E’ questo il motivo che ha spinto i deputati del PD ad incontrare i promotori della Campagna nazionale contro il razzismo, l’indifferenza e la paura dell’altro. Alla Camera è stata posta l’ennesima fiducia: stavolta sul decreto legge Disposizioni in materia di sicurezza pubblica: quello che definisce il reato di clandestinità, l’obbligo di denuncia da parte di pubblici funzionari (dunque anche medici o presidi), la conseguente espulsione la cui decisione spetta ai ‘giudici di pace’ finora rivolti alle nostre tristi, ma ordinarie, querelle quotidiane; quello che rende più stringenti i requisiti per l’ottenimento della cittadinanza a seguito di matrimonio, per i ricongiungimenti familiari e per le rimesse in patria; quello dell’ “Accordo di integrazione” (integrare significa “inserire in un contesto già definito”, non una conoscenza reciproca) per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno con un sistema di crediti non ancora precisati; quello del registro nazionale delle persone che non hanno fissa dimora, della riduzione da un anno a sei mesi dopo la scadenza del permesso di soggiorno per la cancellazione dall’anagrafe; quello del prolungamento della permanenza fino a sei mesi nei CPT; quello dei 200 euro per la concessione della cittadinanza, oltre ai 70 euro attuali per le sperse relative al rilascio del permesso di soggiorno. Quello delle ronde. Il PD ha preso l’impegno di una mobilitazione per contrastare questo razzismo crescente e per farlo non solo dentro il Parlamento, ma innanzitutto dentro e insieme alla società, dicendo cosa c’è da dire senza calcoli di consens o. Abbiamo cominciato a farlo. Come per esempio nei quattro editoriali ("la colpa di esistere", "forti coi deboli", "vietato ai minori", "casa, dolce casa") di Andrea Sarubbi che vi invito a leggere. Dall’incontro con i promotori della campagna contro il razzismo, emergeva che la crisi economica e la perdita di posti di lavoro ci inducono a dire “beh, poveretti gli immigrati quando sarà passata la crisi andrà di nuovo meglio anche per loro”, che insomma almeno un po’ di indifferenza alberga dentro ciascuno di noi. E che quindi ciascuno di noi deve reagire. Questa terribile crisi - che no, non è solo psicologica, come il Presidente del Consiglio va dicendo, ma è anzi reale e mette in evidenza chi è povero non se la caverà da solo e chi, al con trario, è ricco ne uscirà senza fatica - questa crisi non ci deve lasciare più poveri nell’anima. Sarà stata una crisi utile se da essa ne usciremo migliori, avendo cambiato i paradigmi dell’economia e della finanza, ma anche avendo fatto nuove scelte di vita mettendo al primo posto i valori portanti, adottando stili di consumo che non siano di danno ad altri, agendo con giustizia (che significa anche avere comportamenti di legalità), condividendo quanto abbiamo: beni, idee, tempo, spazi e tanto altro per costruire una vera comunità. Reagire, insomma, al clima generale di soffusa intolleranza che ci avvolge soporiferamente, subdolamente, quasi senza che ce ne accorgiamo. A Roma, in quartiere bene della Capitale, sono stata testimone di un atto di violenza impensabile da parte di adolescenti italiani verso una donna, solo per il fatto che era rumena. Queste manifestazioni violente sempre più frequenti da parte di gi ovanissimi verso chiunque considerino “diverso” vengono sollecitate da questo clima. Anche perchè quando i giovani si lasciano andare a comportamenti negativi di gruppo, non hanno davanti a loro alcun freno che finora arrivava da valori di convivenza condivisi e dall’esempio e dalla voce della società adulta che per decenni si è adoperata a costruire una pacifica convivenza nel Paese ed ha fermamente condannato ogni violenza. Per questo, presenterò un ordine del giorno in Aula che chieda al Governo di avviare una campagna rivolta ai bambini e agli adolescenti che – in modo intelligente e vicino al linguaggio delle nuova generazioni - condanni ogni forma di razzismo, qualsiasi espressione di intolleranza, qualunque manifestazione di prepotenza e sopraffazione e affermi, al contrario, valori importanti quali: esperienze positive di aggregazione, l’accoglienza ai più deboli, la scelta della non violenza, val ori che invertano la preoccupante tendenza ad imitare gli eroi negativi o dei ‘duri intolleranti’ e siano via via in grado di veicolare modelli positivi. Questa campagna costituirà una sfida e una verifica anche per noi adulti. E scrivo questa newsletter non solo per mettervene al corrente, ma per rinnovare con voi l’impegno ad essere costruttori – costi quello che costi – di una società in cui siamo tutti uguali, membri dell’unica famiglia umana.
Letizia de Torre - Parlamentare del PD
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