3 ottobre 2007

Prima conferenza regionale sulla non autosufficienza

Disabili e assistenza personalizzata
La Sardegna prima nella spesa può dare lezioni anche al ricco nord


di Matteo Bordiga (L'altra voce.net)

Un modello virtuoso, da prendere a esempio per tutte le altre regioni italiane. E non solo. La Sardegna esporta un sistema ormai collaudato per l'assistenza alle persone con disabilità. «Abbiamo mandato in pensione senza rimpianti il vecchio modello assistenzialista, che prevedeva progetti e contributi a pioggia», dice Marco Espa, presidente dell'associazione Abc Sardegna (e presto consigliere regionale con l'Ulivo), da anni schierato in prima fila nella lotta all'indifferenza e all'insensibilità. «La Sardegna è la prima in Italia nell'applicazione dei servizi personalizzati e calibrati in base alle esigenze di ciascuna persona afflitta da disabilità».

E la prima anche per le risorse mese in campo, ha ricordato ieri Renato Soru a Paulilatino, nel convegno sull'assistenza ai disabili al quale ha partecipato anche il ministro delle Politiche sociali, Paolo Ferrero. Rivendicando la «politica di tagli agli sprechi e di contenimento della spesa, adottata dalla Giunta negli ultimi tre anni» il presidente della Regione ha ricordato lo stanziamento «nella scorsa Finanziaria di 120 milioni di euro a favore delle persone non autosufficienti. Si tratta di uno sforzo senza precedenti, che però abbiamo fatto considerando i bisogni di queste persone come una priorità della nostra politica».

Cifra importante anche a livello nazionale, conferma Marco Espa: «Basti pensare che la Finanziaria del Governo, per lo stesso scopo, aveva stanziato 200 milioni di euro, ora portati a 400. Ma anche altri numeri ci confortano. Finora in Sardegna sono stati finanziati novemila progetti personalizzati di assistenza alle persone non autosufficienti».

In che modo il sistema è cambiato? «Ora le persone disabili, assieme ai familiari, hanno la possibilità di avanzare richieste specifiche sui loro bisogni individuali», spiega Espa. «Così, l'assistenza parte dal basso. E l'offerta viene adattata in base alla domanda che ciascun assistito formula. Per non parlare poi dell'opportunità, oggi estesa a tutti i sardi, di essere curati e accuditi a casa propria, e non in alienanti istituti».

Insomma, le battaglie degli anni pasati oggi portano risultati. «Nel 2000 noi dell'Abc, assieme a tante altre associazioni impegnate nel sociale, avevamo intrapreso un cammino difficile, decidendo di puntare tutto sul riconoscimento di certi diritti. E cercando di convincere le istituzioni a sposare la causa dell'assistenza personalizzata, vera nuova frontiera delle politiche sociali nel duemila», racconta sempre Espa. Obiettivo centrato: «Possiamo dire di aver realizzato un sogno, con i novemila progetti approvati solo quest'anno. Sette anni fa, la giunta regionale di centrodestra accolse la proposta, proveniente direttamente dalle famiglie, di personalizzare le cure alle persone con disabilità. Questo passaggio va sottolineato, perché siamo di fronte, finalmente, a un vero esempio di buona politica. Ecco quando le istituzioni sanno rendersi utili e diventare efficaci: quando ascoltano le richieste dei cittadini».

Nel 2001, i progetti personalizzati erano già 123. Ma la svolta arriva negli ultimi anni: «La Giunta Soru, decidendo di aumentare esponenzialmente le risorse, ha contribuito in maniera decisiva a dare alla Sardegna il primato nazionale in materia di assistenza ai disabili», sottolinea Marco Espa. «Tanto per capirci, se il Piemonte destina circa 4-5 milioni di euro ai progetti per le disabilità gravi, noi per gli stessi servizi stanziamo 37 milioni di euro. Insomma, siamo davvero i capofila d'Italia. Tanto che, spesso, noi dell'Abc interveniamo nel corso di conferenze che si svolgono in altre regioni, se non addirittura all'estero, per testimoniare l'efficienza del nostro modello. E gli straordinari vantaggi, dal punto di vista terapeutico, sanitario ed umano, che l'assistenza personalizzata assicura all'assistito».

Nel resto d'Italia, le leggi sulla personalizzazione dei servizi non vengono applicate in maniera altrettanto sistematica e capillare. E, soprattutto, si registra una preoccupante sperequazione fra le solidali e funzionali regioni del centro-nord e le arretrate realtà del sud. Come rimarcato dal ministro Ferrero nel corso della conferenza di Paulilatino, «la spesa sociale per le persone non autosufficienti a Bolzano è di 400 euro a testa, a Cosenza è di 20 euro a testa. Quasi che si tratti di continenti diversi».

Secondo il ministro, «non è tollerabile che le persone non autosufficienti ricevano servizi diversi a seconda della latitudine o delle città nella quale nascono. Nella Finanziaria abbiamo dato fondo a 400 milioni di euro, ma per risanare completamente la penisola ne occorrono almeno due miliardi e mezzo. Con un collegato alla Finanziaria saranno fissati i diritti di tutte le persone non autosufficienti», ha proseguito Ferrero, concludendo che «attraverso un piano triennale arriveremo a operare un riequilibrio nella spesa delle diverse regioni».

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