di Roberto Paracchini CAGLIARI. Facciamo votare gli immigrati alle elezioni circoscrizionali. La proposta è stata presentata in Comune dal centrosinistra, ma mai discussa. «Per questo l'abbiamo riproposta in questi giorni. E imporremo che si discuta», sottolinea Marco Espa (Pd), primo firmatario. La partecipazione è vista dagli esperti come una ricetta per responsabilizzare le persone e renderle più interessate al lavoro che fanno o all'ambiente in cui vivono. Da qui la proposta del centrosinistra: il voto a chi vive, lavora e paga le tasse a Cagliari, abbia la pelle bianca, nera o gialla; provengano dallo Stati Uniti o dalla Svizzera, dal Senegal o dalla Nigeria, dalla Bielorussia o dalla Cina, dall'Argentina o dal Giappone. «Si tratta di un passo importante per la città», spiega Espa. In termini generali il voto per le rappresentanze politiche ha bisogno di una legge specifica, ma «la scheda infilata nell'urna può anche non essere politica e avere una funzione partecipativa - sottolinea Espa - così come avviene nella circoscrizioni, che hanno un valore consultivo. Da qui la richiesta al Comune di permettere l'accesso alle urne per i parlamentini di quartiere anche agli immigrati in regola con le norme nazionali tuttora esistenti». La mozione era stata presentata una prima volta nella precedente consiliatura, addirittura nel 2004. «Ma allora il centrodestra fece ostruzionismo e non riuscimmo a discuterla - spiega - ed è per questo che l'abbiamo riproposta, ma nonostante giaccia già dal 2006 nella presidenza, non è ancora arrivata alla discussione dell'assemblea». Nella mozione viene chiesto al sindaco Emilio Floris di estendere il «diritto di elettorale attivo e passivo agli stranieri extracomunitari residenti ai fini della costituzione dei consigli circoscrizionali». Si tratta di un diritto «da regolare nelle modalità del suo esercizio con apposito regolamento che prenda in considerazione le opportune osservazioni formulate dallo stesso Consiglio di Stato». Oggi il dibattito sugli immigrati è sempre più intenso, anche nell'isola soprattutto da quanto la Sardegna è diventata una delle rotte privilegiate dei mercanti di uomini che vivono sfruttando la disperazione e la speranza di tante persone extracomunitarie. Le leggi esistenti hanno posto un tetto al numero delle persone che possono arrivare e che possono essere regolarizzate. Nello stesso tempo, però, aumenta sempre più la consapevolezza che l'immigrazione, sia dai Paesi africani che da quelli dell'Est, è un fenomenmo storico che tende ad aumentare. Ed è anche un evento ciclico. Molti hanno dimenticato che tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento sono stati ventisei i milioni di italiani che si sono recati all'estero. A questa prima fascia di emigrazione fu interessata quasi tutta la penisola, con un esodo particolarmente forte verso l'America da parte del nord Italia, ma anche verso il Belgio e la Germania. Dopo la seconda guerra mondiale vi fu una nuova ondata di emigrazione, dal sud Italia verso il nord. Ora, precisa Espa, va rilevato che «il voto agli extracomunitari nelle circoscrizioni non contrasta, come precisato da un parere del Consiglio di Stato, con gli articoli 48 e 51 della Costituzione, che riservano ai cittadini il diritto di elettorato attivo e passivo nonchè l'accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive». Infatti «lo straniero elettore a livello circoscrizionale - si legge nella mozione - non è chiamato a determinare le scelte di fondo dell'ente (...), ma soltanto a far valere le proprie esigenze in forma partecipativa e consultiva in materia di servizi di base, ferma restando nella competenza del consiglio comunale e degli altri organi la funzione di indirizzo e di controllo». Un piccolo passo avanti. |
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