Nasce un grande parco ambientale e fioccano le polemiche: un non senso.
Il passo è compiuto: la delibera della giunta apre uno scenario di rilancio archeologico e turistico nel cuore della città.
Ma è importante capire che ruolo ora vuole svolgere l'amministrazione della città, nel momento in cui appare sempre più evidente che l'accordo di programma su Tuvixeddu (giusto o sbagliato che fosse, secondo noi era sbagliato) era in contrasto con la sensibilità ambientale e culturale sempre più estesa nella Regione e a Cagliari, come giustamente Legambiente ha sottolineato. L’Ulivo è stato il primo in Consiglio comunale a sollevare il problema. Ricordiamo non solo l’azione della giunta Soru ma anche la presa di posizione del presidente della Provincia Graziano Milia e del Ministro Rutelli.
Ci sarà solo contrapposizione? Assisteremo di nuovo a imbarazzanti conferenze stampa dove la giunta di centrodestra si siede al tavolo dei contestatori della regione insieme ai privati (che hanno diritto a difendere i loro interessi, ma non sono la pubblica amministrazione)?
Noi speriamo proprio di no. Il sindaco dovrebbe, a nostro avviso, essere il più felice per questa deliberazione della Regione: in questo modo si promuove un parco di enorme valore storico-culturale nella città da lui governata ed è curioso che un'amministrazione che ha fatto del ruolo di Cagliari nel Mediterraneo un suo cavallo di battaglia non colga la straordinaria attrattiva che può esercitare la più grande necropoli punica del Mediterraneo; né si può pensare che sia sufficiente salvare le tombe e costruirci tutt'intorno una corona di palazzi. Oggi Cagliari ha la straordinaria opportunità di ridisegnare completamente il proprio futuro: le grandi aree dismesse grazie all'accordo fra la Regione e il ministero della Difesa, possono rappresentare quello che per Milano e per Torino hanno rappresentato Bicocca o il Lingotto. Ripensare Cagliari, per una classe dirigente che voglia essere tale non è soltanto un problema urbanistico; significa ripensare la città a partire dalle sue risorse umane, contrastando il suo spopolamento e invecchiamento; significa fare una politica di sviluppo che ricomponga le fratture fisiche ma anche sociali, economiche e ambientali. Noi crediamo che si possa aprire una bella stagione per Cagliari. In alleanza tra istituzioni, non in contrapposizione.
Marco Espa
Capogruppo del Gruppo Ulivo al Comune di Cagliari
1 commento:
Signor Espa, inutile dirLe che non condivido assolutamente il prepotente tentativo di prevaricare l'accordo di programma dell'agosto 2000.
Forse perchè mia madre, Piera Sotgiu, lo firmò per mettere fine ad un contenzioso che con la vostra amministrazione durava ormai da 18 anni, una firma, che ci tengo a ricordarlo, vi sollevò da un notevole esborso di parecchi miliardi di vecchie lire per gli esprori irregolari che sfociarono con le palazzine di edilizia economico popolare di via Castelli.
Inutile dirle, in quanto lei è sicuramente a conoscenza dei contenuti dell'accordo di programma, che il nostro risarcimento danni E' PARZIALE.
Manca infatti QUEL DIRITTO ACQUISITO che ci dà la possibilità di avere la nostra concessione edlizia relativa al comparto C2A a Tuvumannu.
Inutile dirle che stiamo solo aspettando il consiglio di stato per vedere chi dovrà pagare i pesanti danni provocatici, DANNI CHE POTREBBERO SERIAMENTE RICADERE SULL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE QUALORA L'ACCORDO DI PROGRAM,MA VENISSE SUPERATO.
In quel caso sarebbe per noi INEVITABILE riaprire il vecchio contenzioso con l'amministrazione comunale, sulla base dei milioni di euro a cui vi aveva a suo tempo condannati il consiglio di stato precedente, riqualificati dei dovuti interessi e danni per la TRUFFA dell'accordo di programma.
Inutile dire che NON ABBIAMO NESSUNA INTENZIONE DI FIRMARE O MODIFICAERE L'ACCORDO DI PROGRAMMA DEL 2000, ma non per la nostra cattiveria, MA PER SOTTOLINEARE CHE LE SORELLE SOTGIU NON SONO DEI PAGLIACCI O DEI PUPAZZI DA MANOVRARE A PIACIMENTO ED IN BASE AI CAMBI DI BANDIERA DELLA POLITICA SARDA.
La situazione che si sta delineando è piuttosto precaria, causata da una classe politica inadeguata per il governo della nostra isola, un governo che opera scelte azzardate e a senso unico che poi ricadono solo sui Sardi.
Antonio
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