Il Comune tace, l’opposizione: «Rimediamo ai danni»
Il ripascimento è stato realizzato senza il rispetto del capitolato d’appalto
Espa: "Iniziare una nuova fase col controllo della città"
di Roberto Paracchini, oggi 18 agosto 2009
CAGLIARI. «Ora si dovrà creare un parco-Poetto», propone Marco Espa, consigliere comunale e regionale del Pd nel commentare la decisione della Corte dei conti di far pagare politici e tecnici per i danni causati dal ripascimento al Poetto.
«Si tratta anche di una sentenza che chiarise i limiti della separatezza tra tecnici e politici - afferma Ninni Depau (capo gruppo del Pd in consiglio comunale) - e questo è importante perchè spesso gli amministratori si trincerano dietro i primi, mentre anche loro, plaudendo a certi interventi o non intervenendo per bloccarli, si fanno complici. E il Comune continua a tacere».
L’ex presidente della Provincia di Cagliari Sandro Balletto e l’allora assessore Renzo Zirone (Lavori pubblici), più tredici tra esperti, biologi e collaboratori (che avevano rassicurato l’organismo politico sull’efficacia del ripascimento), dovranno versare la somma di 4 milioni e 784mila euro, di cui 797mila per i danni all’immagine della Provincia.
Secondo la sentenza della sezione giurisdizionale della Corte dei conti, pur con funzioni diverse, politici e tecnici hanno violato il capitolato d’appalto del ripascimento. E Balletto e Zirone «risultano pienamente coinvolti nella vicenda in quanto hanno consapevolmente tollerato e infine omesso di impedire» che il tutto arrivasse «all’esito disastroso che ne è derivato». I lavori sono stati infatti eseguiti, si legge nel dispositivo, «in difformità totale dal progetto e dagli atti contrattuali» con materiali «assolutamente scadenti».
L’intervento di ripascimento era stato eseguito in 15 giorni dalla draga Antigoon che aveva riversato sulla battigia 370mila metri cubi di sabbia. I danni sanzionati riguardano la granulometria, maggiore, e le caratteristiche mineralogiche, diverse. A tutti gli imputati ora resta l’appello alla Corte di Roma.
«Credo che a questo punto - continua Espa - si dovrebbe fare un discorso d’area: creare il parco del Poetto con una sua autorità. Poi cercare risorse, anche europee che permettano di riprendere con un cantiere sperimentale. Ma tutto deve esere fatto col coinvolgimento e la partecipazione dei cittadidni. A settembre il Poetto deve ritornare all’attenzione dell’agenda politica». Secondo Massimo Zedda (consigliere comunale e ragionale per La Sinistra) bisognerebbe «reinserire, come era previsto inizialmente, il Poetto nal parco Molentargius, saline (ipotesi poi stralciata). Inoltre occorre vedere la sistemazione del Poetto in modo unitario e con una concertazione tra Cagliari e Quartu». Per Radhauan Ben Amara (consigliere comunale e regionale dei Comunisti italiani) «manca la contaminazione con le altre esperienze del Mediterraneo». Ma soprattutto «non viene considerato per niente il territorio - prosegue - e si agisce nel disprezzo della polis e dei cittadini che, invece, dovrebbero essere sempre coinvolti».
2 commenti:
Complimenti per questo blog Marco è fatto molto bene!
Sul Poetto vorrei fare una riflessione in generale sul rapporto fra politica e tecnoscienza. Credo che considerare, come si fa spesso e come si è fatto nel caso evocato, il sapere tecnoscientifico come fonte certa di legittimazione della politica sia pericoloso per due motivi:
1. La tecnoscienza non produce verità, ma solo approssimazione rispetto alla realtà. La scienza, in particolare, più che un Canone cumulativo di verità è un processo continuo di messa in discussione di qualsiasi canone. Pretendere che la scienza produca verità è dannoso per la scienza stessa, in quanto la costringe in un ruolo che non le è proprio. Infatti, nel nostro Paese, in cui la scienza è chiaramente un'attività marginale e sottosviluppata, essa trova sfogo come instrumentum regni, ma in qualche misura perde l'anima.
2. La politica è chiamata a fare delle scelte che hanno spesso una connotazione morale e di responsabilità, non a creare il paradiso in terra in base alle indicazioni di un sapere superiore. Appoggiarsi sui saperi esperti come fonte di legittimità delle decisioni riduce la densità morale del processo decisionale politico, e svuota le responsabilità individuali dei politici e collettive delle élite politiche. Questo è stato visibile particolarmente nel corso della vicenda-Poetto, in cui la dimensione incerta della decisione risultava comoda per attivare un originale scaricabarile fra i vari responsabili (gli esperti e i politici).
Spero di non avermi ammorbato :-))
Alessandro Mongili
non ci hai ammorbato...
sono molto d'accordo, non è la tecnoscienza che ci porta da sola alle conclusioni...
infatti propongo in Consiglio e dappertutto, già prima di qualunque sentenza, un nuovo cantiere sperimentale partecipato e condiviso, come è stato fatto anche ad Ostia... i padroni del poetto, cioè i cittadini, devono vedere discuteree capire PRIMA, gli esperti studiano ma poi.... dobbiamo attivare processi partecipativi, in particolare per un bene ambientale cosi usufruibile da tutti....
ciao grazie Ale
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