17 novembre 2009

Il Betile, il Maxxi e Zaha Hadid. Come Cagliari ha perso la grande occasione.


Habemus MAXXI, cosi scrive entusiasticamente nei giorni scorsi "il Giornale" di Vittorio Feltri nel decantare "l'emozione senza pari" nel percorrere l'interno dell'ultima realizzazione di uno dei più grandi architetti contemporanei viventi, il premio Pritzker Zaha Hadid. Il MAXXI di Roma, lo straordinario museo dell'arte contemporanea che sarà aperto al pubblico a marzo del 2010. Ma gli attuali amministratori capitolini, sindaco, assessori, rigorosamente di centrodestra, non si sono persi l'occasione di fare una entusiastica preapertura solo per la stampa, plaudendo coralmente insieme al ministro Bondi all'ultimo capolavoro dell'iraniana che renderà ancora più bella la città eterna. Poco giustamente gli importa che il progetto proviene da amministrazioni comunali e nazionali del centrosinistra che li hanno preceduti. Si godono, e fanno bene, la bellezza delle cose che valgono, che rimangono nel tempo. A Cagliari invece, molti dei nostri amministratori del centrodestra comunali e regionali, in Regione e in Comune ci sono andati giù duro contro la straniera usurpatrice per il Museo del Betile, fino ad affossarlo insieme al master plan per Sant'Elia da 220 milioni di euro e 1200 posti di lavoro, gia firmato da Soru e il sindaco che poi fece marcia indietro, tutti presi nella indecorosa propaganda elettorale antisoriana, senza guardare la bellezza delle cose. "Vogliamo gli ingegneri sardi, volete stuprare il paesaggio di Cagliari con l'ecomostro del Betile di una improbabile archistar", ci hanno detto. Ditelo ora a Bondi, Alemanno, Feltri. Il Betile poteva essere il riscatto di Sant'Elia, il primo passo verso l'integrazione della zona più emarginata di Cagliari. Pensiamo per esempio a Bilbao, una città che dopo una fase di declino legato alla crisi delle sua economia industriale, ha ricostruito una propria vocazione e un percorso di crescita e di nuova immagine internazionale. Non c'è dubbio che il rilancio di Bilbao abbia trovato una rappresentazione, a livello locale e internazionale, nell'immagine del museo Guggenheim realizzato da Frank Gehry, una delle architetture contemporanee più note in tutto il mondo. Una grande opera architettonica – e un sapiente marketing urbano – hanno riscattato Bilbao dal rischio di marginalizzazione e declino. Invece a Cagliari, dopo aver scempiato il Poetto con il ripascimento, pensavano a fare propaganda, non al benessere dei cittadini. Una grande occasione di sviluppo per Cagliari e per la Sardegna persa vergognosamente. Complimenti, ne siete gli unici responsabili.






per

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Marco, io, ad esempio, sono una di quelle che appena ha visto le immagini del Betile ha pensato: certo che visto così, pensato così, non ci azzecca niente...E poi... che nome...Il Betile a Sant'Elia, quasi fosse qualcosa di importato, bello bello messo lì.
Perché?
Forse perchè quando si presenta un'opera così monumentale (penso in questo momento ai vari plastici realizzati per il ponte sullo Stretto) lo si dovrebbe fare GUARDANDO DAL MARE e IMMAGINANDO CHE COSA un turista VEDE arrivando DAL MARE su una di quelle bellissime navi non necessariamente da crociera. O VEDREBBE. Al tramonto o di notte, preferibilmente.
Quello che vede di giorno lo vediamo tutti, anche senza essere mai saliti una nave della Tirrenia, ad esempio. Quello che vedrebbe?
Te la immagini quella parte della costa con quegli edifici, abitati da persone, parte della nostra società civile, dico, quella parte di città, quegli edifici, anche solo dipinti di bianco, sulla facciata di ciascun edificio- quasi come mosaici illuminati, anzi proprio mosaici fatti di vetri, anche riciclati,che raffigurano alghe e paesaggi sottomarini (piccole stelle marine o 1 grande, e poi tante conchiglie sparse illuminate o anche solo il numero giusto, tante quante sono le facciate degli edifici prospicienti al mare tutte diverse-non è necessario guardare quelle che il nostro fondale marino ci ha restituito dopo il ripascimento, potrebbe essere doloroso.
Potrei continuare.
Penso che questo sarebbe il nostro vero museo del Mediterraneo dove si contempla dall'esterno e anche dall'interno.
Forse sarebbe o per certi versi lo è già il vero Bet'el.
Continuiamo ad augurarci che l'intelligenza e il buon gusto dei nostri amministratori non affossi il progetto del Betile, sarebbe davvero un grosso fallimento per ciascun membro della società civile. Più che altro una grossa mancanza verso le nuove generazioni che, senza il bello e il buono, non riescono più neanche ad apprezzare l'essenziale.


Nicoletta

Anonimo ha detto...

Ciao Marco, io, ad esempio, sono una di quelle che appena ha visto le immagini del Betile ha pensato: certo che visto così, pensato così, non ci azzecca niente...E poi... che nome...Il Betile a Sant'Elia, quasi fosse qualcosa di importato, bello bello messo lì.
Perché?
Forse perchè quando si presenta un'opera così monumentale (penso in questo momento ai vari plastici realizzati per il ponte sullo Stretto) lo si dovrebbe fare GUARDANDO DAL MARE e IMMAGINANDO CHE COSA un turista VEDE arrivando DAL MARE su una di quelle bellissime navi non necessariamente da crociera. O VEDREBBE. Al tramonto o di notte, preferibilmente.
Quello che vede di giorno lo vediamo tutti, anche senza essere mai saliti una nave della Tirrenia, ad esempio. Quello che vedrebbe?
Te la immagini quella parte della costa con quegli edifici, abitati da persone, parte della nostra società civile, dico, quella parte di città, quegli edifici, anche solo dipinti di bianco, sulla facciata di ciascun edificio- quasi come mosaici illuminati, anzi proprio mosaici fatti di vetri, anche riciclati,che raffigurano alghe e paesaggi sottomarini (piccole stelle marine o 1 grande, e poi tante conchiglie sparse illuminate o anche solo il numero giusto, tante quante sono le facciate degli edifici prospicienti al mare tutte diverse-non è necessario guardare quelle che il nostro fondale marino ci ha restituito dopo il ripascimento, potrebbe essere doloroso.
Potrei continuare.
Penso che questo sarebbe il nostro vero museo del Mediterraneo dove si contempla dall'esterno e anche dall'interno.
Forse sarebbe o per certi versi lo è già il vero Bet'el.
Continuiamo ad augurarci che l'intelligenza e il buon gusto dei nostri amministratori non affossi il progetto del Betile, sarebbe davvero un grosso fallimento per ciascun membro della società civile. Più che altro una grossa mancanza verso le nuove generazioni che, senza il bello e il buono, non riescono più neanche ad apprezzare l'essenziale.


Nicoletta