27 ottobre 2008

Alluvione a Capoterra - intervista a Marco Espa


La Nuova Sardegna 27/10/2008
Verso un’azione legale contro chi ha permesso di costruire nell’alveo del fiume
Frutti d’oro due, un villaggio sorto sulla foce del rio San Girolamo a Capoterra, è ancora invaso dal fango e dai detriti. Fondamentale il ruolo dei numerosi volontari


CAPOTERRA. Frutti d’oro due è un risiko di case impastate nel fango, proprio sulla foce del rio San Girolamo. A due passi c’è una spiaggia erosa fin quasi ai primi lotti, l’acqua venuta giù dalla diga di Poggio dei Pini ha cancellato i colori naturali per imporre il marrone denso della terra. Una donna si rigira nelle braccia la carrozzina del bimbo per capire se potrà salvarla, famiglie sfinite si agitano coi secchi in mezzo ai grandi bulldozer dell’esercito che sferragliano tra le vie strette, spostano cumuli di detriti e assestano i colpi di grazia alle recinzioni divelte dalla furia dell’alluvione. Sparsi qua e là suppellettili, arredi, divani, sedie e masserizie. Usciti dalla dimensione domestica è come se avessero perso sangue e identità: materiale da portar via, nient’altro. C’è dolore fra queste case disastrate. E c’è una rabbia sorda che prelude a una prossima esplosione. Azioni legali. Marco Espa, consigliere regionale del Pd, guarda quello che resta di casa sua e annuncia: «Costituiremo un comitato per avviare azioni legali contro chi a suo tempo ha rilasciato le autorizzazioni a edificare». Attorno a lui si forma un capannello di persone infangate, esauste, in mano rastrelli, vanghe e secchi: «Qui nessuno è abusivo - insiste Espa - abbiamo pagato per acquistare le aree e chiesto il permesso per ogni intervento. Se questa zona era a rischio dovevano dircelo, se Frutti d’Oro due poteva essere colpito da eventi come questo il Comune non avrebbe dovuto consentire di mettere su un solo mattone. Chiederemo i risarcimenti, ma non solo quelli». Nessuno in questo agglomerato di case realizzate senza un qualsiasi progetto urbanistico ha avuto il tempo di consultare un legale, ma sarà la prima cosa da fare una volta esaurita la fase dell’emergenza: «Se Frutti d’oro due è un rione esposto al pericolo di alluvioni devono darci la possibilità e le risorse per andarcene» avverte Espa. Una legge. Si pensa al caso di Gairo, il paese del nuorese abbandonato dagli abitanti perchè veniva giù dalla collina: «Si è sbagliato a costruire qui? Possono benissimo radere al suolo tutto e farci ricostruire le nostre case in un altro posto - aggiunge Espa - si tratta solo di metterci d’accordo e di fare una legge per trovare le risorse». Perchè in fondo Frutti d’oro è un non luogo, senza storia e senza una prospettiva. Adesso è affollato di uomini della protezione civile, militari, vigili del fuoco, operatori dell’ente foreste, tecnici dell’Enel che provano a ripristinare qualche allaccio elettrico. Ma domani? Si può continuare a vivere tranquilli in un’area aggredita da due parti: il mare che pian piano si mangia il litorale e il fiume che rivendica il suo alveo naturale, invaso di case, recinzioni, persino un orrendo supermercato allestito in un capannone di cemento che sembra una grande scatola di fiammiferi. Basterà rimettere in sicurezza la diga di Poggio dei Pini per garantire un futuro senza sorprese a questa gente? «Devono dircelo» taglia corto Espa. Ma chi glielo dirà?

E l'agro diventò una giungla di cemento – da La nuova Sardegna del 25/10/2008
Mauro Lissia
CAPOTERRA. Si chiama ancora piano di fabbricazione e risale al 6 giugno del 1969. Il sindaco di Capoterra era Felice Baire, notabile di paese e figlio di quella Dc immobiliare che ha trasformato l’hinterland in un’inestricabile jungla di cemento anonimo. Un ingegnere immobiliarista fu chiamato a elaborare il piano di fabbricazione: era Pierluigi Monni, coinvolti poi in una serie di inchieste giudiziarie per abusi edilizi. Quel piano largo e generoso classificò come zona edificabile la gran parte delle rigogliose campagne capoterresi, per la gioia delle blasonate famiglie cagliaritane che si trovarono moltiplicato per mille il valore delle antiche tenute di caccia e dei terreni agricoli ereditati dai nonni. Da area alluvionale, buona per picnic estivi e campo ideale per le doppiette, il territorio di Capoterra diventò un eldorado per imprese in vena di espansione. L’idea di fondo era di offrire spazi alternativi ai cagliaritani, senza badare troppo alla pianificazione. Ma la responsabilità di quello che appare oggi come un caso di palese malgoverno del territorio non è soltanto dell’amministrazione comunale di allora: per quanto permissivo e miope, il piano del ‘69 stabiliva comunque qualche regola. Forse persino troppe in una fase storica in cui erano pochi a parlare di difesa ambientale. Così la Regione, schierata con chi aveva fretta di trasformare la piccola Capoterra in un sobborgo verde di Cagliari, inventò la famosa ‘legge-ponte’ che consentì alle imprese di costruire saltando allegramente il rapporto di convenzione con il Comune. Una sorta di salvacondotto urbanistico grazie al quale sono nati gli agglomerati a mare di La Maddalena spiaggia, Frutti d’Oro uno, Frutti d’Oro-la Vigna e Su Spantu uno: tutta edilizia per stomaci forti. Sono passati quasi quarant’anni e le amministrazioni comunali di oggi fanno ancora i conti con quel mostruoso strumento: impossibile elaborare un piano urbanistico moderno. Chi ha provato a fermare l’avanzata delle lottizzazioni, come fece negli anni Novanta il sindaco Tore Cadoni, si è preso bombe, attentati e minacce d’ogni tipo. Chi ha terra edificabile da vendere vorrebbe avere mano libera, chi ha i soldi per costruire è convinto che i divieti non siano altro che soprusi. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti e il nubifragio del 22 ottobre - dopo quello dell’11 novembre 1999 - ha fornito una conferma drammatica e disastrosa dei consapevoli errori commessi in quei tempi: in un’area di cui 270 ettari sono classificati ‘a rischio molto elevato’ nel piano di assetto idrogeologico del 2004 si è costruito selvaggiamente e si vorrebbe continuare a costruire, come se le sciagure meteorologiche ricorrenti non avessero insegnato nulla. Dai tentativi del gruppo Berlusconi, che voleva portare seimila abitanti nella delicatissima vallata dove oggi sorge Hydrocontrol, fino alle iniziative luxury del pluri-indagato avvocato d’affari Peppetto Del Rio, che sognava un’oasi di megaville a due passi da Poggio dei Pini, la storia recente di Capoterra è segnata da incessanti controversie legate al cemento. L’ultima, nel 1992 - un’altra convenzione risulta registrata nel 1997 - ha visto l’amministrazione comunale e gli ambientalisti soccombere tristemente. Risultato: le centinaia di case costruite sullo stagno di Santa Gilla. Quasi sull’acqua, per volontà e interessi della cooperativa Mille-Cento che faceva capo all’allora semplice imprenditore edile Sergio Zuncheddu. Se nel 1970 Capoterra contava appena ottomila abitanti, oggi il sindaco Giorgio Marongiu, espresso da una coalizione di centrosinistra, è chiamato a governare servizi destinati e quasi 24 mila cittadini - 12 mila nei rioni sorti in campagna - che patiscono la bulimia edificatoria degli anni passati. Tredici lottizzazioni su seicento ettari, problemi da città metropolitana con risorse economiche da piccolo paese. Soprattutto un’esposizione al rischio di eventi meteorologici conosciuta da decenni e affrontata mai. Al contrario: un pericolo cresciuto insieme ai villaggi delle periferie, indifesi perchè messi in piedi a vanvera. Come San Gerolamo, esempio eclatante di irresponsabilità. In questi giorni è il commissario della protezione civile Guido Bertolaso e sono i geologi a spiegare il destino ineluttabile di questa frazione popolosissima. Ma non servono gli esperti per capire quanto sia sbagliato costruire centinaia di case attorno a un fiume che raccoglie le acque di due dighe, sotto il livello del mare e senza un minimo di attenzione alle norme che regolano la sicurezza idrogeologica. I documenti dicono che la lottizzazione Rio San Girolamo è il risultato di una convenzione stipulata il 3 novembre 1977 tra gli uffici di Capoterra - sindaco era il socialista Raffaele Farigu - e la società ‘Selene Agricola immobiliare srl’, oggi cessata. Il proprietario delle aree era Mario Floris, padre dell’attuale sindaco di Cagliari. Il progetto fu affidato all’ingegner Massimo Abis, amministratore della società era Francesco Cittadini e dalle visure storiche l’attività della Selene risulta essere il «miglioramento di fondi rustici e urbani». Per rendersi conto di quanto e come siano stati migliorati quei fondi basta fare un giro tra le case di San Girolamo in queste ore: non una costruzione è uscita salva dalla furia delle acque. Oggi quelle terre assomigliano a una favela brasiliana e solo un intervento finanziario massiccio e ben indirizzato potrà restituire una vita normale agli sventurati abitanti. Che non sono villeggianti agiati, ma famiglie abbagliate a suo tempo dai prezzi: a rischio com’erano, i lotti furono venduti a poco. Le case poi spuntarono come funghi, alcune messe su senza badare troppo all’immagine. Col mare a due passi e la strada di Cagliari a portata di mano, gli acquirenti non potevano immaginare che un giorno sulle loro cose sarebbe piombato il contenuto di una diga. Non potevano immaginarlo perchè nessuno glielo disse.

3 commenti:

Rita ha detto...

Sono una geologa, mi chiamo M.Rita lai ed abito a Poggio dei Pini. Cosco bene il territoio comunale di Capoterra. Svolgo la mia attività nel campo della geologia e geotecnica. Ho avuto modo di scrivere in questi giorni alcune considerazioni di tipo geologioc-geomorfologico su quanto accaduto nel blog: poggiodeipini.blogspot.com/ a cui rimando.
Vorrei fare solo alcune considerazioni, e mi riprometto di scivere qualcosa di più preciso e di fare anche una presentazione più dettagliata e precisa della storia delle trasformazioni del territorio e di ciò che penso io delle responsabilità.
per ora mi limito a commentare l’articolo del giornalista.
Quanto riportato è tutto giusto e ricostruisce molto precisamente fatti e nomi dei responsabili di questo scempio. Ci sono da fare solo due osservazioni e integrazioni
1 - La lottizzazione Poggio dei Pini è stata progettata dall’ing. Pierluigi Monni, lo stesso che ha redatto il Piano di fabbricazione del comune. Anche qui ci sono stati molti problemi in corrispondenza di impluvi minori affluenti del Rio S. girolamo. E’ un caso?
2 - Ciò che è piombato a valle sui residenti delle case nella lottizzazione Rio S. Gerolamo e Frutti d’Oro 2 non è il contenuto del lago o l’onda di piena causata dalla tracimazione della diga, ma ben altro!!. Tutti i tecnici-esperti e perfino il relatore della relazione geologica, predisposta per il progetto della Diga, ovvero il prof. Giuseppe Pecorini geologo che ha seguito la progettazione di tutti i circa 50 e oltre laghi collinari della Sardegna realizzati tra il 1958 e il 1970, nonchè i progetti di tutte le maggiori dighe realizzate in Sardegna dagli anni ’60 in poi, ha dichiarato ieri mattina durante un sopralluogo e un colloquio informale con il Dott. Novella del Genio Civile che la diga a suo parere è stata assolutamente ininfluente rispetto a ciò che è successo. I numeri parlano chiaro: la diga poteva contenere solo 250.000 mc di acqua e li ha contenuti tutti visto che dopo è stata svuotata con le idrovore. La diga non è crollata nonostante sia stata sormontata inevitabilmente dall'onda di piena. Sulla base dei dati di piovosità si può fare questo semplicissimo calcolo da terza elementare cioè una moltiplicazione: la portata del fiume a valle della diga è stata di circa 4.600.000 mc di sola acqua senza cioè contare il trasporto solido che è incalcolabile (superficie del bacino 12 kmq x la piovosità 372 mm x coefficiente di deflusso superficiale pari a 1). Come si fa a dire che la diga ha causato il problema a valle?. L’onda di piena si è avuta alle 7,45-8,00 a Poggio dei Pini e circa alle 8,30 a valle, il motivo è che tra le 7 e le 8 c’è stato un picco di pioggia con ben 148 mm la piovosità oraria più alta mai registrata in Sardegna anche superiore a quella registrata a Bau Mandara nel 2004 (120 mm – alluvione di Villagrande) e a Talana nel 1940 (100 mm. I dati sono disponibili nella relazione tecnica predisposta dalla REGIONE SARDA in accompagnamenteo alla Legge appena varata. Nessuna diga poteva fermare quelle portate del fiume. Questo si deve sapere per sfatare e smentire ciò che continua a sentirsi in giro cioè che la colpa è della diga. La colpa è di chi ha autorizzato un insediamento in una zona che era la PIANA DI ESONDAZIONE NATURALE del fiume che doveva avere un’ampiezza di centinaia di metri e invece è stata relegata ad un alveo di poche decine di metri con una scuola costruita in un’area demaniale a sinistra e una casa in costruzione a destra (ponte del Rio S. Girolamo)!!!

Per favore prima di scrivere e commentare i giornalisti dovrebbero informarsi meglio e leggere gli atti ufficiali, nonchè consultare gli esperti. Attribuire colpe e rensponsabilità senza conoscere non serve a nulla ed è un atto irresponsabile.
Grazie e a presto.
Se mi volete contattare vi posso lasciare la mia mail.

Le mie affermazioni sono basate su precisi dati pluviometrici forniti dalla regione sarda. Si veda sotto.

Estratto da relazione di accompagnamento al disegno di legge regionale per l’emergenza alluvione. Redatta da Regione Sardegna

Stralcio:

L’ esame delle precipitazioni rilevate dalla stazione di Capoterra – Poggio dei Pini evidenzia come circa il 90% delle precipitazioni registrate dalla stazione sono concentrate nelle 4 ore tra le 6,00 e le 10 del mattino ed registra in particolare una eccezionale intensità di ben 148 mm nell’ ora tra le 7 e le 8 del mattino e di 350 mm di pioggia nelle tre ore tra le 6.30 e le 9.30 .
Si tratta di valori che, per tali durate, si situano tra i più alti mai registrati dalla rete pluviometrica regionale.
Per trovare registrazioni di valori simili ,ma inferiori, occorre fare riferimento ai più gravi nubifragi che hanno interessato l’Isola.
Il valore relativo ad un’ ora, se confermato dai successivi accertamenti, risulta superiore ai più alti mai registrati in Sardegna , quale quello di Bau Mandara nel 2004 ( 120 mm) , o di Talana nel 1940 ( 100mm ).
Il valore relativo alle tre ore ( pari, come detto, a 350 mm ) trova paragone con i 330 mm registrati a Bau Mandara ( vicino a Villagrande) nel 2004 e superiore ai 214 mm registrati, sempre in tre ore, a Decimomannu nel 1999 .

Anonimo ha detto...

Sono completamente daccordo con la signora M.Rita ma, pur non essendo un geologo vorrei fare una considerazione: tutti abbiamo visto una miriade di video girati a poggio dei pini nei minuti immediati che la piena ha investito il laghetto... questa valanga di acqua e detriti, non può essere, a parere mio, dovuta alla sola precipitazione registrata tra le 4 e le 6 del 22 ottobre, ma una quantità d'acqua molto elevata si può essere accumulata nelle gole e cavità formate dai monti santa barbara e turruneri, dove ha la sua sorgente il rio san girolamo. Ricordiamoci che pioveva da Sabato 18 Ottobre e, se non vi sono dei pluviometri installati proprio su a monte in quelle cavità, non abbiamo i dati reali della portata d'acqua che si è incamerata... sicuramente la causa scatenante è stata la forte pioggia incominciata a monte dalle 4, ma dal mio parere di appassionato di geologia, la probabilità che a monte sia franato un pezzo di gola che conteneva diversi milioni di metri cubi, può giustificare l'estrema violenza generata nella sua caduta a valle (nella gola dove nasce il san girolamo ho misurato le altimetrie con google earth e ho rilevato una serie di cavità enormi in una gola profonda sui 150mt e lunga 3 km, dopodichè c'è un dislivello di oltre 180 metri sino al primo ponticello del borgo san gerolamo dove ha spazzato le prime serre e l'alveo ha un raggio di curvatura di quasi 90°) di conseguenza gli effetti di questa valanga avrebbero prodotto danni maggiori se non fosse esistito il laghetto con quello sbarramento in terra battuta alto una decina di metri dal livello del ponte per pauliara che è crollato sotto l'effetto di questa valanga... mi chiedo:
ma possibile che la forestale, che batte le strade più impervie di questa catena montuosa, i carabinieri e la guardia di finanza con gli elicotteri, l'aeronautica militare che pure essa sorvola giornalmente queste montagne, non si sono resi conto della massa d'acqua che si creava su quelle montagne? Non sarebbe dovuta scattare una minima allerta per far sgomberare le abitazioni a valle? Penso che la risposta a queste domande segua la noncuranza e il menefreghismo delle autorità preposte che solite muoversi solo "quando ci scappa il morto"... a chi il dovere di ripulire l'alveo del fiume dai grossi alberi, nella sua discesa verso il laghetto di poggio? (chi è mai stato in piscina a poggio di sicuro giurerà di non aver mai visto un alveo fluviale a lato, ma giusto una fitta vegetazione...) riguardo le costruzioni, i nomi e cognomi si sanno, li sa la regione, li sa il comune, e li sa anche la magistratura... a partire da quella deviazione strana all'alveo per costruire l'Hydrocontrol, per non parlare delle aziende agricole sorte ai lati dell'alveo, nella zona tra i campi sportivi di poggio e san girolamo, dove sorge anche un piccolo invaso a scopo irriguo... ancora più oscena la deviazione artificiale all'alveo operata per creare la lottizzazione di san girolamo... ma tutte quelle persone che hanno acquistato terreni e case in queste zone, potevano mica sapere la storia idrogeologica di cinquant'anni di questo territorio? Chi ha acquistato i terreni a Frutti d'oro 2 forse risulta che qualcuno al comune li abbia avvisati che in caso di straripamento del fiume, sarebbero stati sommersi dal fango? Niente di tutto questo, solo mafia, ingordigia di soldi e quarant'anni di atti terroristici al territorio, alla natura, e alle persone che ci sono andate a vivere...
E' ORA DI FARE GIUSTIZIA, CHE I COLPEVOLI SALTINO FUORI E VENGANO CONDANNATI PER PROCURATA STRAGE, INCLUSO L'ATTUALE SINDACO CHE HA FIRMATO LA CONCESSIONE EDILIZIA PER LA COSTRUZIONE DELLA SCUOLA MATERNA DI SAN GIROLAMO... E HA PURE CONCESSO LA VARIAZIONE PER AMPLIAMENTO DEI LOCALI!!!!
P.S.Un sentito commosso saluto alle vittime di questa strage assurda, e un forte incoraggiamento a tutti quelli che hanno perso il frutto dei sacrifici di una vita... Facciamoci sentire affinchè tutto questo non accada più.
Zac

Anonimo ha detto...

Questo davvero risolto il mio problema, grazie!.