12 giugno 2009

Legge sulle intercettazioni: un fatto grave per il paese

Vi metto in evidenza l'intervento della mia amica Letizia De Torre, parlamentare del PD, che credo ben riassume lo stato d'animo per una riforma che giudichiamo pericolosa. Il testo integrale cliccando nel link sotto. Marco Espa
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La Camera, dopo aver concluso l’esame degli ordini del giorno, ha approvato ieri il disegno di legge recante “norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche”. Il provvedimento passa ora all’esame dell’altro ramo del Parlamento. Spero vi faccia piacere conoscere il mio intervento che ho svolto in aula a proposito della discussione sulla fiducia.

"Molti interventi che mi hanno preceduto hanno evidenziato in modo esaustivo contraddizioni e danni che la modifica delle norme sulle intercettazioni recherà al Paese:

• riguardo la sicurezza, ed in particolare la lotta a gravi fatti di criminalità, dagli omicidi alla pedofilia, dalle truffe alla tratta degli essere umani, rendendo difficile l’individuazione dei colpevoli • riguardo il diritto al processo giusto poiché il giudice dichiarando ‘evidenti indizi di colpevolezza’ emetterà di fatto un primo giudizio; • riguardo il diritto all’informazione perché difficilmente l’editore correrà il rischio di sanzioni e farà pressione sul proprio direttore per limitare al minimo le notizie. Non mi soffermo quindi ulteriormente su queste gravi ricadute che, peraltro, si commentano da sé, mi pongo invece 3 domande di fondo: 1. è giusto che uno Stato produca leggi che peggiorano il Paese? Che in questo caso aggravano l’insicurezza e ledono diritti costituzionali dei cittadini? 2. quale è la motivazione che spinge il Governo Berlusconi a produrre il presente ddl ritenuto così determinante da porre la 19° fiducia? 3. e, se la motivazione è la tutela del diritto alla privacy dei decisori politici, esiste realmente questo spazio di privacy che giustifichi i danni citati al Paese? Parto dalla terza domanda. Quando una persona è chiamata a servire il bene pubblico, diventa essa stessa una persona pubblica, qualcuno, cioè, che per un periodo della propria vita (per le famiglie reali ciò vale di generazione in generazione) dà se stesso alla propria gente e lo fa, lo deve fare, col consenso della propria famiglia perché in questo periodo non può avere, due vite, una per sé (totalmente avulsa dai propri doveri pubblici) ed una in cui esercita il potere per la collettività (peggio ancora se per i propri interessi). Una persona pubblica è tale se il suo progetto di vita, i fondamenti del suo pensiero, le modalità della sua azione, i mezzi che utilizza per esercitare il suo potere … sono pubblici, sono civici, sono parte del bene comune a cui si deve dedicare. Detto in altre parole egli deve cominciare col essere, poi con fare e solo dopo col parlare del bene collettivo. Inoltre in democrazia, in cui la sovranità spetta al popolo, il politico deve continuamente rendere conto del suo operato ed è dunque essenziale la veridicità delle sue affermazioni. Nasce da qui il valore imprescindibile della trasparenza: quando si opera nel palazzo pubblico immaginarlo di vetro e quando si è nella propria casa continuare ad essere rappresentante e custode dei valori del proprio popolo o della propria città. Le norme sulle intercettazioni, quindi, non possono essere pensate a tutela della privacy della persona pubblica. E’ ovvio che deve essere tutelata la libertà di azione politica, la riservatezza dei dati dei cittadini, i limiti alla vita di relazione scelti con la propria famiglia … E’ ovvio che devono essere date nei modi e nei tempi giusti notizie di stato e quelle sulle varie trattative e sull’agenda … ma al di là di queste ed altre cose ovvie NON vi possono essere spazi in ombra con cui e in cui il politico esercita il potere. Nello stesso modo, e con le stesse ovvietà, la persona pubblica deve porsi davanti al potere giudiziario: con l’umiltà, le fatiche, talvolta anche le umiliazioni che sono parte della vita di un politico e che come nessun altra cosa lo possono rendere vicino alle sofferenze del proprio popolo. Oggi invece questa logica pubblica è quotidianamente ribaltata (si potrebbero fare centinaia di esempi al giorno in ambito nazionale e locale) a scapito del bene e dell’etica di un Paese. Non esiste, dunque, uno spazio ‘privato politico’ del politico. Dunque è bene migliorare il codice ai fini della coesione e della sicurezza del Paese, ma non è giustificabile questa modifica peggiorativa del codice di procedura penale per proteggere spazi d’ombra che non devono esistere per chi ha una funzione pubblica. Per dirla con Norberto Bobbio: 'il governo della cosa pubblica in pubblico”'.

Il PD, l’IDV e l’UDC hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica che può essere letta sul sito del PD nella pagina “così muore la giustizia”.

On. Letizia De Torre

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