8 luglio 2009
ENCICLICA: ZAMAGNI, ECONOMIA MERCATO NON E'SOLO LIBERISMO O CAPITALISMO
Intervista a Stefano Zamagni, economista, il presidente dell'agenzia nazionale delle ONLUS e, se ricordate, mio testimonial e sostenitore alle ultime elezioni regionali...
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(ASCA) - Citta' del Vaticano, 1 lug - La terza enciclica di papa Benedetto XVI, 'Caritas in veritate', firmata lo scorso 29 giugno, non nasce in risposta alla crisi economica e finanziaria e non e' nemmeno, in senso stretto, una nuova ''Populorum progressio'', l'enciclica del 1967 - di cui rappresenta piuttosto un ''approfondimento'' - con cui Paolo VI condanno' il colonialismo, riflette' sulla condizione dei Paesi in via di sviluppo e critico' a fondo capitalismo e marxismo.
''Inizialmente - spiega uno dei principali consiglieri del pontefice per la stesura di 'Caritas in veritate', l'economista Stefano Zamagni, docente all'Universita' di Bologna e consultore del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, in un'intervista al Servizio di Informazione Religiosa della Cei - questa enciclica doveva rappresentare il completamento della riflessione sulla globalizzazione avviata da Giovanni Paolo II con la 'Centesimus annus'. Nel 1991 questo fenomeno era da poco iniziato, e dunque non si vedevano ancora le conseguenze che oggi, invece, sono sotto gli occhi di tutti''. Zamagni sara' l'unico 'laico' che partecipero' alla presentazione ufficiale della 'Caritas in veritate' il prossimo 7 luglio nella Sala Stampa vaticana.
Solo in un secondo tempo, spiega il professore, sono intervenuti dei ''rallentamenti dovuti a circostanze diverse, ultima in ordine di tempo la crisi economico-finanziaria.
L'enciclica non nasce come risposta ad essa''. Il papa, aggiunge, ''afferma che si tratta di un approfondimento della 'Populorum Progressio' di Paolo VI''.
Quanto ai contenuti dell'enciclica, Zamagni afferma che essa non contiene una condanna dell'economia di mercato in quanto tale. Anzi, ''il mercato di per se' e' cosa buona'', ma questo - che, e' importante ricordarlo, ''storicamente nasce nel Trecento per iniziativa dei francescani'' - va salvaguardato da chi lo vuole identificare unicamente con il ''modello capitalistico'' oppure con quello ''liberista'': ''L'errore corrente, rimarcato dalla dottrina sociale, sta nell'identificazione dell'economia di mercato con un particolare modello, ovvero quello capitalistico''.
''Non possiamo pensare al mercato in maniera totalista, ma pluralistica'', prosegue l'economista, e ''da questo pluralismo emerge che si puo' fare economia anche se non si persegue il profitto''. Per Zamagni, ''dentro al mercato devono operare realta' di diversa natura, che perseguono obiettivi differenti: imprese capitalistiche, sociali, organizzazioni del terzo settore... In secondo luogo occorre che anche l'attivita' finanziaria sia declinata al plurale: dunque, spazio alla finanza etica, che non puo' essere un'eccezione. La norma della finanza deve servire l'economia reale, e quindi e' la finanza speculativa a costituire un'eccezione. Da ultimo, valorizzare nel concreto il principio di sussidiarieta', introducendolo nelle politiche pubbliche, laddove oggi lo si confonde in maniera erronea con supplenza''.
Il mercato va invece condannato quando ''esce dal suo alveo'' e ''viene snaturato, ossia quando, anziche' essere finalizzato al bene comune, s'indirizza verso il bene totale, oppure il bene individuale di qualcuno''. ''Se ci sono distorsioni o inadeguatezze, non e' colpa dell'economia di mercato in quanto tale - precisa - ma di chi l'ha voluta incanalare verso obiettivi di egoismo, avidita' e possesso''.
L'obiettivo della dottrina sociale della Chiesa, a cui papa Ratzinger si e' ispirato nella stesura della sua enciclica, secondo Zamagni sta ''nell'indicare agli uomini di oggi la via per il superamento dei due modelli che, finora, avevano guidato i comportamenti in ambito sia economico sia politico: da un lato il modello legato al blocco sovietico dall'altro quel modello da taluni definito liberista che dovrebbe avere solo una posizione marginale nell'economia di mercato''.
Per Zamagni, la crisi puo' essere pero' l'occasione per superare una delle sue storiche debolezze - gia' indicata da Antonio Rosmini nel XIX secolo: la ''mancanza di un'adeguata formazione ed educazione in campo economico'', soprattutto per quel che riguarda l'economia politica, ossia ''la riflessione su come deve essere il giudizio cristiano relativamente al modo di organizzare le attivita' di produzione e consumo in vista del bene comune''. ''Ma la crisi - conclude -, ora, puo' aiutare a far riprendere consapevolezza all'interno della Chiesa dell'importanza strategica della dimensione economica della vita umana''.
asp/glr/rob
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Al seguente link potrete vedere il servizio sul onferenza per discutere dell'attualità dell'enciclica Humanae Vitae nel 1968 del Papa Paolo VI http://www.uniroma.tv/?id_video=18206
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