28 ottobre 2008

APPROVATA LA LEGGE SULL'ALLUVIONE DAL CONSIGLIO REGIONALE


Approvata ieri notte la legge tanto attesa per i primi risarcimenti alle famiglie disastrate (leggi il testo completo sotto): 15000 euro subito, in tempi brevissimi, per mobili, elettrodomestici, ecc; 25000 euro per i danni alla casa; si alla commissione d'inchiesta e risarcimento alle vittime umane analogamente alla legge sui morti del lavoro. Sotto una sintesi del mio intervento in aula. Grazie a tutti dei messaggi e della solidarietà.

ESPA (PD) : NOI, GLI SFOLLATI DI FRUTTI D'ORO E RIO SAN GIROLAMO SIAMO COME NEI TEMPI DI GUERRA.

SUBITO GLI AIUTI PER LE FAMIGLIE CHE HANNO PERSO TUTTO

SUBITO COMMISSIONE D'INCHIESTA SU CHI HA PERMESSO LOTTIZZAZIONI MATTONARE DEL TERRITORIO DI CAPOTERRA.

(Cagliari 29 OTTOBRE 2008) – Oggi nel mio intervento in aula in Consiglio regionale mi sono ritrovato a constatare di essere uno sfollato, come mio padre nei tempi di guerra. Sono stato colpito in pieno dal rio san Girolamo. E insieme a me centinaia di vicini di casa, ancora spalando fango, senza luce, senz'acqua , senza nulla. Operai, professionisti, insegnanti, impiegati: gente normale che ha acquistato o costruito regolarmente, autorizzati, a norma di legge, investendo i propri risparmi e il lavoro di una vita. Nessuno è abusivo: e oggi ci ritroviamo a pagare, qualcuno anche con la vita, colpe non nostre, quelle di chi, anni fa, aveva permesso lottizzazioni in terreni che sono proprietà del fiume. La magistratura sta facendo la sua inchiesta, noi cittadini abbiamo costituito un comitato (in via dei nibbi) che si costituirà eventualmente parte civile se verranno accertate responsabilità. E' insopportabile che la politica si sia piegata al partito del mattone, a chi dice oggi che senza mattone non c'è sviluppo: per questo ci vuole la commissione anche d'inchiesta politica, per capire cosa è successo anche 40 anni fa inizio del dissesto idrogeologico di Capoterra.

Per questo oggi c'è paura, la nostra paura che la cosa possa ripetersi. E con la morte nel cuore chiediamo che si faccia anche uno studio di delocalizzazione a costo zero per i privati danneggiati e per le relative proprietà che non possano essere in sicurezza, per ridare un futuro a persone che rischiano di non averne più.

Grandissimi i volontari, che non finiremo mai di ringraziare, commovente, è proprio vero che nelle difficoltà si riacquistano valori e relazioni che nella quotidianità sembrano perduti.
Bene il disegno di legge della giunta: e subito i finanziamenti, subito con procedure rigorose (che risarciscano i veri danneggiati) ma snelle e tempestive.

Ora è ancora tempo di ricostruire, di risarcire. Ma vogliamo giustizia, sapere perchè e chi ha fatto lottizzare il letto di un fiume. Che questo tzunami al contrario, venuto dalla montagna, non si ripeta più in nessuna parte della Sardegna.


Marco Espa

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Ecco il testo della legge approvata

LEGGE REGIONALE 28 OTTOBRE 2008
Interventi urgenti conseguenti agli eventi alluvionali e di dissesto idrogeologico del mese di ottobre 2008.
Art. 1

Interventi urgenti e autorizzazione di spesa
1. Per fronteggiare le conseguenze degli eventi alluvionali e di dissesto idrogeologico verificatisi in Sardegna nel mese di ottobre 2008, nei comuni individuati con deliberazione della Giunta regionale entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, è autorizzato lo stanziamento di euro 20.000.000 a titolo di integrazione dei finanziamenti che verranno disposti dallo Stato per le medesime finalità, con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri relativa alla dichiarazione dello stato di emergenza assunta ai sensi e per gli effetti dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225 (Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile).
2. Lo stanziamento di cui al comma 1 è destinato alle seguenti tipologie di intervento:
a) finanziamenti ai comuni per le operazioni di emergenza di cui alla legge regionale 21 novembre 1985, n. 28 (Interventi urgenti per le spese di primo intervento sostenute dai comuni, province e comunità montane in occasione di calamità naturali ed eccezionali avversità atmosferiche), e successive modifiche ed integrazioni;
b) finanziamenti ai comuni, alle province ed agli enti o società a capitale pubblico gestori di pubblici servizi, per la riparazione dei danni alle infrastrutture destinate a pubblici servizi;
c) contributi per il ristoro dei danni subiti dai privati e dalle imprese a seguito dei danni recati dalla calamità naturale alle abitazioni e alle infrastrutture.
3. Una quota, non superiore a euro 500.000, dello stanziamento di cui al comma 1, è destinata alla realizzazione di studi di maggior dettaglio delle aree dei bacini fluviali costieri con foce compresa tra i rii Masoni Ollastu - San Girolamo a ovest e il rio Is Cungiaus a est interessati dagli eventi alluvionali al fine di individuare gli interventi di sistemazione e riassetto idrogeologico da attuarsi attraverso le risorse FAS per gli anni 2007-2013, per la definitiva messa in sicurezza delle zone a maggior rischio di inondazione anche valutando la possibilità di piani di delocalizzazione degli immobili a maggior rischio idrogeologico, soprattutto quelle limitrofe ai corsi d'acqua caratterizzate da diffuse e consistenti urbanizzazioni.
4. Gli interventi previsti dal comma 2 non sono cumulabili con i benefici derivanti da garanzia assicurativa.
5. Le direttive di attuazione degli interventi di cui al comma 2 sono fissate dalla Giunta regionale, su proposta del Presidente della Regione, sentiti gli Assessori regionali competenti per materia. Le direttive stabiliscono l'importo e le modalità di erogazione dei contributi di cui alla lettera c) del comma 2, fatti salvi i parametri di aiuto stabiliti dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 1, entro i seguenti limiti d'importo:
a) contributo ai privati, a fondo perduto, per il ripristino delle unità immobiliari danneggiate, e per un importo massimo non superiore a euro 25.000;
b) contributo ai privati, a fondo perduto, per il ristoro del danno subito dai beni mobili indispensabili, compreso il danno alle autovetture, sino all'importo di euro 15.000; tale contributo è determinato in base alle perdite subite, risultanti da specifica autocertificazione da produrre ai competenti uffici regionali; la Regione provvede, per ciascun comune ed entro cinque giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, all'erogazione cumulativa dei contributi con uno o più mandati di pagamento collettivi, intestati ai creditori presso l'istituto bancario della tesoreria regionale;
c) finanziamenti a fondo perduto per favorire la ripresa delle attività delle imprese produttive, commerciali, artigianali, professionali e di servizi e per la riparazione dei danni subiti dalle relative strutture, macchinari e attrezzature, fino al massimo di euro 30.000.
Art. 2

Contributo di solidarietà istituzionale
1. A valere sullo stanziamento previsto dall’articolo 1, comma 1, ai familiari delle vittime dell'alluvione del 22 ottobre 2008 è riconosciuto il contributo di solidarietà istituzionale previsto dell'articolo 3 della legge regionale 30 maggio 2008, n. 8 (Interventi urgenti a favore dei familiari delle vittime degli incidenti sul lavoro in Sardegna e per la prevenzione degli infortuni sul lavoro).
Art. 3

Ripartizione dei finanziamenti
1. Lo stanziamento di euro 20.000.000 è iscritto in un apposito fondo istituito nello stato di previsione della spesa dell'Assessorato regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio per essere successivamente ripartito tra le UPB, istituite o da istituire, degli stati di previsione della spesa degli Assessorati, individuati con delibera della Giunta regionale da adottarsi entro trenta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, competenti all'attuazione degli interventi.
2. Il Presidente della Regione, anche in qualità di commissario delegato per il superamento dell'emergenza alluvionale, approva un programma complessivo di interventi da realizzare con i fondi di cui alla presente legge e con risorse comunitarie, nazionali, regionali e locali comunque assegnate o destinate ad interventi che siano strettamente correlati alla finalità del superamento dell'emergenza.
3. Il Presidente della Regione verifica la congruità degli stanziamenti ed accerta lo stato di attuazione del programma. Nel caso di accertata carenza e di contestuale eccedenza di disponibilità finanziarie, relativamente agli interventi autorizzati dalla presente legge, l'Assessore competente in materia di bilancio, con proprio decreto, provvede, previa deliberazione della Giunta regionale, alle necessarie variazioni compensative tra gli stanziamenti iscritti nelle relative UPB.
4. Agli interventi di cui alla presente legge si applicano le deroghe eventualmente disposte dai provvedimenti della Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della protezione civile.
Art. 4

Norma finanziaria
1. Agli oneri derivanti dall'applicazione della presente legge, quantificati in euro 20.000.000 per l'anno 2008, si fa fronte con la variazione di bilancio di cui al comma 2.
2. Nel bilancio della Regione per gli anni 2008-2011 sono introdotte le seguenti variazioni:
in diminuzione
UPB S08.01.004
Somme per le quali sussiste l'obbligo a pagare
2008 euro 20.000.000
2009 euro -----
2010 euro -----
2011 euro -----
in aumento
UPB S04.03.002
Emergenza idrica ed eventi alluvionali -Investimenti
2008 euro 20.000.000
2009 euro -----
2010 euro -----
2011 euro -----
Art. 5

Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

27 ottobre 2008

Alluvione a Capoterra - intervista a Marco Espa


La Nuova Sardegna 27/10/2008
Verso un’azione legale contro chi ha permesso di costruire nell’alveo del fiume
Frutti d’oro due, un villaggio sorto sulla foce del rio San Girolamo a Capoterra, è ancora invaso dal fango e dai detriti. Fondamentale il ruolo dei numerosi volontari


CAPOTERRA. Frutti d’oro due è un risiko di case impastate nel fango, proprio sulla foce del rio San Girolamo. A due passi c’è una spiaggia erosa fin quasi ai primi lotti, l’acqua venuta giù dalla diga di Poggio dei Pini ha cancellato i colori naturali per imporre il marrone denso della terra. Una donna si rigira nelle braccia la carrozzina del bimbo per capire se potrà salvarla, famiglie sfinite si agitano coi secchi in mezzo ai grandi bulldozer dell’esercito che sferragliano tra le vie strette, spostano cumuli di detriti e assestano i colpi di grazia alle recinzioni divelte dalla furia dell’alluvione. Sparsi qua e là suppellettili, arredi, divani, sedie e masserizie. Usciti dalla dimensione domestica è come se avessero perso sangue e identità: materiale da portar via, nient’altro. C’è dolore fra queste case disastrate. E c’è una rabbia sorda che prelude a una prossima esplosione. Azioni legali. Marco Espa, consigliere regionale del Pd, guarda quello che resta di casa sua e annuncia: «Costituiremo un comitato per avviare azioni legali contro chi a suo tempo ha rilasciato le autorizzazioni a edificare». Attorno a lui si forma un capannello di persone infangate, esauste, in mano rastrelli, vanghe e secchi: «Qui nessuno è abusivo - insiste Espa - abbiamo pagato per acquistare le aree e chiesto il permesso per ogni intervento. Se questa zona era a rischio dovevano dircelo, se Frutti d’Oro due poteva essere colpito da eventi come questo il Comune non avrebbe dovuto consentire di mettere su un solo mattone. Chiederemo i risarcimenti, ma non solo quelli». Nessuno in questo agglomerato di case realizzate senza un qualsiasi progetto urbanistico ha avuto il tempo di consultare un legale, ma sarà la prima cosa da fare una volta esaurita la fase dell’emergenza: «Se Frutti d’oro due è un rione esposto al pericolo di alluvioni devono darci la possibilità e le risorse per andarcene» avverte Espa. Una legge. Si pensa al caso di Gairo, il paese del nuorese abbandonato dagli abitanti perchè veniva giù dalla collina: «Si è sbagliato a costruire qui? Possono benissimo radere al suolo tutto e farci ricostruire le nostre case in un altro posto - aggiunge Espa - si tratta solo di metterci d’accordo e di fare una legge per trovare le risorse». Perchè in fondo Frutti d’oro è un non luogo, senza storia e senza una prospettiva. Adesso è affollato di uomini della protezione civile, militari, vigili del fuoco, operatori dell’ente foreste, tecnici dell’Enel che provano a ripristinare qualche allaccio elettrico. Ma domani? Si può continuare a vivere tranquilli in un’area aggredita da due parti: il mare che pian piano si mangia il litorale e il fiume che rivendica il suo alveo naturale, invaso di case, recinzioni, persino un orrendo supermercato allestito in un capannone di cemento che sembra una grande scatola di fiammiferi. Basterà rimettere in sicurezza la diga di Poggio dei Pini per garantire un futuro senza sorprese a questa gente? «Devono dircelo» taglia corto Espa. Ma chi glielo dirà?

E l'agro diventò una giungla di cemento – da La nuova Sardegna del 25/10/2008
Mauro Lissia
CAPOTERRA. Si chiama ancora piano di fabbricazione e risale al 6 giugno del 1969. Il sindaco di Capoterra era Felice Baire, notabile di paese e figlio di quella Dc immobiliare che ha trasformato l’hinterland in un’inestricabile jungla di cemento anonimo. Un ingegnere immobiliarista fu chiamato a elaborare il piano di fabbricazione: era Pierluigi Monni, coinvolti poi in una serie di inchieste giudiziarie per abusi edilizi. Quel piano largo e generoso classificò come zona edificabile la gran parte delle rigogliose campagne capoterresi, per la gioia delle blasonate famiglie cagliaritane che si trovarono moltiplicato per mille il valore delle antiche tenute di caccia e dei terreni agricoli ereditati dai nonni. Da area alluvionale, buona per picnic estivi e campo ideale per le doppiette, il territorio di Capoterra diventò un eldorado per imprese in vena di espansione. L’idea di fondo era di offrire spazi alternativi ai cagliaritani, senza badare troppo alla pianificazione. Ma la responsabilità di quello che appare oggi come un caso di palese malgoverno del territorio non è soltanto dell’amministrazione comunale di allora: per quanto permissivo e miope, il piano del ‘69 stabiliva comunque qualche regola. Forse persino troppe in una fase storica in cui erano pochi a parlare di difesa ambientale. Così la Regione, schierata con chi aveva fretta di trasformare la piccola Capoterra in un sobborgo verde di Cagliari, inventò la famosa ‘legge-ponte’ che consentì alle imprese di costruire saltando allegramente il rapporto di convenzione con il Comune. Una sorta di salvacondotto urbanistico grazie al quale sono nati gli agglomerati a mare di La Maddalena spiaggia, Frutti d’Oro uno, Frutti d’Oro-la Vigna e Su Spantu uno: tutta edilizia per stomaci forti. Sono passati quasi quarant’anni e le amministrazioni comunali di oggi fanno ancora i conti con quel mostruoso strumento: impossibile elaborare un piano urbanistico moderno. Chi ha provato a fermare l’avanzata delle lottizzazioni, come fece negli anni Novanta il sindaco Tore Cadoni, si è preso bombe, attentati e minacce d’ogni tipo. Chi ha terra edificabile da vendere vorrebbe avere mano libera, chi ha i soldi per costruire è convinto che i divieti non siano altro che soprusi. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti e il nubifragio del 22 ottobre - dopo quello dell’11 novembre 1999 - ha fornito una conferma drammatica e disastrosa dei consapevoli errori commessi in quei tempi: in un’area di cui 270 ettari sono classificati ‘a rischio molto elevato’ nel piano di assetto idrogeologico del 2004 si è costruito selvaggiamente e si vorrebbe continuare a costruire, come se le sciagure meteorologiche ricorrenti non avessero insegnato nulla. Dai tentativi del gruppo Berlusconi, che voleva portare seimila abitanti nella delicatissima vallata dove oggi sorge Hydrocontrol, fino alle iniziative luxury del pluri-indagato avvocato d’affari Peppetto Del Rio, che sognava un’oasi di megaville a due passi da Poggio dei Pini, la storia recente di Capoterra è segnata da incessanti controversie legate al cemento. L’ultima, nel 1992 - un’altra convenzione risulta registrata nel 1997 - ha visto l’amministrazione comunale e gli ambientalisti soccombere tristemente. Risultato: le centinaia di case costruite sullo stagno di Santa Gilla. Quasi sull’acqua, per volontà e interessi della cooperativa Mille-Cento che faceva capo all’allora semplice imprenditore edile Sergio Zuncheddu. Se nel 1970 Capoterra contava appena ottomila abitanti, oggi il sindaco Giorgio Marongiu, espresso da una coalizione di centrosinistra, è chiamato a governare servizi destinati e quasi 24 mila cittadini - 12 mila nei rioni sorti in campagna - che patiscono la bulimia edificatoria degli anni passati. Tredici lottizzazioni su seicento ettari, problemi da città metropolitana con risorse economiche da piccolo paese. Soprattutto un’esposizione al rischio di eventi meteorologici conosciuta da decenni e affrontata mai. Al contrario: un pericolo cresciuto insieme ai villaggi delle periferie, indifesi perchè messi in piedi a vanvera. Come San Gerolamo, esempio eclatante di irresponsabilità. In questi giorni è il commissario della protezione civile Guido Bertolaso e sono i geologi a spiegare il destino ineluttabile di questa frazione popolosissima. Ma non servono gli esperti per capire quanto sia sbagliato costruire centinaia di case attorno a un fiume che raccoglie le acque di due dighe, sotto il livello del mare e senza un minimo di attenzione alle norme che regolano la sicurezza idrogeologica. I documenti dicono che la lottizzazione Rio San Girolamo è il risultato di una convenzione stipulata il 3 novembre 1977 tra gli uffici di Capoterra - sindaco era il socialista Raffaele Farigu - e la società ‘Selene Agricola immobiliare srl’, oggi cessata. Il proprietario delle aree era Mario Floris, padre dell’attuale sindaco di Cagliari. Il progetto fu affidato all’ingegner Massimo Abis, amministratore della società era Francesco Cittadini e dalle visure storiche l’attività della Selene risulta essere il «miglioramento di fondi rustici e urbani». Per rendersi conto di quanto e come siano stati migliorati quei fondi basta fare un giro tra le case di San Girolamo in queste ore: non una costruzione è uscita salva dalla furia delle acque. Oggi quelle terre assomigliano a una favela brasiliana e solo un intervento finanziario massiccio e ben indirizzato potrà restituire una vita normale agli sventurati abitanti. Che non sono villeggianti agiati, ma famiglie abbagliate a suo tempo dai prezzi: a rischio com’erano, i lotti furono venduti a poco. Le case poi spuntarono come funghi, alcune messe su senza badare troppo all’immagine. Col mare a due passi e la strada di Cagliari a portata di mano, gli acquirenti non potevano immaginare che un giorno sulle loro cose sarebbe piombato il contenuto di una diga. Non potevano immaginarlo perchè nessuno glielo disse.

20 ottobre 2008

Marco Espa: soddisfazione per la decisione della Giunta di ricorrere alla Corte Costituzionale contro il Decreto Gelmini

Marco Espa, consigliere regionale del PD esprime la massima soddisfazione per la decisione della Giunta regionale di ricorrere alla Corte Costituzionale contro il decreto Gelmini inerente i tagli e la riorganizzazione della scuola in Sardegna.

Marco Espa aveva lanciato la proposta già in un comunicato stampa (clicca qui) del 15 settembre scorso, poi annunciato in Consiglio Regionale (clicca qui) il 23 settembre durante il dibattito sulla mozione del centrosinistra (poi approvata) in difesa della scuola, ipotizzando l'invadenza del governo su competenze proprie delle Regioni in materia di organizzazione.

"Bisogna resistere con tutti i mezzi. Il governo ha minacciato di nominare un commissario ad acta che potrà eliminare le scuole in ben 60 comuni della Sardegna. Una decisione irresponsabile questa del Governo nazionale che potrebbe colpire proprio il diritto costituzionale degli alunni in condizione più estrema: perchè gli alunni con disabilità integrati nelle classi dei moltissimi piccoli comuni della Sardegna vedrebbero chiudere la loro scuola e certo non potranno sobbarcarsi chilometri e chilometri per i trasferimenti: la maggior parte, a causa della propria condizione, non può farlo: vedranno cosi negato il loro diritto allo studio, per meri calcoli ragioneristici del Governo nazionale e le loro famiglie impedite a dar loro un'istruzione. La Regione si è opposta, facciamolo pacificamente ma con determinazione tutti insieme. Le famiglie sarde continuino comunque a ricorrere alla magistratura per i tagli al sostegno, abbiamo sempre vinto in passato, ci riproviamo. La Regione si prepari a un nuovo ricorso alla Consulta perchè la mozione della Lega sulle classi-ponte per gli alunni stranieri apre la strada alle classi differenziali e speciali per alunni con disabilità, dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale con le sentenze n. 215/87 e n. 266/01 "

"Ricordo che il governo ha deciso contemporaneamente di tagliare il Fondo della politiche sociali, portandolo da un miliardo di euro a 600 milioni, suscitando le proteste non solo della Sardegna (che con il governo Soru si è costruita un sistema sociale con fondi propri che fa sopportare meglio gli eventuali tagli) ma anche dell'assessore alle politiche Sociale della regione Veneto, Valdegamberi , governata dal centrodestra, che è anche il coordinatore degli assessori italiani. Valegamberi dichiara: chiederò a Tremonti e a Sacconi di non far morire i servizi sociali del Veneto, ma anche per le altre regioni di cui coordino il settore a livello nazionale, di non essere corresponsabili di un tracollo che travolgerebbe le famiglie e decenni di paziente, sapiente costruzione e programmazione di servizi territoriali, di civiltà sociale di una popolazione".

"Infine voglio ricordare l'ultima vessazione: il Governo considera molte famiglie sarde e italiane di persone con disabilità "fannullone": giusto colpire chi non fa il suo dovere negli uffici pubblici, ma Brunetta compiendo un grave atto discriminatorio nei confronti delle famiglie delle persone con disabilità, ha tagliato, con un tratto di penna, il salario accessorio e una serie di indennità connesse al diritto ai giorni di permesso per i genitori che lavorano nella pubblica amministrazione, accomunando chi vive 24 ore al giorno con l'handicap dentro casa ad un fannullone che trascorre in altre attività i giorni del lavoro. E questo con un danno almeno di 400 euro all'anno per le famiglie."

15 ottobre 2008

Il consiglio comunale di Cagliari dice no alla chiusura del Formez


Il Consiglio comunale di Cagliari dice no alla chiusura del Formez.L'ordine del giorno bipartisan (primi firmatari Marco Espa del PD e Claudio Tumatis della lista del sindaco Lavoro e quartieri), è stato approvato a larghissima maggioranza (solo tre voticontro, 23 a favore) pochi minuti fa dal consiglio comunale di Cagliari.
Un fatto importante - dichiara Marco Espa - che vede il Comune diCagliari impegnato ufficialmente per la salvaguardia di un'antenna formativa di cosi grande livello. Il ministro è stato male informato. Il Formez di Cagliari primeggia in efficacia efficienza ed economicità,con attività che riguarda non solo il territorio italiano ma anche numerosi paesi del bacino del mediterraneo.

Ora la decisione del consiglio comunale di Cagliari, governato dal centrodestra, sarà portata a conoscenza del Governoromano e del Ministro Brunetta, che aveva ventilato in una intervista a Libero proprio la chiusura della sede cagliaritana.

12 ottobre 2008

Salviamo la sede Formez di Cagliari



Ho promosso insieme ai colleghi del Consiglio Comunale di Cagliari una
iniziativa per salvare la più importante agenzia formativa pubblica
della Sardegna a servizio degli Enti pubblici. Scarica qui il testo completo dell'Ordine del Giorno

Dall'Unione Sarda del 9 ottobre
«Chiudere la sede di Cagliari del Formez sarebbe un gravissimo errore
dato che questa struttura, con costi contenuti, inferiori al 5% del
budget dell'Istituto, realizza tra il 30 e il 40% dei progetti per la
Pubblica amministrazione italiana dell'intero Ente». Accade raramente
che il Consiglio comunale si mobiliti trasversalmente con un obiettivo
condiviso. Succede ora che il governo ha deciso di chiudere la sede
locale del Formez, il centro di formazione e studi del Dipartimento
della funzione pubblica della Presidenza del consiglio dei ministri,
nell'ambito di un progetto nazionale di razionalizzazione. Così
consiglieri che di solito si azzuffano su questioni politiche, si
trovano insieme a combattere per scongiurare la serrata. Dal Prc
(Radhouan Ben Amara) a destra (Alessandro serra, An) passando per il
Pd (Marco Espa, Ninni Depau e Andrea Scano, Sinistra democratica
(Massimo Zedda, Claudio Tumatis (Lavoro e Quartieri), i centristi
dell'Udc (Massimiliano Tavolacci), i socialisti (Francesco Ballero) e
i sardisti (Claudia Zuncheddu), ricordano, in un ordine del giorno
bipartisan, che la sede regionale del Formez è conosciuta come uno dei
punti di eccellenza dell'Istituto ed opera da più di quarant'anni con
progetti e iniziative di assistenza ai processi di innovazione nella
Pubblica Amministrazione, sia a livello nazionale che internazionale».
Per i dieci consiglieri «le competenze presenti in questa sede sono
tra le più qualificate nelle tematiche dell'innovazione
amministrativa, nella gestione e nella valutazione del personale,
dell'e-learning, dell'e-government, nell' assistenza ai processi di
sviluppo sostenibile, di cooperazione internazionale e di
programmazione partecipata».
Secondo Espa e colleghi «la chiusura della sede Formez di Cagliari non
riguarda solamente la sorte di 21 dipendenti, tutti qualificati e con
un'alta professionalità, ma anche quella di oltre 40 collaboratori e
di almeno 5 imprese di servizio impegnate nella gestione e
funzionamento della sede. Costituirebbe, inoltre, un gravissimo
impoverimento tecnico e culturale per l'intero sistema professionale,
di ricerca e progettazione dell'innovazione in campo amministrativo
della Sardegna».
I consiglieri di centrosinistra e centrodestra rilevano che «mentre da
una parte si va verso un sistema federale e decentrato dello Stato,
dall'altra parte si assiste ad una progressiva tendenza alla
centralizzazione del sapere di eccellenza ed in particolare di quello
presente in Sardegna (centri di ricerca, sistemi informatici, centri
studi), con la conseguenza di un progressivo e generale impoverimento
della nostra cultura scientifica. Per questo», chiedono, «che il
ministro della Funzione Pubblica valuti adeguatamente l'attività del
Formez di Cagliari e ne garantisca il futuro operativo».

Cagliari: emergenza casa e diritti dei bambini disabili

(Da l'Unione Sarda)
Il caso della famiglia di cinque persone, tra cui due disabili, che vivono in una stanza di dieci metri quadri è noto al Comune. I servizi sociali sono intervenuti fin dal 2006 trovando un appartamento prima nel Corso Vittorio Emanuele e versando un contributo di 350 euro al mese per l'affitto, poi affittando un'altra casa a Monserrato, per la quale sono stati versati la caparra e tre mesi anticipati, ma dal quale sono stati successivamente sfrattati, poi procurando un posto nella casa-albergo (con un contributo di circa 700 euro mensili) e con un'assistenza costante ai ragazzi.
Il problema - come ha rimarcato l'assessore alle Politiche sociali rispondendo a un'interrogazione presentata (non a lui ma al collega al Patrimonio) il 16 aprile scorso da Marco Espa e Marisa Depau (Pd) - riguarda semmai il Patrimonio. "Bisognerebbe dare a certe categoria di persone una casa comunale, anche in deroga alle graduatorie", ha detto in Consiglio comunale Anselmo Piras, ricordando di avere scritto in proposito all'assessore e al dirigente del Patrimonio.
Accadeva sei mesi fa. E la situazione non si è sbloccata. Così Maria Assunta Pinna, il marito Salvatore Vuciardo e i figli di 15, 11 e 8 anni, continuano a vivere nella stanza di dieci metri quadri, a fare il bagno al ragazzo disabile (è affetto da distrofia cerebrale e tetraparesi spastica) in una bacinella, a dormire (i figli, un'altra è epilettica) in tre in un divano non letto e (i genitori) in terra, su un materasso ad una piazza, a cucinare in un fornello elettrico.
Interpellato a proposito, l'assessore al Patrimonio, Luciano Collu, dice di non conoscere la situazione della famiglia Vuciardo. Significa che smentisce di aver ricevuto una lettera del collega Piras che segnalava il caso e suggeriva deroghe alle graduatorie per i casi disperati? "Ad aprile, quando mi avrebbe scritto il collega, ero appena arrivato in assessorato e c'era anche un altro dirigente". Risposta preoccupante, perché evidenzierebbe la totale mancanza di dialogo tra assessorati. "Vero è", aggiunge Collu, "che dai servizi sociali ci segnalano tanti casi e sono tutti disperati. Abbiamo circa 3700 alloggi più gli appartamenti di via Premuda, che stiamo per consegnare. Analizzerò la situazione della famiglia Vuciardo, vedrò se hanno fatto richiesta per un alloggio comunale e valuterò. Certo, se ci sono stati in precedenza sfratti per morosità è un problema". Espa e Depau, insistono: "Il problema non sono i contributi, ma il diritto del bambino disabile e della famiglia ad avere una casa". (f. ma)

03/10/2008

3 ottobre 2008

Referendum: non vado a votare

La mia posizione sul referendum è quella che si basa sull'analisi di alcune oranizzazioni non partitiche, come per esempio il WWF, l'autorevole associazione internazionale ambientalista che prende ad esempio la politica del governo sardo per la protezione equilibrata e sostenibile dell'ambiente.
Ciao Marco Espa

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ecco il parere del WWF
Il 5 ottobre in Sardegna si vota per lo sviluppo sostenibile e la tutela dell'ambiente e del paesaggio costiero. Tuttavia, l'eventuale abrogazione della legge regionale n. 8/2004 recante “Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale”, più nota come legge “Salvacoste”, non potrà avere alcuna conseguenza sul vigente “Piano Paesaggistico Regionale”.

Lo ribadisce ancora una volta il WWF Italia, a seguito delle affermazioni di alcuni esponenti politici del centro-destra che nei giorni scorsi hanno aperto la campagna referendaria per le consultazioni del 5 ottobre prossimo.

Com’è noto, infatti, il Piano Paesaggistico Regionale è uno strumento normativo reso obbligatorio dalla cosiddetta legge “Galasso” prima e dal nuovo Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici dopo. In Sardegna, tra l’altro, la stesura del PPR era già prevista alla L.R. n. 45/89, tuttora vigente in attesa dell’approvazione della nuova legge urbanistica.

Risulta pertanto priva di alcun fondamento la tesi secondo la quale in caso di vittoria del SI cadrebbe automaticamente l’intero impianto normativo del PPR. Secondo il WWF, ancora una volta si assiste allo sperpero di denaro pubblico per promuovere un referendum del tutto inutile e attraverso il quale si tende a screditare l’operato dell’attuale Giunta Regionale in materia di tutela e buon governo del territorio.

Ciò avviene, tra l’altro, in un momento importante della strategia di conservazione delle aree costiere della Sardegna, avviato dall’esecutivo guidato dal Presidente Soru.

Nei giorni scorsi, infatti, la Giunta Regionale ha deliberato l'entrata a regime della Conservatoria delle coste, assegnandole subito in gestione alcuni tratti costieri della Sardegna di notevole pregio ambientale e paesaggistico, come l’isola dell’Asinara e un gran numero di torri costiere. Un provvedimento che il WWF reputa di grande importanza sia sul piano della conservazione che dello sviluppo sostenibile in Sardegna: un modello che sarebbe auspicabile che fosse ripreso anche dalle altre regioni italiane.

L’entrata a regime della Conservatoria delle coste, tende finalmente a spazzare via strane ipotesi, avanzate soprattutto da ambienti imprenditoriali e da alcune forze politiche, sull’inutilità di una struttura ispirata a quelle analoghe della Conservatoire du littoral (Francia) e del National Trust (Inghilterra): che, invece, sono riescite con successo a tutelare e conservare centinaia di aree costiere di pregio creando al tempo stesso importanti occasioni di sviluppo e occupazione. Basti dire che il Conservatoire francese gestisce ben 1000 chilometri di coste.

Adesso, per garantire una maggiore efficacia nella strategia di conservazione dell’ambiente e del paesaggio sardo manca un ultimo tassello, quello relativo all’approvazione della nuova legge urbanistica, sulla quale il WWF aveva espresso un parere cautamente positivo e avanzato alcune proposte di modifica e miglioramento del testo normativo attualmente in discussione.


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