26 aprile 2010

Marco Espa a Parma - La Sardegna esporta il modello della 162? Convegno "la maggior età delle persone con disabilità"

dal sito del Comune di Parma

Convegno: La maggiore età delle persone con disabilità

Mercoledì 28 Aprile, alle ore 14,30, presso il Centro Congressi del Comune di Parma, sala A, Via Toscana, 5/a, si terrà il convegno dal titolo: “La maggiore età delle persone con disabilità”, che rientra nelle iniziative del progetto “Disability And Social Exclusion”, co-finanziato dalla Commissione Europea DG Employment, Social Affair and Equal Opportunities con il patrocinio del Comune di Parma - Agenzia Politiche a favore dei disabili.



PROGRAMMA

14.30 - 15.00: Accoglienza

15.00 - 15.10: Apertura lavori
Giovanni Paolo Bernini, Assessore Agenzia Politiche a favore dei disabili

15.10 - 15.30: Vita indipendente ed inclusione sociale
Isabella Menichini, Direttore Generale Istituto affari sociali

15.30 - 15.50: Vita indipendente: una progettualità in cammino
Claudio Caffarena, Sociologo, Consulente e Formatore “Studio Il NODO”

15.50 - 16.10: Come garantire l’autodeterminazione e la vita indipendente: i bisogni e le aspettative
Roberto Vitali, Delegato FISH

16.10 - 16.20: Coffee break

16.20 - 16.40: Dalla famiglia ad una vita “assistita” e indipendente
Angelo Gianfranco Bedin, Fondazione Don Carlo Gnocchi

16.40 - 17.00: La vita indipendente, assistita ed autonoma
Ivan Tavella, Presidente Associazione VIta indipendente

17.00 - 17.30: L’esperienza della Sardegna nella realizzazione di progetti personalizzati
Marco Espa, Vice Presidente commissione Sanità e Politiche sociali Consiglio Regionale della Sardegna.
Francesca Palmas, Centro Studi Associazione bambini celebrolesi Sardegna

17.30 - 17.50: Quali diritti per le persone con disabilità al raggiungimento della maggiore età.
Giovanni Paolo Bernini, Assessore Agenzia Politiche a favore dei disabili

17.50 - 18.20: Esperienze di vita indipendente
Lorena La Penna
Natascia Tolasi

18.20 - 18.30: Conclusioni
Giovanni Paolo Bernini, Assessore Agenzia Politiche a favore dei disabili
Isabella Menichini, Direttore generale Istituto per gli Affari Sociali

18 aprile 2010

I bambini esclusi: scegliamo da che parte stare

I bambini sempre sotto tiro, anche nei proprio diritti fondamentali.
Nel Bresciano, ad Adro per quaranta bimbi di asilo ed elementari niente pasto con i compagni, su ordine del sindaco della Lega, fino a quando le famiglie non si decideranno a saldare le rette arretrate. Ma nella stessa comunità un imprenditore non ce l’ha fatta più. Ha saldato il debito della mensa con discrezione, senza prestarsi ad alcuna apparizione sui media, ma ha scritto una lettera così ‘diretta’ e così ‘vera’ (per accompagnare e spiegare il suo atto di donazione) che non si può commentare: possiamo soltanto chiederci, anche noi senza rumore ma con la stessa onestà, da che parte stiamo. Prima che anche da noi diventi "normale" una pazzia come questa.
Marco Espa

qui sotto la lettera dell'imprenditore
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Io non ci sto e pago la mensa ai bambini esclusi

Un cittadino di Adro


Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità.

Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film "L’albero degli zoccoli". Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità e inoltre ho guadagnato soldi per vivere bene.

È per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica.

A scanso di equivoci, premetto che:

- Non sono «comunista». Alle ultime elezioni ho votato per Formigoni. Ciò non mi impedisce di avere amici di tutte le idee politiche. Gli chiedo sempre e solo da condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona.

- So perfettamente che fra le 40 famiglie alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti. Alcuni sono milionari e vogliono anche fare la morale agli altri. In questo caso, nel dubbio sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, ma lo chiedo con fermezza ed educazione cercando di essere il primo a rispettarle. E tirare in ballo i bambini non è compreso nell’educazione.

Ho sempre la preoccupazione di essere come quei signori che seduti in un bel ristorante se la prendono con gli extracomunitari. Peccato che la loro Mercedes sia appena stata lavata da un albanese e il cibo cucinato da un egiziano. Dimenticavo, la mamma è a casa assistita da una signora dell’Ucraina.

Vedo attorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha di meno. Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazisti non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo in fondo chiedere di mettere una stella gialla sul braccio agli ebrei non era poi una cosa che faceva male.

I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono. Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno, prima con la taglia, poi con il rifiuto del sostegno regionale, poi con la mensa dei bambini, ma potrei portare molti altri casi.

Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo? Che non mi vengano a portare considerazioni «miserevoli». Anche il padrone del film di cui sopra aveva ragione. La pianta che il contadino aveva tagliato era la sua. Mica poteva metterla sempre lui la pianta per gli zoccoli. (E se non conoscono il film che se lo guardino).

Ma dove sono i miei sacerdoti. Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocifisso con qualche etto di razzismo. Se esponiamo un bel rosario grande nella nostra casa, poi possiamo fare quello che vogliamo? Vorrei sentire i miei preti «urlare», scuotere l’animo della gente, dirci bene quali sono i valori, perché altrimenti penso che sono anche loro dentro il «commercio».

Ma dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare «partito dell’amore». Ma dove sono i leader di quella Lega che vuole candidarsi a guidare l’Italia. So per certo che non sono tutti ottusi ma che non si nascondano dietro un dito, non facciano come coloro che negli anni 70 chiamavano i brigatisti «compagni che sbagliano».

Ma dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro? Se credono davvero nel federalismo, che ci diano le dichiarazioni dei redditi loro e delle loro famiglie negli ultimi 10 anni. Tanto per farci capire come pagano le loro belle cose e case. Non vorrei mai essere io a pagare anche per loro. Non vorrei che il loro reddito (o tenore di vita) venga dalle tasse del papà di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1.200 euro al mese (regolari).

Ma dove sono i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l’amministrazione per non trovare i soldi per la mensa. Ma da dove vengono tutti i soldi che si muovono, e dove vanno? Ma quanto rendono (o quanto dovrebbero o potrebbero rendere) gli oneri dei 30.000 metri cubi del laghetto Sala. E i 50.000 metri della nuova area verde sopra il Santuario chi li paga? E se poi domani ci costruissero? E se il Santuario fosse tutto circondato da edifici? Va sempre bene tutto? Ma non hanno il dubbio che qualcuno voglia distrarre la loro attenzione per fini diversi. Non hanno il dubbio di essere usati? E’ già successo nella storia e anche in quella del nostro paese.

Il sonno della ragione genera mostri.

Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto, ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche. Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro. Sono come i genitori di quei bambini. Ma che almeno non pretendano di farci la morale e di insegnare la legalità perché tutti questi begli insegnamenti li stanno dando anche ai loro figli.

E chi semina vento, raccoglie tempesta!

I 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione del servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L’età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quel giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi? E se non ce lo volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso. E’ anche per questo che non ci sto.

Voglio urlare che io non ci sto. Ma per non urlare e basta ho deciso di fare un gesto che vorrà pure dire poco ma vuole tentare di svegliare la coscienza dei miei compaesani.

Ho versato quanto necessario a garantire il diritto all’uso della mensa per tutti i bambini, in modo da non creare rischi di dissesto finanziario per l’amministrazione. In tal modo mi impegno a garantire tutta la copertura necessaria per l’anno scolastico 2009/2010. Quando i genitori potranno pagare, i soldi verranno versati in modo normale, se non potranno o vorranno pagare il costo della mensa residuo resterà a mio totale carico. Ogni valutazione dei vari casi che dovessero crearsi è nella piena discrezione della responsabile del servizio mensa.

Sono certo che almeno uno dei quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore, o infermiere e il suo solo rispetto varrà la spesa. Ne sono certo perché questi studieranno mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca o a bearsi con i valori del «grande fratello».

Il mio gesto è simbolico perché non posso pagare per tutti o per sempre e comunque so benissimo che non risolvo certo i problemi di quelle famiglie. Mi basta sapere che per i miei amministratori, per i miei compaesani e molto di più per quei bambini sia chiaro che io non ci sto e non sono solo.

Molto più dei soldi mi costerà il lavorìo di diffamazione che come per altri casi verrà attivato da chi sa di avere la coda di paglia. Mi consola il fatto che catturerà soltanto quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo. Posso sopportarlo. L’idea che fra 30 anni non mi cambino il pannolone invece mi atterrisce.

Ci sono cose che non si possono comprare. La famosa carta di credito c’è, ma solo per tutto il resto.

12 aprile 2010

Marco Espa porta in Consiglio comunale la denuncia di Striscia la notizia sull'impossibilità di accesso dei disabili agli autobus CTM


Gruppo Consiliare PD
Comune di Cagliari
 
 
La denuncia di Striscia la Notizia arriva sui banchi del Consiglio comunale
 
Il consigliere Marco Espa ha presentato un'interrogazione urgente sull'impossibilità per i cittadini cagliaritani disabili di accedere agli autobus del CTM dotati di scivolo. Tale incresciosa situazione è stata denunciata dalla trasmissione "Striscia la notizia" nell'edizione di sabato 10 aprile ed il servizio è consultabile sul sito http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoflv.shtml?2010_04_cocco10.flv .
Riportiamo di seguito l'interrogazione, con preghiera di pubblicazione.

INTERROGAZIONE URGENTE

sull'impossibilità di accesso dei disabili agli autobus del CTM

Premesso che

  • Sabato scorso la trasmissione "Striscia la notizia", in onda su Canale 5, ha trasmesso un servizio da cui è emersa una denuncia sul fatto che i disabili non hanno accesso agli autobus, dotati di scivolo, del CTM. Il servizio è consultabile su internet collegandosi al sito  http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoflv.shtml?2010_04_cocco10.flv ;

  • La telecamera nascosta della trasmissione ha raccolto le testimonianze di alcuni autisti che hanno spiegato che il CTM, anziché acquistare le pedane elettriche manovrabili direttamente dal posto di guida, ha fatto montare sugli autobus quelle manuali che prevedono che l'autista fermi il mezzo, scenda dalla propria postazione e azioni manualmente lo scivolo;

  • Gli autisti sono privi di assicurazione per eseguire tali manovre e, pertanto, nel caso di incidente la responsabilità ricade su di loro.

Considerato che

  • In questo contesto il fatto che un disabile possa o meno accedere agli autobus dipende dalla disponibilità e dalla sensibilità di ciascun autista e questo non può essere un'opzione per un servizio pubblico di trasporto che deve garantire pari opportunità e non discriminazione a tutti i cittadini cagliaritani, in qualunque condizioni essi siano.

  • Tale situazione viola il diritto alla mobilità delle persone con disabilità cagliaritane, violando la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, già in vigore in quanto ratificata dallo Stato italiano con legge 3 marzo 2009, n. 18, che non può essere sottoposto ad alcuna logica aziendalistica di presunto risparmio.

INTERROGO il Sindaco e l'Assessore competente per sapere 

  • Se fossero a conoscenza di tale incresciosa situazione e della giusta denuncia proveniente dalla trasmissione "Striscia la notizia";

  • Considerata la presenza di numerosi autobus forniti di pedana a scorrimento manuale subito disponibili per la circolazione in città (non è quindi necessario attendere l'acquisto di nuovi autobus), quali azioni urgentissime intendano intraprendere sull'azienda CTM per garantire anche alle persone con disabilita il diritto alla mobilità, che è dovuto per legge e non è quindi una opzionale concessione, anche attraverso la regolarizzazione della copertura assicurativa immediata degli autisti del CTM.

F.to

Marco Espa



Cagliari 12 aprile 2010

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