8 luglio 2008

AUTOSCHEDIAMOCI TUTTI!

(Cagliari 7 luglio 2008) - Mi autoraccolgo le impronte digitali e le invio al Ministro Maroni: invito tutti i politici, per primi i colleghi del Consiglio Regionale e del Comune di Cagliari a fare altrettanto, come forma di protesta non violenta nei confronti di Maroni per il discriminatorio provvedimento che colpisce i diritti dei minori Rom ma che è un attacco ai diritti di tutti i bambini sardi e italiani.
Che chi riceve ordini di raccolte impronte disobbedisca, si rifiuti di procedere: è incredibile che vengano raccolte impronte digitali a minori cittadini italiani o appartenenti alla comunità europea, cittadini europei come molti Rom sono. RABBRIVIDIAMO AL RICORDO DI ALTRI CENSIMENTI DEL PASSATO.

Ciò che sta avvenendo in Sardegna con lo sgombero forzato di sei famiglie mandate allo sbando da un comune all'altro, come appestati, difese con tenacia da un sacerdote e dalle organizzazioni della Chiesa e del volontariato sono un campanello di allarme razzismo anche per noi: per questo dobbiamo alzare la nostra voce in difesa dei diritti umani di chi vive nel nostro territorio: la questione non riguarda solo i rom ma tutti. Sono sicuro che il Presidente della Commissione Diritti Civili del Consiglio Regionale saprà prendere insieme a noi Consiglieri l'iniziativa. Bene le risorse stanziate dalla Regione.

Voglio inoltre ricordare: la convezione sui diritti dell’infanzia, ratificata dall’Italia, dispone, all’articolo 16, che “nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie o illegali nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza, e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione.” La schedatura forzata e la presa di impronte digitali anche per i bambini rom un grave turbamento della coscienza dei minori coinvolti, come ricordato da Famiglia Cristiana, dalla Caritas e da tante altre organizzazioni.

Appare PRETESTUOSO giustificare la schedatura e la rilevazione delle impronte per i bambini Rom con l’argomentazione che tale misure contribuirebbero a sottrarre i fanciulli in questione dallo sfruttamento di organizzazioni criminali. A questo fine le uniche schede che servirebbero sarebbero non quelle dei prefetti, ma quelle dei presidi e direttori didattici!
In più: è stato riscontrato che le schede utilizzate riportano diciture del tutto contrarie alla nostra cultura giuridica e costituzionale, quali ad esempio l’indicazione della “religione” e quella specifica dell’”etnia”. Non sembra infatti di alcun rilievo per la salvaguardia della sicurezza la dichiarazione della confessione religiosa o dell’appartenenza etnica. Si tratta di questioni essenziali per la democrazia, la libertà ed i diritti civili, che sembravano definitivamente risolte dopo le tragedie delle persecuzioni e dei trasferimenti di popolazioni che hanno infestato il XX secolo.
La religione e l’etnia sono infatti due aspetti dell’identità che non hanno nulla a che fare con la tutela dell’ordine pubblico o con la repressione del crimine. La legge infatti punisce comportamenti illeciti, non oggettive condizioni personali o di intere comunità.


Marco Espa
Consigliere Regionale – Membro della 7° Commissione Sanità e Politiche Sociali -

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