Presidente, Assessori, Colleghi Consiglieri,
Vogliamo innanzitutto chiarire di chi e di cosa stiamo parlando.
Il Programma M&B è un programma innovativo e per certi versi rivoluzionario che premia il talento e il merito dei giovani laureati sardi. Nella sua prima fase il programma offre l'opportunità a coloro che vantano un buon curriculum accademico, di svolgere esperienze di tirocinio, master e dottorati di ricerca presso le aziende, gli enti di ricerca e le università più prestigiose del mondo, formarsi ai massimi livelli raggiungendo i più alti standard di preparazione e conoscenza. La seconda parte del Programma, chiamata Back, permette ai laureati, così formati nella prima fase, di rientrare in Sardegna attraverso un percorso che mira all'impiego in Sardegna delle professionalità acquisite, conferendo qualità alle aziende e partecipando in tal modo al processo di sviluppo sociale, culturale ed economico dell'isola.
Parlando delle persone, vorrei sfatare un luogo comune: non si tratta di giovani, né di studenti. Non stiamo parlando di diritto allo studio. Sono migliaia di persone che hanno concluso con successo gli studi universitari, che hanno intrapreso anche brillantemente una professione, che pur nelle precarietà del mondo del lavoro e della ricerca, spesso hanno provato coraggiosamente a mettere su una famiglia. Sono persone che ora, secondo quanto promesso dalla Regione Sardegna attraverso questo programma, vogliono portare le proprie competenze a beneficio dello sviluppo della nostra Isola.
Si tratta quindi di persone sulle quali le famiglie e la Regione Sardegna hanno già speso ingenti risorse durante tutto l'arco della loro formazione, dalla scuola primaria alla laurea, dalla laurea alla formazione d'eccellenza.
Sarebbe una follia e una scelta ingiustificata, contraria ad ogni logica di razionalità nella gestione delle risorse pubbliche e incomprensibile, agli occhi dell'opinione pubblica, dei contribuenti sardi, lasciare che queste risorse formate a spese nostre, vadano a creare valore in aziende ed enti di ricerca all'estero o comunque fuori dalla Sardegna.
In questa fase difficile, in cui è messo in discussione il modello di sviluppo tradizionale, che ha caratterizzato le opportunità delle generazioni passate, l'alta formazione può e deve rappresentare fondamentale strumento di sviluppo e crescita per l'immediato e prossimo futuro.
Proprio in quest'epoca in cui le multinazionali possono decidere in qualunque momento di abbandonare a se stessi interi comparti produttivi e interi territori per i capricci del mercato mondiale, per gli andamenti di un indice finanziario o per le oscillazioni del prezzo internazionale di una materia prima; in quest'epoca in cui questa classe politica non ha probabilmente in testa una idea forte e una politica di medio e lungo periodo sull'occupazione e lo sviluppo.
Qual è risposta, il segnale che le istituzioni possono dare? Come contrastare gli effetti più dannosi di queste decisioni che passano sopra le nostre teste? Possiamo iniziare con l'individuare nuove forme di capitalizzazione dell'economia che mettano radici, come è appunto il capitale che risiede nella testa e nelle mani dei sardi che si vogliono legare alla propria terra. In un tale contesto programmi come questo sono non certo una soluzione in sé, ma costituiscono una premessa e un inizio prezioso, un segnale che le istituzioni hanno il dovere di trasmettere. Un modello prezioso, perché basato sulla meritocrazia, quindi sulla validità della risorsa umana e sul prestigio del progetto formativo.
Ma qual è la prospettiva attuale per i laureati, per le aziende? Ritardi e incertezze nella pubblicazione dei bandi per l'alta formazione, per i tirocini e per i percorsi di rientro; la promessa disattesa da parte del presidente Cappellacci di aprire un nuovo bando per l'alta formazione entro il 31 dicembre 2009; l'aver fatto passare un anno e mezzo dall'ultima pubblicazione del bando di rientro, con la conseguente congestione del sistema che ha dato luogo alla eventualità di una corsa senza regole allo sportello dell'Agenzia del Lavoro per il finanziamento delle borse di rientro con la previsione di un bivacco di tutta la notte da parte dei laureati in via Is Mirrionis. Una prospettiva che solo nell'immagine che offre ci sembra un modo quantomeno bislacco di dimostrare che la Giunta Cappellacci crede nell'alta formazione, come più volte il Presidente ha dichiarato prima, durante e dopo la campagna elettorale del 2009. Un modo curioso anche di gestire il problema da chi oggi amministra il settore, che prevedendo il problema della calca e del bivacco ha dichiarato, salvo poi smentire con una nota, di aver predisposto una tenda riscaldata, delle transenne e dei generi di conforto a beneficio dei laureati e di aver allertato la Questura. Un programma di eccellenza trasformato quindi in un problema di ordine pubblico.
Andiamo avanti. Gran parte delle aziende sarde non conosce questo strumento, mentre lo conoscono bene gli enti pubblici, che intercettano la stragrande maggioranza dei percorsi di rientro (70% dichiarazione dell'ass. Manca) al solo scopo di parcheggiare i laureati negli organici per 1-2 anni senza alcuna prospettiva, mentre le aziende private che potrebbero assumere e stabilizzare prendono le briciole (30%). Perché questi soldi stanziati siano veramente un investimento mirato che vada a segno bisogna stabilire una selezione meritocratica in tutti i bandi collegati al master and back, compresi i percorsi di rientro, perché nell’ultimo bando del back è stato non solo calpestato il merito, ma si è visto saltare completamente il meccanismo di incontro tra domanda ed offerta tra laureati e aziende.
Bisogna disincentivare il ricorso ai co co pro da parte della pubblica amministrazione, portare dentro il progetto M&B la parte produttiva e più interessata dell’economia sarda, la piccola e media impresa.
Abbiamo avuto una gestione gravemente deficitaria da parte dell'Agenzia Regionale, che non tiene conto, nell'aggiudicazione delle borse, dell'altra variabile fondamentale: i tempi di erogazione. Abbiamo testimonianze di laureati meritevoli che davanti ai ritardi nella pubblicazione delle graduatorie ci dicono “la vera beffa sarebbe vincere la borsa e ricevere i soldi tra 3 o 4 mesi quando il master è già iniziato e non potrò prendervi parte”. Alle università, alle grandi aziende, agli enti di ricerca internazionali non interessano le faccende burocratiche dell'Agenzia del Lavoro della Sardegna. Molti non sanno nemmeno dov'è la Sardegna.
Ora ci troviamo qui a discutere per sanare una situazione di emergenza, che chiediamo venga affrontata responsabilmente, ma vogliamo che questa mozione sia un punto di partenza, non di arrivo. Vorremo vedere concretamente quanto questa maggioranza crede nella validità di questo programma. Non vorremmo che ancora una volta questo programma fosse lasciato alle decisioni prese al chiuso degli uffici di un’Agenzia del lavoro lenta e troppo spesso reticente rispetto al fabbisogno di tempi, di informazioni e di certezze che i laureati continuamente manifestano nel loro delicato percorso.
Chiediamo in oltre che la discussione in aula di oggi e la disponibilità dimostrata da tutte le parti politiche stabilisca la base di partenza per il dialogo futuro. Un dialogo che deve coinvolgere tutte le parti sociali che abbiano interesse affinché questo programma non si riduca a un ennesimo contributo a fondo perduto, ma possa essere vero motore per uno sviluppo alternativo dell’economia sarda. Affinché questo avvenga occorre che le criticità rilevate non siano lo sterile strumento di contrasto politico tra le forze politiche, ma diventino oggetto di confronto costruttivo e continuato tra coloro che pensano che è su queste basi sia possibile lavorare seriamente per il bene di tutto il popolo sardo.
Se questa giunta, se questa classe politica non riuscirà a dare una risposta a questi laureati sardi dovrà assumersi una duplice responsabilità:
La prima, non aver consentito alle imprese sarde di godere i vantaggi dell'inserimento di risorse ultra qualificate e formate in aziende, università e centri di eccellenza in tutto il mondo;
La seconda, dovrà rispondere alle migliaia di famiglie sarde, perché aver finanziato queste persone per partire senza permettere loro di rientrare, significa aver incentivato di fatto l'emigrazione di una nuova generazione di sardi; il che equivale alla responsabilità, insomma, di aver riportato indietro di 50 anni l'orologio della storia della Sardegna.
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