26 luglio 2008

Betile:quanto è credibile il Mauro Pili "castigatore dei copioni"?


Cagliari, 26 luglio 2008
Registriamo in questi giorni uno straordinario scoop realizzato da
Mauro Pili: grazie a un'indagine attenta e implacabile, l'on.
detective ha infatti scoperto che Zaha Hadid, vincitrice del Pritzker
Architecture Prize, del Blueprint Award-Architect of the Year, del
WIRED Rave Award, del RIBA Worldwide Award, membro della Royal Academy
of Arts di Londra, si esprime attraverso un suo peculiare linguaggio
progettuale. Pili lo ha dimostrato in modo definitivo e inconfutabile,
scaricando da Internet ben otto fotografie in cui si vede che in
diverse architetture della Hadid compaiono quelle che lui stesso ha
acutamente definito "…le solite sinuosità, le curve più o meno
azzardate, gli spazi più meno inutili".
La rivelazione è sicuramente sconvolgente; e tuttavia, se Mauro Pili
oltre a Google frequentasse anche qualche testo divulgativo di storia
dell'arte o dell'architettura, saprebbe che esiste una relazione
stretta tra l'idea di un'architettura, e il linguaggio che si adotta
per realizzarla.
Ciò che differenzia l'architettura dall'edilizia comune è infatti
proprio questa valenza linguistica: l'architettura è un sistema di
simboli che, per mezzo dei significati delle singole parti componenti
e delle regole grammaticali utilizzate per combinarle, si articola in
frasi, periodi, discorsi, identificabili in materiali, elementi
costruttivi e strutture.
Oggi come nel passato, la ricerca progettuale di ciascun architetto si
è sempre concretizzata nel tentativo di costruire un linguaggio
architettonico capace di rendere riconoscibile e leggibile ogni sua
singola opera.
Se l'on. Pili avesse una vaga consapevolezza di tutto ciò, troverebbe
del tutto logico che le diverse opere di uno stesso progettista
contengano elementi comuni e riconoscibili, che le distinguono da
opere di altri architetti che "parlano" linguaggi differenti.
L'on. Pili accetti un suggerimento: allarghi un poco lo spettro delle
sue ricerche su Internet, e scoprirà che dopo la Hadid potrà
smascherare figure del calibro di Frank Gehry, Richard Rogers, Tadao
Ando, Le Corbusier, Filippo Brunelleschi, Francesco Borromini, Andrea
Palladio e tantissimi altri architetti che in tutte le epoche storiche
hanno "copiato" se stessi.
Sarebbe facile continuare a ironizzare su questo Mauro Pili in
versione "castigatore dei copioni" rilevando che almeno architetti
come la Hadid citano se stessi, mentre Pili salì alla ribalta delle
cronache per aver copiato e fotocopiato maldestramente i programmi di
Formigoni.
Ma forse non c'è granché da scherzare su questa ridicola "denuncia",
priva di qualunque fondamento e a dir poco sgangherata culturalmente.
Infatti l'iniziativa rivela che, pur di colpire i suoi concorrenti
nella corsa alla Presidenza della Regione (Renato Soru e Emilio
Floris), Pili è capace di tentare di affondare un importante progetto
di riscatto del quartiere di Sant'Elia e quindi dell'intera città di
Cagliari, con un cinismo politico inaccettabile.

Roberto Murru
Coordinamento Regionale
PD Sardegna

Marco Espa
Consigliere Regionale della Sardegna
e del Comune di Cagliari
PD - Partito Democratico

16 luglio 2008

Parla una persona uscita dal coma: "Cancella le nostre speranze"

Non posso fare a meno di dare la parola a una persona, considerata in coma irreversibile da tutti i medici, la cui famiglia aveva chiesto durante la trasmissione Porta a Porta alla quale partecipammo l'eutanasia per mancanza di sostegno. Salvatore Crisafulli www.salvatorecrisafulli.it, vi invito a dare un'occhiata al suo sito per capire cosa prova una persona in coma e che viene considerata assolutamente senza alcuna relazione con il mondo esterno
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La Sentenza di Morte emessa dal Tribunale di Milano nei confronti di Eluana Englaro è veramente agghiacciante, fa venire i brividi cancellando definitivamente le nostre speranze e condannando duramente tutti i disabili gravissimi, mi chiedo cosa ne sanno i Tribunali e la Scienza Medica dello Stato Vegetativo? di cosa si sono accertati? esistono dei parametri! e dei criteri validi per confermarne l'irreversibilità? Assolutamente NO.

Rimango scioccato dal duello che appare solamente tra il Sig Englaro e la Chiesa, e noi protagonsti direttamente coinvolti, nulla di tutto ciò,

Staccare il sondino che porta l'alimentazione sarà una morte veramente atroce, la definirei alquanto orribile.

La definizione di Stato Vegetativo PERMANENTE si riferisce invece ad una prognosi sottoposta a gravi margini di errore.

Non esistono tutt’oggi validi criteri per accertare l'irreversibilità del Coma e dello Stato Vegetativo.

Prova schiacciante senza ombra di dubbio è la mia storia, quest'ultima confermata anche da Bob Schindler fratello di Terri Schiavo.

Oggi ho quasi 43 anni, sono stato vittima di uno spaventoso incidente stradale (come Eluana Englaro Glaswos Coma scale di 3-4 grado) avvenuto a Catania l’11 settembre del 2003, riportando danni assonali diffusi che interessava anche la ragione ponto-mesencefalica entrando in coma, successivamente trapassando lo stato vegetativo permanente. Ho vissuto nell'incubo per quasi due anni, incredibilmente nel 2005, mi risveglio e riesco a raccontare che io sentivo e capivo tutto.

Durante il mio stato vegetativo io avvertivo e sentivo di avere fame e sete, non avvertivo solamente il sapore del cibo,

Finalmente oggi riesco a sentire il sapore del cibo perchè riesco ad essere nutrito dalla bocca (fino ad oggi sono portatore di PEG).

Io sentivo ma nessuno mi capiva. Capivo cosa mi succedeva intorno, ma non potevo parlare, non riuscivo a muovere le gambe, le braccia e qualsiasi cosa volevo fare, ero imprigionato nel mio stesso corpo proprio come lo sono oggi.

Provo con tutta la mia disperazione, con il pianto, con gli occhi, ma niente, i medici troncavano ogni speranza, per loro ero un "vegetale" e che i miei movimenti oculari erano solo casuali, insomma non ero cosciente.

Sentivo i medici dire che la mia morte era solo questione di tempo, ed iniziavo ad aprire e chiudere gli occhi per attirare l'attenzione di chi mi stava attorno. I medici parlavano sempre di stato vegetativo permanente ed irreversibile, lo ribadivano e lo scrivevano.

Io riesco a comunicare tramite un computer, selezionando con gli occhi le lettere sullo schermo.
Oggi a distanza di quasi 5 anni vivo da paralizzato, la mia patologia è quella che si chiama sindrome assimilabile alla Loked.in “uomo incatenato”. La mia storia la raccontai anche a Piergiorgio Welby, supplicandolo “inutilmente” di lottare per la vita.

Dal mio letto di quasi resuscitato alla vita, voglio gridare a tutto il mondo il mio straziante e silenzioso urlo.

Questa sentenza di morte emessa nei confronti di Eluana Englaro è veramente una sentenza agghiacciante, se applicata, si inizia la nuova era dell'eutanasia con l'eliminazione di tutti i disabili gravissimi che aspettano e sperano anche nella scienza.

Il mio è il pensiero semplice di chi ha sperimentato indicibili sofferenze fisiche e psicologiche, di chi è arrivato a sfiorare il baratro oltre la vita ma era ancora vivo, di chi è stato lungamente giudicato dalla scienza di mezza Europa un vegetale senza possibile ritorno tra gli uomini e invece sentiva irresistibile il desiderio di comunicare a tutti la propria voglia di vivere.

Durante quegli interminabili due anni di prigionia nel mio corpo intubato e senza nervi, ero io il muto o eravate voi, uomini troppo sapienti e sani, i sordi? Ringrazio i miei cari che, soli contro tutti, non si sono mai stancati di tenere accesa la fiammella della comunicazione con questo mio corpo martoriato e con questo mio cuore affranto, ma soprattutto con questa mia anima rimasta leggera, intatta e vitale come me la diede Iddio.

Ringrazio chi, anche durante la mia "vita vegetale", mi parlava come uomo, mi confortava come amico, mi amava come figlio, come fratello, come padre.

Dove sarebbe finita l’umana solidarietà se coloro che mi stavano attorno durante la mia sofferenza avessero tenuto d’occhio solo la spina da sfilare del respiratore meccanico, pronti a cedermi come trofeo di morte, col pretesto che alla mia vita non restava più dignità?

La mia famiglia sfidava la scienza e la statistica dei grandi numeri svenandosi nel girovagare con me in camper per ospedali e ambulatori lontani. Urlando in TV (porta a porta e similari) minacce e improperi contro la generale indifferenza per il mio stato d’abbandono.

Vi ricordate di quel piccolo neonato anencefalico di Torino, fatto nascere per dare inutilmente e anzitempo gli organi e poi morire? Vi ricordate che dalla sua fredda culla d’ospedale un giorno strinse il dito della sua mamma, mentre i medici quasi sprezzanti spacciavano quel gesto affettuoso per un riflesso meccanico da avvizzita foglia d’insalata? Cara Mamma, quando mi coprivi di baci e di preghiere, anch’io avrei voluto stringerti quella mano rugosa e tremante, ma non ce la facevo a muovermi, né a parlare, mi limitavo a regalarti lacrime anziché suoni. Erano lacrime disprezzate da celebri rianimatori e neurologi, grandi "esperti" di qualità di vita, ma era l’unico modo possibile di balbettare come un neonato il mio più autentico inno all’esistenza avuta in dono da te e da lui.

Sì, la vita, quel dono originale, irripetibile e divino che non basta la legge o un camice bianco a togliercela, addirittura, chissà come, a fin di bene, con empietà travestita di finta dolcezza.

Credetemi, la vita è degna d’essere vissuta sempre, anche da paralizzato, anche da intubato, anche da febbricitante e piagato.

Signor Presidente della Repubblica, solo il suo intervento (ma con i fatti) potrà evitare ulteriori richiste di eutanasia, in alternativa ordini di chiudere tutti i reparti di rianimazione.

16 Luglio 2008

10 luglio 2008

NO alla morte di Eluana!

Alcune riflessioni a caldo su Eluana Englaro: la corte d'appello civile di Milano ha deciso che l'alimentazione artificiale è per una persona con gravissima disabilità, non un diritto, ma un accanimento terapeutico.

I mass media dicono molte inesattezze e vorrei dare un contributo per capire meglio le cose.
Come al solito si dice: staccare la spina. Non c'è nessuna spina da staccare!
Si parla di staccare la spina quando invece non c'è alcun meccanismo artificiale che tiene in vita Eluana, è solo il diritto ad essere idratata e alimentata. Eluana viene ben accudita, esce dalla sua stanza, dorme, si sveglia. Come un neonato o come centinaia e centinaia di nostri figli che sono alimentati nello stesso identico modo. Se non le darai da mangiare e da bere ovviamente morirà.

Siamo da sempre, come genitori vicini al dolore del papà di Eluana, ricordando il giorno nel quale ci siamo incontrati televisivamente io ed Ada, mia moglie, con la presenza di Chiara, mia figlia, da Bruno Vespa nel suo "Porta a Porta". La pensavamo diversamente ma ci sentiamo con una esperienza molto simile. Allora era Terry Schiavo l'argomento. Fatta morire di sete e di fame da un giudice americano.

E ora un tribunale italiano, in dispregio al diritto all'idratazione e alla nutrizione (che non è polmone d'acciaio o altre apparecchiature elettriche) recentemente sancito dalla Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, ha deciso che Eluana dovrà morire di sete e di fame. E' incredibile questa soluzione. Che soluzione è questa, far morire di sete e di fame? Si parla di diritto, di modernità, ma di cosa? Come può un essere umano lasciato morire di stenti, come capitò a Terry Schiavo che mori dopo ben 15 giorni? Che segnale si da alle migliaia e migliaia di persone con disabilità che alimentati nello stesso modo lottano per ottenere dalle istituzioni e dalla politica il diritto a vivere ed ad essere ben assistiti?

Sbaglia chi divide il dibattito tra laici e cattolici. La difesa della vita è un valore di tutti, un valore umano. La politica deve dare risposte, non i tribunali. Solo in Sardegna ci sono circa 200 persone con disabilità in una situazione analoga o più grave di quella di Eluana. Dobbiamo occuparci di questi temi ai confini della vita. In Sardegna come in Italia. Le persone con disabilità grave e gravissima chiedono non il diritto di morire ma il sostegno per vivere. Facciamoci carico: mi impegnerò come genitore ma ancor più come rappresentante istituzionale.
Non dobbiamo giudicare la persona, mai, ma... il tribunale sbaglia. Leggere come il tribunale autorizza alla morte Eluana fa venire i brividi: la riporto integralmente. Bisogna opporsi, non al papà di Eluana, ma alla decisione del Tribunale.

Marco Espa
http://marcoespa.blogspot.com/

Le istruzioni per "staccare la spina". Nell'ultima pagina del provvedimento col quale la Corte d'Appello di Milano autorizza la sospensione dell'alimentazione forzata a Eluana Englaro, i giudici scrivono anche una sorta di 'prontuario' al quale attenersi nel momento in cui si "staccherà la spina" che tiene in vita la giovane. Nel paragrafo intitolato "disposizioni accessorie cui attenersi in fase attuativa", i giudici scrivono: "(...) in accordo con il personale medico e paramedico che attualmente assiste o verrà chiamato ad assistere Eluana, occorrerà fare in modo che l'interruzione del trattamento di alimentazione e idratazione artificiale con sondino naso-gastrico, la sospensione dell'erogazione di presidi medici collaterali (antibiotici o antinfiammatori ecc.) o di altre procedure di assistenza strumentale avvengano in hospice o altro luogo di ricovero confacente. (...) Durante il periodo in cui la sua vita si prolungherà dopo la sospensione del trattamento e in modo da rendere sempre possibili le visite, la presenza e l'assistenza, almeno dei suoi più stretti familiari".

8 luglio 2008

AUTOSCHEDIAMOCI TUTTI!

(Cagliari 7 luglio 2008) - Mi autoraccolgo le impronte digitali e le invio al Ministro Maroni: invito tutti i politici, per primi i colleghi del Consiglio Regionale e del Comune di Cagliari a fare altrettanto, come forma di protesta non violenta nei confronti di Maroni per il discriminatorio provvedimento che colpisce i diritti dei minori Rom ma che è un attacco ai diritti di tutti i bambini sardi e italiani.
Che chi riceve ordini di raccolte impronte disobbedisca, si rifiuti di procedere: è incredibile che vengano raccolte impronte digitali a minori cittadini italiani o appartenenti alla comunità europea, cittadini europei come molti Rom sono. RABBRIVIDIAMO AL RICORDO DI ALTRI CENSIMENTI DEL PASSATO.

Ciò che sta avvenendo in Sardegna con lo sgombero forzato di sei famiglie mandate allo sbando da un comune all'altro, come appestati, difese con tenacia da un sacerdote e dalle organizzazioni della Chiesa e del volontariato sono un campanello di allarme razzismo anche per noi: per questo dobbiamo alzare la nostra voce in difesa dei diritti umani di chi vive nel nostro territorio: la questione non riguarda solo i rom ma tutti. Sono sicuro che il Presidente della Commissione Diritti Civili del Consiglio Regionale saprà prendere insieme a noi Consiglieri l'iniziativa. Bene le risorse stanziate dalla Regione.

Voglio inoltre ricordare: la convezione sui diritti dell’infanzia, ratificata dall’Italia, dispone, all’articolo 16, che “nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie o illegali nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza, e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione.” La schedatura forzata e la presa di impronte digitali anche per i bambini rom un grave turbamento della coscienza dei minori coinvolti, come ricordato da Famiglia Cristiana, dalla Caritas e da tante altre organizzazioni.

Appare PRETESTUOSO giustificare la schedatura e la rilevazione delle impronte per i bambini Rom con l’argomentazione che tale misure contribuirebbero a sottrarre i fanciulli in questione dallo sfruttamento di organizzazioni criminali. A questo fine le uniche schede che servirebbero sarebbero non quelle dei prefetti, ma quelle dei presidi e direttori didattici!
In più: è stato riscontrato che le schede utilizzate riportano diciture del tutto contrarie alla nostra cultura giuridica e costituzionale, quali ad esempio l’indicazione della “religione” e quella specifica dell’”etnia”. Non sembra infatti di alcun rilievo per la salvaguardia della sicurezza la dichiarazione della confessione religiosa o dell’appartenenza etnica. Si tratta di questioni essenziali per la democrazia, la libertà ed i diritti civili, che sembravano definitivamente risolte dopo le tragedie delle persecuzioni e dei trasferimenti di popolazioni che hanno infestato il XX secolo.
La religione e l’etnia sono infatti due aspetti dell’identità che non hanno nulla a che fare con la tutela dell’ordine pubblico o con la repressione del crimine. La legge infatti punisce comportamenti illeciti, non oggettive condizioni personali o di intere comunità.


Marco Espa
Consigliere Regionale – Membro della 7° Commissione Sanità e Politiche Sociali -

3 luglio 2008

Impronte bambini Rom e caso Terralba

Ieri ho proposto ai colleghi del consiglio regionale e comunale di Cagliari come forma di protesta non violenta di autoschedarci, rilevando le nostre impronte digitali e inviandole al ministro Maroni.

Oggi ricevo questo comunicato stampa molto significativo che pubblico integralmente.

Sgomberati i Rom di Terralba: amministrazione comunale razzista

Il 1 di luglio la Giunta regionale approva lo stanziamento di 500mila euro per interventi di inclusione sociale in base alla legge 9 del 9 marzo 88 , nota legge Tiziana, a favore dei rom ospitati in campi comunali, aggiungendo tale somma al mezzo milione di euro che il Consiglio regionale ha inserito nella Finanziaria 2008, finalizzato al risanamento dei campi sosta presenti nella regione, mentre Giampietro Pili, sindaco del comune di Terralba, e, consigliere provinciale eletto nelle file dell’UDS, è riuscito finalmente a far sgombrare e distruggere un paio di baracchine di cittadini Rom, situate in un terreno privato, di proprietà degli stessi, in agro del comune di Terralba.
Dopo una battaglia giornalistica durata certamente più di un anno, il caso è diventato oramai di diffusione nazionale. La scorsa settimana, a tutta pagina, le testate locali e non, pubblicavano interviste al sindaco “minacciato di morte” dai Rom.
L’escalation si è avuta in questi giorni quando, oltre a leggere le più svariate notizie sulla pericolosità degli zingari residenti a Terralba, si è assistito attoniti a dichiarazioni e articoli che solo in un clima di razzismo plateale, come quello che vige ora in Italia, si poteva verificare.
Alle 6 famiglie Rom, oltre che allo sporcare, all’inquinare, al rendere incoltivabili i terreni prospicienti il campo, sarebbe sicuramente imputabile un grave problema di pubblica sicurezza che imperverserebbe su Terralba.
A noi pare assurdo che un primo cittadino possa fare simili affermazioni, come altrettanto troviamo irreale sapere che il signor Pili non si sia minimamente interessato a risolvere il caso in altri modi, un simile trattamento discriminatorio ci ricorda bandi medievali contro i rom.
Se è vero come pare che i cittadini Rom vivessero in situazioni igienico sanitarie al limite, e sia stato ottemperato il decreto di sgombero, ci pare assurdo che il primo cittadino non si sia massimamente operato per dare ai rom una differente soluzione abitativa, come per altro prevedono le leggi vigenti.
E’ chiaro che il signor Pili poco ha fatto, anzi oseremo dire non ha fatto niente altro se non fomentare ed incitare al razzismo, allarmando la popolazione di Terralba e di tutta la provincia.
A pochi chilometri da Terralba, in comune di S.N.Arcidano sorge un altro campo rom, uno dei primi campi sosta sardi, li da sempre le politiche comunali di amministrazioni di centrosinistra e centrodestra hanno dimostrato lungimiranza e volontà di inclusione, infatti il campo rom è operativo e funzionante, anzi annualmente il comune ottiene fondi utilizzabili per creare ulteriori infrastrutture ma soprattutto riesce a portare avanti progetti di inclusione sociale. La comunità Arcidanese deve alla presenza di numerosi minori rom il permanere in loco della scuola materna statale e scuole elementari.
Ci pare impossibile che il signor Pili ed il suo staff non sappiano dell’esistenza della legge Tiziana e degli altri finanziamenti pubblici che risolvono in modo dignitoso una problematica quasi inesistente, dato l’esiguo numero di cittadini rom ( 60 su una popolazione residente di 10mila cittadini italiani), in questa azione di ignoranza amministrativa notiamo una ferma volontà politica: reprimere il diverso.
Infatti noi che quotidianamente leggiamo la stampa non dimentichiamo l’immediata richiesta di Pili al governo nazionale al varo dei nuovissimi decreti sicurezza.
Riteniamo che le politiche agite da Pili siano errate e di chiara matrice xenofoba, infatti invece di portare sconquasso tra la cittadinanza , un buon amministratore dovrebbe tutelare tutti i cittadini, ma soprattutto dovrebbe essere attento alle possibilità di finanziamento che da l’amministrazione regionale. Un’amministrazione comunale ora come ora ha sempre necessità di fondi, soprattutto per le politiche sociali e, a nostro vedere, nessuna occasione migliore poteva essere quella sfruttare i finanziamenti previsti per tutti quei comuni che ospitano i rom. Perché con i fondi previsti per legge oltre che dare una sistemazione dignitosa ai cittadini rom si possono impiantare progetti di inclusione finalizzati alla risoluzione di problematiche conflittuali che potrebbero sorgere ma soprattutto educare al reciproco rispetto delle diversità di tutti i cittadini.
Certamente se il sindaco di Terralba è per noi colpevole di un gravissimo atto di discriminazione, non meno lo è il sindaco di Marrubiu, anch’egli sicuramente poco ospitale e con una scarsissima conoscenza delle norme di tutela dell’etnia Rom.
Si parla di stabili Ersat concessi, dopo una mediazione tra gli assessori regionali competenti ed in particolare con l’interesse dell’ assessore alla Sanità, ma il sindaco non vuole ospitare i Rom perché pare non vi siano disponibilità abitative neanche per i cittadini di Marrubiu, anche qui non si tiene conto delle leggi vigenti ma soprattutto si getta per aria la possibilità di finanziamenti regionali che potrebbero in ogni modo essere utili ad un paese come Marrubiu dove sicuramente l’inclusione sociale non è delle migliori, tanti altri sindaci interpellati hanno “ovviamente” respinto i Rom, in solidarietà con il sindaco di lavoro.
Diversamente accorso ed attento alle tematiche ci è sembrato il Prefetto, dottor Tuveri, che in ogni modo ha lavorato per cercare soluzioni.
E’ per noi grave sia l’atteggiamento e le dichiarazioni di Pili ma soprattutto il suo agire, incurante della presenza di anziani e minori, incitante l’odio razziale e la discriminazione, ricco di teorie confuse su fantomatici odio etnici e guerre tra bande di rom.
Non riusciamo a capire perché il sindaco abbia avuto questo interesse a creare un caso nazionale mentre la Sardegna si è sempre distinta per la grande civiltà nel promulgare leggi a favore dei cittadini migranti e soprattutto delle minoranze Rom.
Ebbene finalmente si è scatenato il caso Terralba, tutti i giornali ne parlano, i Rom di Terralba assurgono ad essere i più temibili d’Italia, i piu delinquenti, si leggeva di risse fra serbi e rom, quali serbi e quali rom chiediamo noi, non ci sembra proprio di conoscere cittadini serbi, probabilmente qualcuno che poco conosce le differenze culturali delle etnie rom addita come serbi tutti i rom di religione ortodossa.
Non riusciamo a capacitarci delle motivazioni che hanno spinto il sindaco Pili a creare questo caso, non riusciamo a capacitarci perché poco si sia fatto per integrare questi cittadini.
Si è parlato dell’alto grado di rom con precedenti penali che avessero scelto come dimora Terralba, si parla di tante problemi inesistenti.
Non possiamo però rimanere a guardare, non possiamo continuare a vedere simili atti, uno dei più grandi sgomberi della Sardegna, ma soprattutto non può rimanere impunito un sindaco che allontana del proprio comune minori che comunque fino al compimento del diciottesimo anno di età hanno i medesimi diritti dei minori italiani, incurante di ogni possibile disagio ulteriore di questi giovani cittadini.
Per questi e tanti altri motivi, il nostro partito, alcune associazioni, intendono far intervenire direttamente la Comunità Europea, ma anche e soprattutto denunciare la grave violazione compiuta dal sindaco di Terralba alla Corte di Strasburgo, affinché ad ogni cittadino sia riconosciuta pari dignità ma soprattutto affinché nessun Sindaco abbia l’onere ed il diritto di intraprender e battaglie etniche e xenofobe.

Eleonora Casula
PRC SE della Sardegna
Segreteria regionale
Area Diritti ed immigrazione
Alessandro Vinci
Consigliere provinciale PRC SE Oristano