29 giugno 2009

Lavoro. Multe alle aziende, Fish a Roccella: ''Resteremo tutti disoccupati''

Il presidente Pietro Barbieri dopo il no del sottosegretario al Welfare all'aumento delle multe per le aziende che non assumono i disabili: ''750 mila in lista al collocamento, con le imprese ci vogliono anche azioni coercitive''
persona disabile alla scrivania

ROMA - "Andiamo avanti così allora: resteremo tutti disoccupati, con buona pace delle parole spese sull"inclusione e sui diritti. Tutte chiacchiere". E' secca la reazione di Pietro Barbieri, presidente della Fish (Federazione italiana superamento handicap), alle parole con le quali ieri il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella aveva detto di non credere che "un aumento delle multe alle aziende che non rispettano il collocamento obbligatorio delle persone con disabilità sia il metodo giusto e il migliore" per rendere più facile l'incontro fra domanda e offerta di lavoro e per consentire dunque alle persone disabili di entrare nel mondo del lavoro.

Barbieri ricorda che in due anni le persone con disabilità iscritte alle liste di collocamento sono salite da 600 mila a oltre 750 mila: quello del lavoro è cioè "un problema enorme" e una "questione centrale" che deve essere affrontata con determinazione e volontà. "Non si tratta tanto di aumentare o di abbassare le multe, quanto del fatto che le imprese considerano le persone disabili come una tassa, per cui preferiscono pagare la multa che assumerle: è ovvio che ci vuole tempo per cambiare le cose, ma bisogna subito fare in modo di rendere meno appetibile alle imprese questa soluzione". E in questo senso anche l'aumento delle multe potrebbe essere una delle azioni da intraprendere. E' necessario poi per Barbieri "capire come si attua il collocamento mirato" e attuare nei confronti delle azienze "azioni coercitive insieme ad azioni premianti". In una parola, fa notare il presidente della Fish, bisogna "applicare" la legge 68/99.

Al momento però tale necessità - spiega - non sembra affatto essere una "priorità", al punto che "sul terreno dell'occupazione delle persone con disabilità non si fa nulla". E il problema non sono solo le imprese private, ma anche la Pubblica Amministrazione, che "non va incontro a sanzioni" e fa dunque "quello che vuole". Il risultato per Barbieri è che le liste di collocamento aumentano sempre più e le parole spese sull'inclusione e sui diritti si rivelano niente più che "sterili chiacchiere". "Quando il sottosegretario vorrà parlare anche con noi delle questioni del lavoro e della disabilità - è la conclusione - ne saremo davvero molto lieti". (Stefano Caredda www.superabile.it)

(27 giugno 2009)

25 giugno 2009

Scuola, “Una vertenza col Governo per arginare gli effetti gravissimi della riforma Gelmini nell’Isola”


Cagliari, 25 giugno 2009 - Una vertenza forte col Governo sulla drammaticità del problema scuola alla luce anche delle specificità della Sardegna che è gravemente penalizzata dai decreti Gelmini. Lo rivendicano con forza i consiglieri regionali del Partito democratico alla Giunta con una mozione di cui è primo firmatario il consigliere Marco Espa (per leggere la mozione clicca qui). Il documento “impegna la Giunta a procedere con la massima urgenza ad aprire una vertenza con Roma al fine di assicurare il diritto allo studio a tutti i ragazzi sardi adottando un piano generale di riqualificazione che impedisca la chiusura delle scuole”, ma chiede sempre all’esecutivo regionale “di assumere iniziative per sostenere le rivendicazioni degli insegnanti e del personale non docente precari per assicurare la stabilizzazione occupazionale”; non ultimo, esorta la Regione a “tutelare il diritto allo studio degli studenti con disabilità attraverso provvedimenti non rispondenti a meri calcoli ragionieristici per non fare passi indietro sui diritti costituzionali ormai storicamente acquisiti della pari opportunità”.
“I tagli sulla scuola –ha ricordato Marco Espa illustrando la mozione- hanno una ricaduta pesantissima sulla società soprattutto delle zone meno sviluppate dell’isola”. . “Chiudere una scuola, creare le pluriclassi –ha proseguito Espa- ha ripercussioni negative sul tessuto sociale dei nostri piccoli paesi”. Gravissime poi le conseguenze sul piano occupazionale “quando lo stesso direttore scolastico regionale ha riferito alla Commissione consiliare che non vi sarà un turn over del personale della scuola in seguito ai pensionamenti”. “Con le pluriclassi con un solo insegnante e la chiusura delle scuole nelle zone meno popolate si stanno creando incroci pericolosi”, ha proseguito il rappresentante del Pd. Un percorso di riforma che cancella tutti le conquiste fatte nel passato, secondo Espa. “E fatto gravissimo i diritti degli alunni con disabilità rischiano di essere annullati. Proprio oggi che sempre più numerosi sono i giovani con disabilità in grado di arrivare alla laurea, la riforma Gelmini penalizza questi ragazzi che nei piccoli paesini si vedono chiudere le scuole e vengono costretti a un’ora di bus per studiare” Occorre, ha concluso Marco Espa, organizzare subito una seconda Conferenza della scuola per affrontare le gravi questioni aperte.
Prima di lui era intervenuto il capogruppo Pd, Mario Bruno, che ricordando come la situazione della Sardegna sia sempre più grave, dalla crisi dell’industria al problema scuola, ha ribadito “che il Consiglio regionale deve affrontare col massimo impegno le due questioni: la scuola è una priorità assoluta, non crediamo a una scuola centralista, ma federalista e autonoma”. Sono necessari investimenti e la stessa attenzione che la precedente maggioranza ha dato a questo tema. “Non servono calcoli ragionieristici –ha detto Bruno- ma attenzione concreta ai problemi”.
La necessità di un dibattito in Consiglio è stata sottolineata anche da Giuseppe Cuccu, “perché dobbiamo pretendere un intervento della Giunta per aprire una vertenza con il Governo”. Lo spopolamento dei paesi sardi, soprattutto nerll’interno, è aggravato dalla chiusura delle scuole. “La linea della Giunta però è fortemente “urbanocentrica” per non dire “Cagliaricentrica”.
Sempre sulla condizione delle zone interne si è soffermato Antonio Solinas: “il sistema scolastico è in crisi e occorre una azione forte per garantire la pari opportunità formativa a tutti i giovani della Sardegna, garantendo i diritti costituzionali”.
Infine Francesca Barracciu, che ha ricordato che il Pd “ha sempre posto al centro delle proprie politiche la scuola e oggi vuole rompere un silenzio gravissimo” che aleggia su questo tema. La Regione ha “il diritto ed il dovere di rivendicare con il Governo la specificità della Sardegna anche in tema della scuola, ma purtroppo la Giunta è silente”. “La riforma in atto –ha detto senza mezzi termini Barracciu- ha effetti devastanti sulle zone interne e sui piccoli centri”.
La mozione del Pd ricorda che il prossimo anno rischia di essere disastroso per la scuola sarda, con 2200 posti a rischio tra personale docente e “ATA” cui si aggiunge il problema dei 500 docenti sopranumerari costretti a cambiare presto sede di servizio.La riduzione delle classi –si legge nella mozione- l’aumento degli studenti per classe, l’accorpamento e la riduzione del tempo pieno daranno un duro colpo alla qualità della scuola pubblica sarda. Nei piccoli centri infine verranno colpiti anche i 4.500 alunni con disabilità.
“E’ dovere del Governo –si legge ancora- garantire il diritto costituzionale allo studio per tutti i cittadini”
(lp)


Consiglio Regionale della Sardegna – Ufficio Stampa

24 giugno 2009

Alluvione: arrivano i rimborsi per i beni immobili dei cittadini di Capoterra

Comunicato di Marco Espa del 24 giugno 2009:

ieri il dipartimento della Protezione Civile preposto al risarcimento dei danni per i beni immobili dei cittadini di Capoterra ha firmato il primo provvedimento di rimborso per le famiglie duramente colpite ad ottobre.
Una buonissima notizia. Credo che l'impegno e le pressioni mie e di tutti in maniera bipartisan stiano per portare al definitivo risultato, per i diritti e per il bene dei cittadini di Capoterra.
Però è assolutamente necessario che la Giunta regionale rafforzi con una adeguata task force di personale, anche provvisorio, l'ufficio preposto alla alla liquidazione dei risarcimenti. Anche Pirri Monserrato e gli altri 64 comuni della Sardegna non devono aspettare. Il commissario straordinario ha tutti i poteri per prendere decisioni immediate, cosi come fece il suo predecessore nei giorni successivi all'alluvione, facendo arrivare i primi risarcimenti in tempi record.

Per Capoterra il tutto dovrebbe svolgersi in 3 fasi:


1) Pagamento acconto 50% contributo beni immobili per tutti, tranne coloro che
non hanno verifiche in corso relativamente al primo contributo
(determinazione firmata oggi)
2) Pagamento beni mobili per coloro che per errore hanno avuto
importo errato o nessun importo (determinazione ancora da firmare)
3) Pagamento beni immobili compensati per coloro che hanno avuto
accreditato un primo contributo errato (determinazione ancora da firmare, credo entro le prossime due settimane)

Appena le risorse arriveranno materialmente al Comune (ci vorrà qualche giorno per il passaggio alla ragioneria regionale che emette il mandato in favore del Comune), questo dovrà tempestivamente procedere ai pagamenti ai singoli aventi diritto.

Ora ricordo ancora che bisogna pensare a quella che io giudico la vera emergenza. La messa in sicurezza del rio San Girolamo.

Espa e' infatti il primo firmatario, assieme agli onorevoli Gianvalerio Sanna e Porcu, di una proposta di legge per "Interventi strutturali per la messa in sicurezza dell'area interessata agli eventi alluvionali nel comune di Capoterra", che prevede risorse in favore dei territori colpiti per 40 milioni di euro. Il consigliere del Pd chiede che il progetto di legge sia subito esaminato dalla commissione competente e portato in aula. "La messa in sicurezza del Rio San Girolamo e' ancora un'emergenza", evidenzia Espa. "L'autunno 2009 viene aspettato con angoscia da tutta la popolazione della mia comunita'. Sono coinvolte migliaia di persone che temono, in mancanza di grandi opere, il ripetersi delle inondazioni. La legge va approvata e i lavori devono iniziare subito"

Leggi qui l'articolo di oggi su l'Unione Sarda

19 giugno 2009

Sanità 2008: disavanzo record o la migliore gestione dell'ultimo decennio?

Dichiarazione degli On. Marco Espa (Vicepresidente), On.. Pierluigi Caria e On. Valerio Meloni componenti della settima Commissione Sanità in Consiglio Regionale del Partito Democratico.

Leggiamo oggi con un certo stupore le domande che il PDL fa al proprio assessore rispetto al presunto disavanzo regionale in Sanità per il 2008.

Ci domandiamo quali siano le fonti di informazione dalle quali il PDL ha desunto i dati relativi al deficit di 180 milioni per il 2008: ufficialmente il nuovo direttore generale dell'assessorato alla Sanità insieme all'assessore Liori hanno dichiarato che il saldo presunto delle spese per l'anno 2008 era in negativo di 110 milioni di euro.

La prima cosa che constatiamo è che il dato reale è impossibile da determinare, dal momento che la maggior parte delle aziende sanitarie non ha a tutt’oggi approvato i bilanci consultivi per l’anno 2008.

Oggi, per mezzo di una interrogazione il centrodestra, com’è sua consuetudine, fa “disinformazione” e cerca di occultare la verità, una verità – fatta da documenti ufficiali - che ci dice che le risorse disponibili per il ripiano dei bilanci della sanità per il 2008 trovano riscontro nella deliberazione n°. 71/16 del 16.12.2008:

Accantonamenti per oneri contrattuali disponibili :
Sul capitolo. SC 05.0020 dell’UPB S05.01.001 del Bilancio Regionale 2008 pari a 13.557.926,70 Euro;
tavolo tecnico Stato - Regione del 21-01-2009 per risorse da incassare :
seconda rata di finanziamento piano di rientro accordo Stato-Regioni somme a disposizione da inserire in Bilancio Cap. SC 05.0006 anno 2009 a saldo di impegni di esercizi decorsi da ripartire tra le ASL per 54.778.273,00 Euro ;
risorse da incassare a saldo del tavolo tecnico Stato - Regione del 21.01.2009 da inserire nel Bilancio 2009 pari a 8.604.848,00 Euro.
Nel Bilancio 2008 sul Cap. SC 05.0010 risultano somma da ripartire fra le Aziende Sanitarie Locali pari a 8.000.000,00 Euro .
Risultano quindi a disposizione un totale di risorse pari a 84.941.047,70 Euro.

La verità è dunque che, di fronte a spese per un totale di meno 110 milioni di euro, il centrodestra, come abbiamo documentato sopra, si dimentica di mettere in campo positivamente gli accantonamenti previdenti che il centrosinistra ha lasciato in virtuosa eredità al governo attuale: quasi 85 milioni di euro!
Il disavanzo presunto totale, stando alle cifre ufficiali fornite dall'Assessore Liori in Commissione sanità, sarebbe di soli 25 milioni di euro, ovvero la migliore gestione finanziaria degli ultimi 10 anni in campo sanitario.
E’ evidente pertanto che le perdite reali del Sistema Sanitario Regionale sono decisamente irrisorie , questo a dimostrazione che il lavoro svolto dall’assessore alla sanità della Giunta Soru e dalla sua maggioranza di centro- sinistra ha portato ad un riordino del sistema nonostante l’aumento della spesa e quindi la capacità di aver recuperato maggiori risorse per il sistema sanitario, dovuto all’incremento dei servizi sanitari offerti ai cittadini sardi.

Pierluigi Caria
Marco Espa
Valerio Meloni

13 giugno 2009

ALLUVIONE CAPOTERRA: ESPA (PD) SUBITO RIMBORSI E PDL IN AULA

(AGI) - Cagliari, 12 giu. - "E' passato un mese dall'approvazione della Finanziaria regionale 2009 ma ancora i cittadini di Capoterra, Monserrato, Pirri e di tutte le localita colpite dall'alluvione l'anno scorso non hanno ancora visto e non hanno notizie sui tempi di rimborso per i danni subiti per i beni immobili". Lo denuncia il consigliere regionale del Pd, Marco Espa, la cui casa a Frutti d'oro subi' danni nell'evento calamitoso del 22 ottobre scorso. "Le persone si sono indebitate per portare avanti i lavori di ristrutturazione delle proprie case, per non abbandonare il territorio, per continuare a vivere in una prospettiva di speranza", spiega Espa. "Ma adesso in molti non ce la fanno piu': ogni giorno ricevo decine di telefonate di cittadini aventi diritto che hanno bisogno dei rimborsi come l'aria per vivere. Altri invece non possono ancora iniziare i lavori per mancanza di risorse. E non ci sono ancora notizie sicure", afferma l'esponente dell'opposizioni, appellandosi ufficialmente al commissario straordinario per l'emergenza alluvione "di dare il via ai pagamenti, subito, entro pochi giorni". "Il Commissario straordinario ha tutti i poteri straordinari per far correre la macchina amministrativa", sottolinea Espa, in riferimento al presidente della Regione, Ugo Cappellacci. "Ricordo come il suo predecessore, Renato Soru, tenacemente in soli 10 giorni dall'approvazione dalla legge, nell'incredulita' di tutti, fece arrivare i primi rimborsi ai cittadini. Sta ora al presidente Cappellacci, con un atto di volonta', non farsi fermare da lacci e lacciuoli che puo' superare in un momento, dando ordini e mezzi alla struttura deputata". Espa e' il primo firmatario, assieme ai compagni di partito Gianvalerio Sanna e Chicco Porcu, di una proposta di legge per "Interventi strutturali per la messa in sicurezza dell'area interessata agli eventi alluvionali nel comune di Capoterra", che prevede risorse in favore dei territori colpiti per 40 milioni di euro. Il consigliere del Pd chiede che il progetto di legge sia subito esaminato dalla commissione competente e portato in aula. "La messa in sicurezza del Rio San Girolamo e' ancora un'emergenza", evidenzia Espa. "L'autunno 2009 viene aspettato con angoscia da tutta la popolazione della mia comunita'. Sono coinvolte migliaia di persone che temono, in mancanza di grandi opere, il ripetersi delle inondazioni. La legge va approvata e i lavori devono iniziare subito".(AGI) Red-

12 giugno 2009

Legge sulle intercettazioni: un fatto grave per il paese

Vi metto in evidenza l'intervento della mia amica Letizia De Torre, parlamentare del PD, che credo ben riassume lo stato d'animo per una riforma che giudichiamo pericolosa. Il testo integrale cliccando nel link sotto. Marco Espa
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La Camera, dopo aver concluso l’esame degli ordini del giorno, ha approvato ieri il disegno di legge recante “norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche”. Il provvedimento passa ora all’esame dell’altro ramo del Parlamento. Spero vi faccia piacere conoscere il mio intervento che ho svolto in aula a proposito della discussione sulla fiducia.

"Molti interventi che mi hanno preceduto hanno evidenziato in modo esaustivo contraddizioni e danni che la modifica delle norme sulle intercettazioni recherà al Paese:

• riguardo la sicurezza, ed in particolare la lotta a gravi fatti di criminalità, dagli omicidi alla pedofilia, dalle truffe alla tratta degli essere umani, rendendo difficile l’individuazione dei colpevoli • riguardo il diritto al processo giusto poiché il giudice dichiarando ‘evidenti indizi di colpevolezza’ emetterà di fatto un primo giudizio; • riguardo il diritto all’informazione perché difficilmente l’editore correrà il rischio di sanzioni e farà pressione sul proprio direttore per limitare al minimo le notizie. Non mi soffermo quindi ulteriormente su queste gravi ricadute che, peraltro, si commentano da sé, mi pongo invece 3 domande di fondo: 1. è giusto che uno Stato produca leggi che peggiorano il Paese? Che in questo caso aggravano l’insicurezza e ledono diritti costituzionali dei cittadini? 2. quale è la motivazione che spinge il Governo Berlusconi a produrre il presente ddl ritenuto così determinante da porre la 19° fiducia? 3. e, se la motivazione è la tutela del diritto alla privacy dei decisori politici, esiste realmente questo spazio di privacy che giustifichi i danni citati al Paese? Parto dalla terza domanda. Quando una persona è chiamata a servire il bene pubblico, diventa essa stessa una persona pubblica, qualcuno, cioè, che per un periodo della propria vita (per le famiglie reali ciò vale di generazione in generazione) dà se stesso alla propria gente e lo fa, lo deve fare, col consenso della propria famiglia perché in questo periodo non può avere, due vite, una per sé (totalmente avulsa dai propri doveri pubblici) ed una in cui esercita il potere per la collettività (peggio ancora se per i propri interessi). Una persona pubblica è tale se il suo progetto di vita, i fondamenti del suo pensiero, le modalità della sua azione, i mezzi che utilizza per esercitare il suo potere … sono pubblici, sono civici, sono parte del bene comune a cui si deve dedicare. Detto in altre parole egli deve cominciare col essere, poi con fare e solo dopo col parlare del bene collettivo. Inoltre in democrazia, in cui la sovranità spetta al popolo, il politico deve continuamente rendere conto del suo operato ed è dunque essenziale la veridicità delle sue affermazioni. Nasce da qui il valore imprescindibile della trasparenza: quando si opera nel palazzo pubblico immaginarlo di vetro e quando si è nella propria casa continuare ad essere rappresentante e custode dei valori del proprio popolo o della propria città. Le norme sulle intercettazioni, quindi, non possono essere pensate a tutela della privacy della persona pubblica. E’ ovvio che deve essere tutelata la libertà di azione politica, la riservatezza dei dati dei cittadini, i limiti alla vita di relazione scelti con la propria famiglia … E’ ovvio che devono essere date nei modi e nei tempi giusti notizie di stato e quelle sulle varie trattative e sull’agenda … ma al di là di queste ed altre cose ovvie NON vi possono essere spazi in ombra con cui e in cui il politico esercita il potere. Nello stesso modo, e con le stesse ovvietà, la persona pubblica deve porsi davanti al potere giudiziario: con l’umiltà, le fatiche, talvolta anche le umiliazioni che sono parte della vita di un politico e che come nessun altra cosa lo possono rendere vicino alle sofferenze del proprio popolo. Oggi invece questa logica pubblica è quotidianamente ribaltata (si potrebbero fare centinaia di esempi al giorno in ambito nazionale e locale) a scapito del bene e dell’etica di un Paese. Non esiste, dunque, uno spazio ‘privato politico’ del politico. Dunque è bene migliorare il codice ai fini della coesione e della sicurezza del Paese, ma non è giustificabile questa modifica peggiorativa del codice di procedura penale per proteggere spazi d’ombra che non devono esistere per chi ha una funzione pubblica. Per dirla con Norberto Bobbio: 'il governo della cosa pubblica in pubblico”'.

Il PD, l’IDV e l’UDC hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica che può essere letta sul sito del PD nella pagina “così muore la giustizia”.

On. Letizia De Torre

4 giugno 2009

SCUOLA: ESPA (PD), INTERPELLANZA SU TAGLI E CHIUSURE ISTITUTI


(AGI) - Cagliari, 4 giu - La situazione della scuola in Sardegna colpita da tagli del personale e chiusura di istituti nei piccoli centri approda in Consiglio Regionale. Il consigliere del Pd Marco Espa, con il capogruppo Mario Bruno e i colleghi Pierluigi Caria, Giuseppe Cuccu, Valerio Meloni e Antonio Solinas, ha presentato un'interpellanza presentata per l'inserimento all'ordine del giorno dei lavori dell'Aula per discutere "i gravi problemi che a brevissimo potrebbero colpire migliaia di personale docente e non docente, oltre ad impedire agli studenti con disabilita' sardi la frequenza regolare nelle scuole di ogni ordine e grado". "Credo che il testo della nostra interpellanza sia chiaro piu' di ogni dichiarazione - dichiara Marco Espa - Aggiungo solo che davanti alle preoccupazioni degli studenti, alla mobilitazione dei docenti e dei loro sindacati che denunciano le conseguenze nefaste della riforma Gelmini sull'occupazione, la protesta degli enti locali, in particolare dei piccoli centri che vedono possibile la chiusura dell'unico presidio educativo dello Stato nei loro territori e alla denuncia delle famiglie e delle loro associazioni che vedono a rischio i percorsi di eccellenza inclusivi per gli alunni con disabilita', chiediamo un forte intervento in primo luogo della Giunta regionale e di tutto il Consiglio a salvaguardia del sistema educativo scolastico sardo, anche con l'apertura di una vertenza nei confronti del Governo nazionale. Con l'applicazione della riforma, e' del tutto inconfutabile che si va incontro dopo piu' di vent'anni ad una riduzione del 'tempo scuola': rivedremo di nuovo le scuole utilizzate poche ore al giorno, come avveniva quando noi eravamo studenti, con tutte le conseguenze di carattere sociale per un mondo che nel frattempo e' cambiato". (AGI) Red/Sol

No ai tagli nella scuola! Interpellanza in Consiglio Regionale

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
QUATTORDICESIMA LEGISLATURA

INTERPELLANZA ESPA, BRUNO, CARIA, CUCCU, MELONI Valerio, SOLINAS Antonio sulla drammatica situazione dei tagli del Governo per la Scuola pubblica in Sardegna e per le possibili conseguenze discriminatorie nei confronti degli studenti sardi con disabilità.
I SOTTOSCRITTI,
PREMESSO che a seguito della drastica riduzione delle cattedre annunciata dal nuovo regolamento Gelmini per il prossimo anno scolastico 2009/2010, un migliaio di insegnanti precari storici della Sardegna rischiano di restare esclusi dagli incarichi annuali di insegnamento;

considerato che, come rilevato dalle dichiarazioni del Direttore Scolastico Regionale Armando Pietrella nell’audizione alla Commissione Consiliare competente, ai numerosi pensionamenti per il prossimo anno non corrisponderanno altrettante immissioni in ruolo dei docenti aventi diritto, e che si manterrà pertanto una situazione di precariato che non sarà stabilizzato;
considerata la mobilitazione dei sindacati della Scuola che denunciano, tra l’altro, più di 2.200 posti a rischio tra personale docente e ATA in Sardegna già dall’inizio del prossimo anno scolastico e le conseguenze per oltre 500 docenti soprannumerari che saranno costretti improvvisamente a cambiare sede di servizio peggiorando le loro condizioni di lavoro e di vita, con maggiori costi da sostenere;
considerato che la richiamata riduzione delle cattedre, e il previsto aumento del numero di studenti per classe, il possibile accorpamento delle classi e chiusura di scuole, la riduzione del tempo pieno, oltre alla perdita delle opportunità di lavoro per gli insegnanti precari, rischia di determinare un preoccupante deterioramento della qualità della scuola, con gravi minacce per i diritti essenziali dell'istruzione pubblica in Sardegna, oltre che generare enormi disagi agli alunni stessi e alle loro famiglie, riporterebbe la Scuola Sarda indietro di qualche decennio attraverso la incontestabile riduzione del “tempo scuola”;
costatato che il richiamato aumento del numero di studenti per classe, dell'accorpamento e della chiusura di scuole potrebbe avrebbe effetti devastanti in particolare per i piccoli centri dell'Isola, che sarebbero così privati di un servizio essenziale di progresso e sviluppo per il territorio, molto spesso l’unica presenza locale delle istituzioni; e che già si manifestano i primi accorpamenti “automatici”, basati su un mero calcolo numerico e non sull'offerta formativa proposta alle famiglie, che vedono la composizione di classi molto numerose con la compresenza di più alunni con disabilità;
considerato che in modo particolare nei piccoli centri si è a rischio di conseguenze discriminatorie e non inclusive per gli alunni con disabilità, circa 4500 in Sardegna nelle scuole di ogni ordine e grado, che hanno oggettive difficoltà negli spostamenti in un Comune diverso da quello di residenza e che sarebbero pertanto a rischio dispersione, con la reale possibilità che la chiusura dei plessi nei piccoli centri possa significare l’impedimento, per le situazioni più gravi, della stessa frequenza scolastica e la negazione del costituzionale diritto allo studio;
rilevato che la situazione sull’attribuzione del sostegno scolastico agli alunni con disabilità deve rispondere alle esigenze effettive espresse e documentate che devono essere soddisfatte per garantire pienamente il diritto allo studio, anche con il rapporto 1:1, come già stabilito dalle numerose sentenze dei Tribunali Ordinari della Sardegna prima e dai TAR e Consiglio di Stato oggi, che ribadiscono la necessità di attente valutazioni caso per caso, nonostante il rapporto medio nazionale, al fine di garantire nel rispetto della Costituzione il “pieno soddisfacimento delle effettive esigenze rilevate” (Ordinanza del Consiglio di Stato del 24 febbraio 2009);
rilevato che la drammatica situazione degli insegnanti precari e la tensione generalizzata del mondo scolastico sono aggravate in Sardegna dall’inerzia della Giunta regionale di affermare subito con forza ed efficacia di fronte al Governo nazionale la peculiarità evidente della situazione sarda, non solo culturale ed identitaria ma legata anche alla distribuzione della popolazione e alla difficile viabilità;
considerato che è dovere del Ministero della Pubblica Istruzione quello di garantire il diritto allo studio di tutti i cittadini attraverso l’impiego dell’organico qualificato e dei finanziamenti necessari alle Scuole per migliorare la qualità dell’offerta formativa, in rete con tutti gli attori istituzionali coinvolti ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, Ministero della Salute, Regioni, Aziende Sanitarie, Provincie, Comuni;
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione per sapere:
1) quali iniziative intendano assumere per affrontare e sostenere le rivendicazioni degli insegnanti precari al fine di assicurare la loro stabilizzazione occupazionale nell'ambito della riqualificazione del sistema scolastico e formativo della nostra Regione;
2) se intendono procedere con la massima urgenza all’apertura di una vertenza con il Governo nazionale al fine di assicurare il diritto allo studio dei giovani sardi attraverso l'adozione di un piano generale per la riqualificazione del sistema regionale della pubblica istruzione, che impedisca la chiusura delle Scuole, anche nei piccoli centri;
3) sempre nella citata vertenza che sia tutelato il diritto allo studio degli studenti con disabilità sardi, attraverso provvedimenti il più possibile rispondenti alle reali esigenze di ciascuno e non rispondenti a meri calcoli ragionieristici, perchè non si rischi di fare passi indietro sui diritti essenziali acquisiti, affinché non si creino gravi discriminazioni e si garantiscano pari opportunità per tutti.
Cagliari, 3 giugno 2009

2 giugno 2009

No alla schedatura dei Sinti italiani

Scrivi anche tu al Presidente della Repubblica contro una legge che porterà ad una schedatura su base etnica per i Sinti italiani. Vai in questa pagina e compila il modulo con i dati richiesti. Nello spazio oggetto inserisci “no alla schedatura”. Nello spazio testo inserisci l’appello che trovi qui sotto.



Egregio Presidente, chiedo il suo intervento sul Parlamento per lo stralcio degli articoli 36 e 44 del ddl n. 733 in discussione in Parlamento.

L’approvazione degli articoli 36 e 44 del ddl n. 733 modificherebbe la legge anagrafica del 1954 e ciò porterebbe di fatto ad una “schedatura etnica” per i Sinti italiani e complicherebbe i percorsi di interazione sociale.

Nell’articolo 36 del disegno di legge n. 733 per la modifica della legge 24 dicembre 1954, n. 1228 si parla esclusivamente di “immobili”, implicitamente escludendo a priori dal poter ottenere l’iscrizione anagrafica per chi vive in roulotte, in camper, in una carovana o una casa mobile (beni mobili). Inoltre, si pone come requisito essenziale per l’ottenimento dell’iscrizione anagrafica nel luogo dove si vive, le condizioni igienico-sanitarie ai sensi delle vigenti norme sanitarie.

Chi sarà colpito da questa norma? Le famiglie sinte italiane che vivono nei cosiddetti “campi nomadi”, le famiglie sinte italiane che vivono in terreni privati e le famiglie dello spettacolo viaggiante. Ma non solo perché anche tantissime famiglie Rom italiane vivono in case mobili o in roulotte.

Migliaia di Cittadini italiani rischieranno di perdere non solo il diritto di voto ma tutta una serie di diritti legati indissolubilmente all’iscrizione anagrafica (i documenti come la patente di guida, le licenze per le attività lavorative, l’assistenza sanitaria,…).

Inoltre con l'articolo 44 si prevede l'istituzione, presso il ministero degli Interni, di un registro nazionale per le persone senza dimora. Oltre a far intuire finalità di controllo, il registro rischierebbe di separare l'iscrizione anagrafica dagli abituali luoghi di vita, con effetti imprevedibili sul reale accesso ai servizi da parte dei Sinti italiani. Un esempio? Se una famiglia sinta italiana di Venezia dovesse avere qualsiasi tipo di problema, dovrà rivolgersi ai servizi sociali della sua città o direttamente a Roma?

Inoltre, non è da sottovalutare la dizione che sarà scritta sulle Carte d’Identità: “senza fissa dimora”. Questa dizione limiterà in maniera notevole le possibilità di vita sociale e lavorativa. Infatti, con tale dicitura sulla Carta d’Identità sarà difficile anche solo ottenere una tessera per noleggiare dei video ma soprattutto sarà ancor più difficile trovare lavoro. Come per altro già succede in alcuni casi.

Di fatto con l’approvazione degli articoli 36 e 44 la stragrande maggioranza dei Sinti italiani e non solo saranno cancellati dai luoghi di residenza e saranno tutti inseriti in un unico registro nazionale.

Per queste ragioni chiedo il Suo intervento per evitare questa discriminazione che separerà i Cittadini italiani a seconda della tipologia abitativa.


Per maggiori approfondimenti: http://sucardrom.blogspot.com/