il Consiglio di Stato cominciano a riconoscere il danno esistenziale.

E quindi?
A chi ha perso la causa – lo Stato, il Ministero, la Direzione regionale – dovrebbe essere richiesto il rimborso delle spese sostenute per ciascuna causa a chi materialmente le ha fatte perdere: sommi 2 - 3mila euro per ciascuna causa. Diventa una somma interessante, che – se chiesta come risarcimento dalla magistratura amministrativa potrebbe far cambiare impostazione alla burocrazia e ai suoi responsabili troppo distratti, che pensano che opporsi alle famiglie tanto non costi nulla. Spero che la Corte dei Conti entri presto in campo, perché il danno esistenziale è determinato dal fatto che lo Stato resiste davanti a cause che sa già di perdere.

Però il bambino perde l’anno.
Guardi, i tribunali sono abbastanza veloci: più che altro, se non ci fossero le associazioni, le famiglie rimarrebbero indifese davanti all’idea di ricorrere. Pensi soltanto all’idea dello Stato che resiste contro i diritti di un bambino con disabilità: è un fatto negativo anche dal punto di
vista emozionale.

Come Davide contro Golia.
Lei vedrebbe, nelle carte delle cause, il nome del ministro che resiste contro il nome del bambino con una disabilità grave. Ripeto: mi sembra un fatto davvero disumano.

Potrebbe essere richiamato il Ministero al rispetto della disabilità?
Non è semplice, ogni atto fa storia a sé: tante situazioni sono soddisfatte, altre no. Quest’anno l’inizio di contenzioso – all’inizio erano solo pochi coraggiosi che hanno aperto una strada – sta diventando un fiume. Grazie a Dio, vedo una presa di coscienza maggiore che provocherà un boom dei ricorsi: davanti ad un’ingiustizia si reagisce.

Alcuni dicono che, nell’attribuzione del sostegno, la Direzione stia forse privilegiando chi l’anno scorso ha vinto il ricorso. Se fosse davvero così, le parrebbe corretto?
Se fosse così, sarebbe illegittimo. La prima volta che la Direzione regionale ha cercato di tappare il buco con questi sistemi è stata bacchettata in modo violento: il diritto al sostegno non si riconosce negandolo ad un altro soggetto, ma aumentando l’organico. Se qualche dirigente fa così, rischia in proprio: sarebbe un atto che rasenta il penale. L’obbligo del dirigente è ottenere personale e ore aggiuntive: le sentenze dicono che la protezione di un diritto legittimo non può essere subordinata ad un problema di bilancio. Lo dicono i tribunali.

C’è un problema di debolezza della direzione regionale nei confronti del ministero?
C’è sicuramente nel meccanismo gerarchico, sono organismi periferici dello Stato. Le certificazioni di medici di base e neuropsichiatri sembrano contare molto poco: eppure sono loro che seguono più da vicino i bambini. Serve maggiore integrazione tra i servizi, ognuno deve rispettare l’altra istituzione: se qualcuno ha dubbi sulle certificazioni, può e deve attivare gli strumenti disponibili per le verifiche.

Sembrano esserci anche problemi sull’assistenza educativa, rifinanziata grazie alla Regione. Ho saputo, forse ci vogliono più risorse. Ma gli enti locali non sbagliano pensando di tagliare la propria spesa storica, togliendo i propri fondi. Qualcuno pensava di assegnare a tutti i bambini lo stesso numero di ore: sarebbe un errore clamoroso. La giustizia è assegnare a ciascuno il giusto, non a tutti la stessa cosa. Spero non si ripetano casi di questo genere: anche su questo c’è una sentenza del Tar.

Tagli al sostegno, interpretazioni fantasiose, richieste di certificazioni in eccesso: faccia un appello alla Direzione regionale.
Ha uno strumento preciso: dia le cattedre in deroga e recuperi in fretta la situazione dovuta ai buchi. L’appello è ad attivarsi subito per risolvere il problema. Se le persone con disabilità non frequentano la scuola, aumenta la spesa per il sociale. Se si rafforza la scuola, si risparmia su altri settori. Ma per capirlo basterebbe il rispetto dei diritti umani

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il dibattito è anche su facebook
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26 settembre 2012

Marco Espa (Pd): "Spariti tutti i soldi contro l'incubo alluvioni? Capoterra rischia di diventare la nuova Messina" (VIDEO) | Casteddu online


Marco Espa (Pd): "Spariti tutti i soldi contro l'incubo alluvioni? Capoterra rischia di diventare la nuova Messina" (VIDEO)


Durante alluvione drammatica a Capoterra Frutti d'oro Sardegna
di Jacopo Norfo
Marco Espa guarda il cielo plumbeo, poi con un clic riaccende quel video choc: un fiume di acqua e fango sul litorale di Capoterra, sono scene di appena 4 anni e 4 morti fa. Il consigliere regionale del Pd lancia un allarme proprio nel giorno in cui -stamattina- decine di capoterresi arrivano sotto il consiglio regionale a protestare per la prevenzione mancata. Marco Espa fa i conti e ci mette poco a capire che non tornano: la giunta Cappellacci non investe sulla messa in sicurezza. "Bisognerebbe portare subito in aula il disegno di legge, ma proprio mentre sta arrivando la stagione delle piogge siamo davanti ad un immobilismo politico che preoccupa migliaia di abitanti. Capoterra rischia di diventare la nuova Messina".
Espa, cosa si muove sul fronte degli stanziamenti e degli interventi contro il rischio idrogeologico, a Capoterra e nelle altre zone a rischio?
C'è un rischio concreto, io dico questo: non fateci dire (sulla nostra pelle) che ve l'avevamo detto. Non sia mai. La drammatica alluvione di Messina del 2009 - ripetutasi a distanza di solo due anni dalla precedente - ci fa capire come i fenomeni metereologici possono ripetersi a brevissima durata di tempo. L'appello del Capo dello Stato Napolitano chiede che si facciano subito le opere di messa in sicurezza idrogeologica del territorio, non certo spese faraoniche per opere di dubbia utilità come il ponte di Messina. Ecco lo Stato, il Governo non si deve dimenticare dell'alluvione in Sardegna del 2008. Il governo ha stanziato SOLO 6 milioni di euro fino ad oggi. Nulla per la messa in sicurezza.  A Capoterra siamo a rischio come a Messina: 10 mila persone sono in pericolo nel bacino di Rio San Girolamo, possono essere direttamente colpite. Non fateci dire (sulla nostra pelle, di noi abitanti del territorio) ve l'avevamo detto, non sia mai!
Eppure la giunta Soru si era mossa subito, stanziando finanziamenti a tempo di record per fare fronte ai danni dell'alluvione: che fine hanno fatto quei soldi?
Ricordo che subito dopo l'alluvione la nostra giunta regionale in quindici giorni - record europeo - aveva erogato i primi contributi a 600 famiglie del territorio. Gli amministratori, Renato Soru in testa, misero in campo una procedura d'emergenza sul filo del rasoio, andò benissimo, e centinaia di famiglie ebbero garantiti in tempi record i loro diritti e noi ci prendemmo responsabilità amministrative, senza paura. Un mio emendamento ridusse il carico della rendicontazione per i possessori di prima casa. Un altro emendamento stanziò ulteriori 25 milioni di euro. Per essere chiari furono emendamenti proposti da me ma condivisi da tutti.
E poi cosa è successo? Fu solo colpa del vento politico cambiato? 
Poi la nostra giunta cadde, ma tutti speravamo che il nuovo presidente utilizzasse i poteri eccezionali del commissario straordinario per l'alluvione, che gli permetteva deroghe sulle gare d'appalto.  Così non è stato, e siamo rimasti noi dall'opposizione a denunciarlo. Si sono succeduti tre assessori che hanno promesso lavori a breve termine ma è ancora tutto fermo e manca completamente  l'informazione. Ora non facciamo più interrogazioni. Sto cercando di capire dove sono finiti i soldi. Ho chiesto l'accesso agli atti gia 4 mesi fa e non tutti gli assessorati interpellati mi hanno risposto, tanto da sollevare la protesta della presidente del consiglio Claudia Lombardo che chiede alla giunta di fornirmi le risposte in tempi brevi. Comunque da oggi sono in possesso come consigliere delle credenziali per il controllo diretto del bilancio regionale. Inizio la ricerca e inoltre, esercitando i miei poteri di controllo di consigliere, chiederò al commissario straordinario Efisio Orrù di mettermi a conoscenza di quante risorse ha a disposizione e se pensa di utilizzare poteri straordinari per i lavori di messa in sicurezza. E informerò la popolazione di ciò che mi verrà detto. Io non mollo.
Ma a livello di legislazione, cosa può fare davvero la Regione per combattere l'incubo alluvioni?
Urge  la discussione del nostro progetto di legge (che vogliamo sia firmato unitariamente da tutto il Consiglio) tutto relativo non a contributi ma alla definitiva messa in sicurezza del territorio di Capoterra, presentato ad aprile e che ancora giace in Consiglio regionale. E' urgente discuterlo, la gente ha paura, sa che non ci sono risorse per la messa in sicurezza definitiva del territorio. L'unico strumento è l'urgente discussione del progetto di legge che prevede stanziamenti per 40 milioni di euro e che sarà sicuramente provvidenziale per finanziare lo studio per la sicurezza del territorio che presto sarà consegnato agli organi regionali. Tutto questo è semplicemente indispensabile. Perchè a Capoterra la gente ha ancora paura.
jacopo.norfo@castedduonline.it

twitter@JacopoNorfo


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19 settembre 2012

Comunicato Stampa: Espa, Lingua Sarda - La Regione vuole “imporre” ai Comuni per decreto e in cinque giorni la Limba sarda comuna (LSC)?

Comunicato Stampa: Espa, Lingua Sarda -  La Regione vuole "imporre" ai Comuni per decreto e in cinque giorni  la Limba sarda comuna (LSC)? 


Lingua Sarda: Interrogazione di Marco Espa, Giuseppe Cuccu e Mario Bruno. La Regione vuole "imporre" ai Comuni per decreto e in cinque giorni  la Limba sarda comuna (LSC)?

 

I Consiglieri regionali del PD Espa, Cuccu e Bruno (tutti membri della Commissione Cultura del Consiglio Regionale) hanno presentato un'interrogazione al Presidente della Regione e all'Assessore alla Pubblica Istruzione affinché venga fatta chiarezza sui criteri fissati dalla Regione per l'utilizzo del sardo scritto nella "produzione testuale (traduzione, materiale divulgativo e promozionale)" degli enti pubblici. La delibera 32/67 del 24 luglio scorso, infatti, prevede una premialità finanziaria (nella misura di 100 mila euro) solo per quegli enti che si conformeranno alla cosiddetta Limba sarda comuna (LSC), con obbligo di darne comunicazione via fax in soli 5 giorni (!!!).


"Si tratta evidentemente di una forzatura che non ha niente a che fare con la difesa e la valorizzazione della lingua sarda – dichiara Marco Espa, primo firmatario dell'interrogazione -  Qualcuno in Regione pensa di poter "costringere" con un incentivo economico e in maniera burocratica i Comuni della Sardegna a prendere posizione in cinque giorni – dopo millenni di storia -  per una "lingua" che non è quella della loro comunità locale? Qualcuno si immagina le reazioni giustissime delle popolazioni interessate? Cosi si sta snaturando l'utile progetto della LSC che, all'interno di veri interventi per la valorizzazione della lingua sarda, aveva previsto, in via sperimentale, l'utilizzo di norme linguistiche di riferimento per la lingua sarda scritta. Non si impone nulla per decreto e tantomeno lasciando intendere che senza l'adesione alla Limba sarda comuna non si riceveranno incentivi. Noi vogliamo partecipazione alle scelte, non imposizioni dall'alto. Per questo chiediamo – conclude Espa - l'annullamento immediato della procedura con adeguata modifica che non penalizzi gli enti locali."


- di seguito  l'interrogazione presentata oggi


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CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

QUATTORDICESIMA LEGISLATURA


INTERROGAZIONE urgente ESPA, CUCCU, BRUNO - con richiesta di risposta scritta, in merito al comportamento linguisticamente discriminatorio messo in atto dalla Regione nei confronti dei Comuni sardi e degli Enti locali per imporre la LCS (Limba Sarda Comuna), con la Deliberazione della Giunta Regionale n. 32/67 del 24 luglio 2012, criterio 3

 

 

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I sottoscritti,

Premesso che

in data 24 luglio 2012 novembre la Giunta Regionale, nell'allegato alla delibera n. 32/67 in oggetto, riteneva opportuno, in merito alla tutela e valorizzazione della lingua sarda, definire dei criteri di ripartizione di fondi regionali integrativi ai finanziamenti della L. 482/99 dello Stato.

Considerato che

in detto allegato il cosiddetto criterio n. 3 distribuisce € 100.000 quale premialità a quei progetti che prevedono, nella produzione scritta degli sportelli linguistici, l'utilizzo delle norme linguistiche di riferimento a carattere sperimentale per la lingua sarda scritta, di cui alla Deliberazione della Giunta Regionale n. 16/14 del 18 aprile 2006, cioè alla norma linguistica meglio conosciuta come LSC (Limba Sarda Comuna).

Considerato che

in riferimento al citato criterio n. 3, numerosi comuni titolari di progetto finanziato dalla sopramenzionata L. 482/99 dello Stato hanno di recente ricevuto una comunicazione scritta nella quale si chiede ai comuni di cui sopra di comunicare "quale norma linguistica ortografica intende adottare nella produzione testuale".

INTERROGANO

 

 

il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della Pubblica Istruzione per sapere:

  1. Per quali motivi la Regione intende "convincere" tanti comuni della Sardegna vincolando l'erogazione dei fondi all'uso della LSC (Limba Sarda Comuna), in contraddizione palese con la stessa Deliberazione istitutiva della Limba Sarda Comuna, Deliberazione della Giunta Regionale n. 16/14 del 18 aprile 2006  che dice "…alcune norme di riferimento sperimentali per la lingua sarda scritta in uscita Fermo restando che intende valorizzare, valorizza e sostiene tutte le varietà linguistiche parlate e scritte in uso nel territorio regionale, la Regione ha ravvisato (…), di sperimentare l'uso del sardo per la pubblicazione di atti e documenti dell'Amministrazione regionale(…) Altri Enti o Amministrazioni pubbliche della Sardegna saranno liberi di utilizzare le presenti norme di riferimento oppure di fare in piena autonomia le scelte che riterranno opportune."

2.      Per quali motivi la Regione non tiene conto del fatto che gli anni dal 2006 a oggi hanno visto la Sardegna protagonista di grandi cambiamenti intervenuti sul versante linguistico, come per es. delle scelte sul settore della lingua sarda operate dal secondo Ente più importante della Sardegna, cioè dalla Provincia di Cagliari, che il 17 marzo 2010, ha approvato con voto unanime del suo Consiglio l'adozione della norma Campidanese della Lingua Sarda.

3.      di annullare e riscrivere immediatamente il criterio n. 3, onde non aprire contenziosi con gli Enti Locali, tenendo conto dello spirito della LSC, che vuole valorizzare, valorizza e sostiene tutte le varietà linguistiche parlate e scritte in uso nel territorio regionale.

 

Cagliari, 19 settembre 2012

 

 

On. Marco Espa

On. Giuseppe Cuccu

On. Mario Bruno

 





16 settembre 2012

Giudice di Pace, chiude la sede della Trexenta

L'Unione Sarda, 16 settembre 2012

Protesta del Pd

Giudice di Pace, chiude la sede della Trexenta

Adesso non c'è più nulla da fare: l'ufficio del giudice di pace di Senorbì è destinato a scomparire. Sulla Gazzetta ufficiale del 12 settembre sono annunciati i decreti legislativi che disciplinano la riorganizzazione dei tribunali e la nuova articolazione degli uffici dei giudici di pace. In Sardegna verranno soppresse 42 sedi. Su richiesta del circolo Pd di Senorbì la questione è da subito finita sul tavolo del presidente della Regione Ugo Cappellacci e nei banchi del Parlamento per via delle interrogazioni presentate dal consigliere regionale Marco Espa e dal deputato Amalia Schirru. Il consiglio comunale di Senorbì ha coinvolto nella protesta le amministrazioni vicine. «Il problema non riguarda solo Senorbì, ma l'intera area che comprende la Trexenta e il Gerrei, per questo motivo, quando i tagli non erano definitivi, siamo intervenuti presentando un documento unitario come Unione dei Comuni Trexenta», ricorda il sindaco Walter Carta. Il provvedimento tanto contestato poteva, almeno in linea teorica, essere scongiurato solo se le amministrazioni della circoscrizione Trexenta e Gerrei avessero acconsentito di accollarsi le spese. Costi troppo elevati per le già martoriate casse comunali dei piccoli centri. «Una proposta assurda e irrealizzabile che nascondeva una verità scomoda e ingiusta: il ministero della Giustizia aveva deciso e non c'era nulla da fare per evitare il taglio», conclude Carta. (sev. sir.)