14 maggio 2009

Cagliari - Lavoro vero dentro il carcere: prima volta

Carlo Tedde, presidente di Confcooperative, ha voluto fortemente questo progetto imprenditoriale, superando tutte le difficoltà. Complimenti, una buona prassi da copiare!
Marco Espa
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Istituto minorile di Quartucciu inaugura il progetto sperimentale nazionale Mitico

Finora nei centri per i minori solo laboratori «pur ottimi» che devono far passare il tempo

La nuova Sardegna giovedi 14 maggio 2009
di Alessandra Sallemi
CAGLIARI. Per tre anni ci hanno creduto tutti i giorni alla bontà della rivoluzione di far lavorare sul serio i ragazzi detenuti nel carcere minorile di Quartucciu: con stipendio, orari, regole e la qualità del servizio da rendere al committente vero, privato, un bilancio da far quadrare. L’istituto di Quartucciu ha cercato una soluzione per i ragazzi non più minori ma non ancora adulti mentre il ministero elaborava il «Progetto Mitico». Ieri a Quartucciu il progetto nazionale è stato avviato ufficialmente con la prima attività: lavanderia industriale messa su da Confcooperative e consorzio Solidarietà.
Al lavoro ci sarà un solo ragazzo sardo, gli altri sono extracomunitari come quasi tutti i 18 ospiti di Quartucciu. «Mitico» è l’acronimo di «misure trattamentali inserimento e creazione occupazione»: un progetto pilota impegnativo varato dal dipartimento giustizia minorile grazie a una entusiasta rete di esperti esterni e soprattutto con l’indispensabile collaborazione degli agenti di polizia penitenziaria davvero protagonisti dell’operazione perché la lavanderia è stata costruita dentro l’istituto, a spese di una cella. Ogni giorno arriveranno pacchi di biancheria da lavare inviata dalla Nivea spa e, nei tempi stabiliti, i pezzi dovranno essere riconsegnati. La novità del progetto sta nella produzione di un lavoro vero e con un partner che è un imprenditore classico (il leader nell’isola della lavanderia industriale, Martino Ferraguti, modenese ormai sardo): come ha efficacemente spiegato il direttore del centro di giustizia minorile di Firenze, Giuseppe Centomani, finora nelle carceri dei minori hanno funzionato i laboratori anche ottimi di apprendistato, dove si «imparavano cose che raramente, dopo il carcere, fruttavano loro un lavoro». «Era un modo per far passare il tempo, dove le attività venivano condizionate dalle necessità della vita carceraria. Qui, invece, c’è un cambiamento del paradigma: la lavanderia dovrà funzionare secondo logica industriale e rispondere alle esigenze del committente. Lavorare sviluppa una competenza psico-sociale: ci sono le visite sanitarie da fare, bisogna chiedere un libretto del lavoro, c’è un contratto nazionale di lavoro da conoscere». Insomma, le attività non sono più «di cartone» e il progetto è così importante che Wilma Mazzecco di Welfare Italia, rete «specializzata nel creare network sociali di alta qualità», ieri ha spiegato di «aver già in agenda incontri coi ministri della giustizia Alfano e del lavoro Sacconi per aggiustare le norme al fine di sostenere questi detenuti una volta usciti dal carcere: perché possano continuare a lavorare».
L’«evento nazionale» dell’avvio del Progetto Mitico si è tenuto ieri nell’aula magna dell’istituto con gli autori materiali dell’operazione: tanti e tutti fondamentali. Regista della mattinata è stato Sandro Marilotti, direttore del centro per la giustizia minorile della Sardegna: «Per la prima volta l’impresa entra in un carcere minorile e il dipartimento ha voluto che l’inaugurazione del Progetto Mitico si tenesse qui a Quartucciu». Carlo Tedde è il presidente del consorzio Solidarietà e presidente provinciale di Confcooperative (il cui direttore è Virginio Condello): le due entità che «tutti i giorni per tre anni - come ha sottolineato Jhonny Dotti di Welfare Italia - hanno lavorato per raggiungere questo risultato». Marilotti ha fatto un elenco: i soldi per i locali dentro il carcere li ha messi il ministero della giustizia, le apparecchiature sono state comprate con un contributo (robusto) della Fondazione Banco di Sardegna, un altro sponsor generoso è stato il comune di Quartucciu. Il sindaco Pier Paolo Fois: «Nel 1993-94 feci volontariato qui nell’istituto, mi sono convinto della necessità di dare strumenti ai ragazzi perché la permanenza qui fosse una crescita e non una decrescita. Così il comune ha stabilito un rapporto di collaborazione costante con questa struttura». Il saluto del dipartimento della giustizia minorile sono stati portati da Rosalia Di Chiara: «Noi siamo stati altalenanti nel dire sì a questo progetto e l’iter è stato farraginoso, ma voi avete fatto miracoli: è di grande impatto consegnare ai ragazzi una forza professionale spendibile nel mondo del lavoro». Paola De Cesari di Luoghi per Crescere, altra formazione sociale nazionale: «Sono emozionata, dare corpo a tanti luoghi dove crescere in un carcere è una sfida nella sfida di creare questi posti. Ed è importante sottolineare l’assunzione del rischio: da parte dei ragazzi di riuscire, da parte dell’imprenditore di credere in noi». Carlo Tedde ha voluto ringraziare Ferraguti: «Coraggioso a credere di potersi affiancare a un progetto sociale». Il direttore del carcere Giuseppe Zoccheddu: «La realizzazione della lavanderia che partirà da lunedì è l’esempio di come può funzionare bene una buona sinergia. Abbiamo tre laboratori: pelletteria, falegnameria e giardinaggio-erbe officinali, speriamo di farli diventare lavoro». I ragazzi lasceranno il carcere, la lavanderia però funzionerà sempre: con altri ragazzi o con giovani del consorzio Solidarietà. L’ex procuratore dei minori Angioni ha elogiato l’iniziativa, così l’ex presidente del tribunale Ferrero e l’arcivescovo monsignor Mani, che ha tagliato il nastro inaugurale.
Un ufficiale dei carabinieri aveva pensato di prendere la parola: per dire che anche i «cattivi», i rappresentanti delle forze dell’ordine che portano qui i ragazzi, credono davvero nel lavoro come via maestra verso la crescita e credono nel «valore rieducativo delle misure alternative al carcere».

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