8 aprile 2009
Sardegna/ Cagliari, polemiche in Comune per opuscolo su galateo - di Apcom
Cagliari, 8 apr. (Apcom) - Come apparecchiare la tavola, mangiare il pesce o assistere alla messa e con modernissime indicazioni su come effettuare il baciamano, su come sia 'chic' l'utilizzo di zuppiere antiche e candelabri la sera e su come, al contrario, sia da cafoni dire 'salute' all'amico che starnutisce. Consigli contenuti in un opuscoletto pubblicato dall'assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Cagliari dal titolo "Gala e Teo", dedicato, per l'appunto, al galateo. Una pubblicazione cha ha suscitato una dura presa di posizione da parte del gruppo consiliare del Partito Democratico all'opposizione nell'assemblea civica. "Tralasciando di rimarcare quanto sia inutile, anacronistico e inadeguato tale volumetto rispetto all'attuale condizione giovanile - hanno scritto in una nota i consiglieri comunali del Pd, Goffredo Depau e Marco Espa - ci preme invece ripetere e sottolineare che tale iniziativa è stata finanziata con risorse del Comune di Cagliari e che, pertanto, avrebbe dovuto avere finalità sociali". "E' incredibile - hanno proseguito i due esponenti dell'opposizione - che in una situazione di crisi economica come l'attuale, rilevanti risorse della collettività vengano sottratte alle politiche sociali per promuovere iniziative di dubbia utilità e di auto-promozione di dirigenti e assessori.Purtroppo tale iniziativa si inserisce in un quadro di spese dell'amministrazione comunale che tende a considerare politiche sociali gli opuscoli propagandistici, le festicciole, le gite scolastiche e quant'altro. Tutto, ovviamente, rigorosamente finalizzato all'autopromozione del dirigente e dell'assessore". "E' offensivo impegnare fondi in tali iniziative - hanno concluso Depau ed Espa - mentre in città vi sono drammatiche emergenze sociali e a livello nazionale è fortissimo il disagio a causa dei 'tagli' alla pubblica istruzione, dei licenziamenti, della crisi economica. I 50 milioni previsti dal bilancio previsionale per le politiche sociali devono essere spesi per tali finalità e non per sostenere la carriera politica di assessori e di dirigenti del Comune di Cagliari".
7 aprile 2009
«Cagliari - Il metrò sotterraneo è inutile e costoso»
Perché la spesa sia corretta 130mila passeggeri al giorno
«Un solo intervento non risolve il problema del traffico urbano»
MAURO LISSIA - La Nuova Sardegna 7 aprile 2009
CAGLIARI. L’Università boccia i 18 chilometri di metro sotterranea per i quali il Comune vorrebbe spendere 451 milioni: secondo i docenti del Crimm, il Centro ricerche modelli di mobilità del dipartimento d’Ingegneria del territorio, rappresentano «un intervento sovradimensionato rispetto alla domanda reale». Perchè la spesa sia giustificabile dovrebbero usarla 20 mila passeggeri all’ora anzichè gli attuali 2500.
I cinque docenti - Elisabetta Cherchi, Paolo Fadda, Gianfranco Fancello, Italo Meloni e Mario Olivari - attaccano il progetto sulla base di dati e di riferimenti scientifici, partendo da una premessa: «I fenomeni complessi, come dimostrano tutti gli studi in tutto il mondo, non si risolvono con un singolo intervento ma con una pletora di interventi, che agendo sinergicamente sulle varie componenti del fenomeno concorrono al raggiungimento di obbiettivi comuni».
La nota del Crimm non lascia spazio a dubbi: «Le analisi quantitative, gli studi e i piani che all’interno dell’università sono stati elaborati dimostrano che la domanda di mobilità che si sviluppa ogni giorno nell’area cagliaritana non presenti livelli quantitativi tali da giustificare la presenza di un metro sotterraneo».
La conferma è nei numeri: «Il metro sotterraneo Avg (Authomatic Vehicle Guide) è un tipo di sistema di trasporto collettivo di massa che viaggia su sede propria esclusiva, protetta, interamente in galleria, che può arrivare a soddisfare anche più di 20 mila passeggeri per ora per senso di marcia sull’itinerario su cui insiste». Il metro Avg «consente di realizzare frequenze elevatissime» e quindi «considerando che ogni convoglio trasporta mediamente 300-400 passeggeri in un’ora, Avg può trasportare 18.000-24.000 passeggeri per ora e per senso di marcia». Secondo i docenti del Crimm «se non si raggiungono tali valori di traffico non ha alcun senso logico realizzare sistemi di questo tipo. Non è corretto utilizzare questi sistemi con frequenze dell’ordine di cinque minuti che ridurrebbero la capacità a 3600-4800 passeggeri all’ora, in linea con le esigenze della città, ma che potrebbero essere mantenute anche dagli autobus su corsie riservate o da altri sistemi». Secondo il Crimm «un’altra prerogativa dei metro Avg è che consentono di soddisfare una domanda concentrata temporalmente, con forte concentrazione nell’ora di punta, per raggiungere i livelli di flusso adatti al sistema». Cagliari però non sembra averne bisogno: «La città (160 mila abitanti) e la sua conurbazione (almeno altri 100 mila) non presentano una configurazione insediativa capace di generare flussi di traffico di questo valore, caratterizzandosi con insediamenti diffusi ed estensivi e nessuna forte concentrazione spaziale di attività. La popolazione residente in un raggio di 500 metri di percorso pedonale dalle stazioni individuate non supera i 90 mila abitanti, mentre quella rientrante nei trecento metri, il percorso medio accettato dagli utenti per raggiungere a piedi la fermata, è di appena 60 mila abitanti e 28 mila addetti».
Secondo i docenti «solo il 30% degli abitanti si sposta nella fascia di punta del mattino, la maggior parte utilizza l’auto privata. Facendo due calcoli aggregati e sommari si evidenzia come gli spostamenti raggiungono valori molto inferiori a quelli necessari per giustificare un tale sistema».
Gli spostamenti potenziali calcolati sulla popolazione servita risultano pari a circa 3000 passeggeri all’ora. Questo valore rapportato al giorno corrisponde a circa 20 mila passeggeri ed all’anno quattro milioni e mezzo (su 13,2 km di linea), un dato in linea con quanto annualmente il Ctm dichiara di trasportare su un bacino di circa 335 mila abitanti e sull’intera sua rete di 480 chilometri e 29 linee (38 milioni di passeggeri all’anno) comprese quelle extraurbane (Decimo, Assemini ed Elmas) e le stagionali per il Poetto». Quindi «per giustificare il metro Avg la domanda giornaliera di 20 mila passeggeri dovrebbe essere concentrata in un’ora, in un giorno dovrebbero viaggiarci 130 mila passeggeri ed in un anno circa 30 milioni di persone, l’80% di quelle che il Ctm dice che viaggiano su tutta la sua rete (480 km contro i 13,2 km del metro sotterraneo proposto)». Il carico totale di passeggeri potenziali calcolato all’ora di punta «è stato stimato in circa 2500 passeggeri, quantità - è scritto - notevolmente inferiore a quella soddisfabile con il metro (20 mila)».
5 aprile 2009
ESPA (PD) SU ALLUVIONE E FINANZIARIA REGIONALE 2009
(Cagliari 4 APRILE 2009) – “Sono pronti i nostri emendamenti alla Finanziaria 2009 per risolvere immediatamente le situazioni di grave disagio in seguito all'alluvione del 22 ottobre scorso che hanno colpito le nostre comunità e me personalmente. A distanza di oltre cinque mesi purtroppo io e altri abitanti della mia zona non possiamo ritornare a vivere nelle nostre abitazioni”
Marco Espa, colpito personalmente dall'alluvione a Frutti d'oro, consigliere regionale del PD e primo firmatario (insieme all'On. Gianvalerio Sanna) del recentissimo disegno di legge dal titolo “Interventi strutturali per la messa in sicurezza dell'area interessata agli eventi alluvionali nel comune di Capoterra (clicca qui)” che prevede risorse in favore dei territori colpiti per 40 milioni di euro, annuncia la strategia che dovrebbe portare in tempi brevissimo le risorse necessarie per riprestinare una vita il più normale possibile per le popolazioni duramente colpite.
“Tre sono i problemi principali e urgenti:
Fogne. Ho chiesto formalmente alla ASL nei giorni scorsi le analisi delle acque del Rio San Girolamo e spero che nei prossimi giorni vengano prodotti i risultati. Dobbiamo scongiurare i rischi legati alla precaria situazione degli scarichi a mare: l'impressione di noi abitanti sul territorio è che il rio San Girolamo rimane una fogna a cielo aperto che con l'avvicinarsi del caldo può rivelarsi un vero pericolo per la salute pubblica. E' necessario inoltre monitorare le falde freatiche che approvvigionano di acqua potabile i quartieri. I primi lavori sono in corso ma c'è bisogno di ulteriori risorse perchè questi vengano effettuati giorno e notte, per accorciare i tempi.
La messa in sicurezza del Rio San Girolamo. L'autunno 2009 viene aspettato con angoscia da tutta la popolazione della mia comunità. Sono coinvolte migliaia di persone che temono, in mancanza di grandi opere, il ripetersi delle inondazioni. I lavori devono iniziare subito. Per questo in attesa dell'approvazione del nostro disegno di legge ci sarà in finanziaria un emendamento che stanzi le risorse per iniziare subito i lavori.
Un finanziamento straordinario per il comune di Capoterra per risolvere il problema sociale degli sfollati che vivono ancora in albergo e risanare e riinfrastrutturare il territori delle frazioni colpite come Rio san Girolamo, Poggio dei Pini e Frutti d'oro.”
Il pacchetto degli emendamenti prevede primi interventi per 19 milioni di euro.
“Ci vuole un impegno responsabile ed unitario e bipartisan di tutto il Consiglio Regionale insieme al governo della Regione, a cominciare dai consiglieri regionali espressione del territorio, la situazione richiede immediati provvedimenti.
“Chiederemo – conclude Marco Espa - che la gestione degli interventi debba essere affidata direttamente al Commissario Straordinario per l'emergenza alluvione, il Presidente Ugo Cappellacci, e non agli assessorati. Come sappiamo ha tutti i poteri per far eseguire i lavori anche in deroga alle norme vigenti. E' una situazione straordinaria che va affrontata con procedure straordinarie. Il Presidente inoltre pretenda dal governo nazionale nuove risorse, voglio ricordare che ad oggi, davanti a stanziamenti regionali voluti dalla precedente giunta per 50 milioni di euro, il Governo ci ha concesso l'elemosina di soli 6 milioni di euro”.
Marco Espa
2 aprile 2009
ALLUVIONE CAPOTERRA: PDL PD, 40 MLN PER MESSA IN SICUREZZA (AGI)
Il disegno di legge su www.marcoespa.it
(AGI) - Cagliari, 2 apr. - Prevede una dotazione di 40 milioni di euro la proposta di legge depositata oggi dai consiglieri del Pd Marco Espa e Gianvalerio Sanna, su "Interventi strutturali per la messa in sicurezza dell'area interessata agli eventi alluvionali nel comune di Capoterra" "Vorrei che in tempi brevi, cittadini associazioni, esperti e gli amministratori locali esaminassero il testo e eventualmente lo emendassero in senso piu' favorevole", spiega Espa, fra i danneggiati dall'alluvione del 22 ottobre scorso. "Importante e' procedere con urgenza alla sua discussione in commissione e poi in aula." "Non dobbiamo piu' aver paura quando piove", aggiunge il consigliere regionale, sottolineando l'importanza della messa in sicurezza del rio San Girolamo, "e' estremamente urgente far uscire gli abitanti del nostro territorio dall'emergenza anche psicologica e dall'angoscia che un simile evento possa ripetersi, e nel contempo risanare un territorio molto degradato e anche, vista la situazione fognaria, a rischio per il caldo che si approssima a venire". Altro punto del progetto di legge qualificante e' l'informazione per la popolazione. Secondo i proponenti, bisogna che tutti siano informati in tempo reale su cosa succede durante eventi atmosferici rilevanti anche atteraverso un sistema costante di sms lanciati dai ripetitori e che giungano dei cellulari di chiunque si trovi nell'area del territorio di Capoterra. Nel frattempo va fatto (art. 2) un serio piano di protezione civile comunale che preveda momenti di educazione, formazione, informazione della popolazione, comunicazione con le piu' moderne tecnologie a portata di tutti. La proposta, inoltre, prevede un finanziamento straordinario al comune di Capoterra per interventi di ripristino nelle aree comuni condominiali private (strade, marciapiedi, impianti) molto danneggiate, come Frutti d'Oro, Poggio dei Pini e rio San Girolamo. Alla fine del percorso il bacino del rio san girolamo dovra' diventare un parco, un'idea lanciata dall'Associazione 22 ottobre presieduta da Antonio Sau e costituita dopo gli eventi alluvionali. Lo prevede l'articolo 3 della proposta di legge. (AGI) Red-
Consiglio Regionale: Marco Espa eletto vicepresidente della Commissione Sanità e Politiche sociali

Beh... una bella responsabilità....!!!
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La composizione delle Commissioni consiliari del Consiglio Regionale della Sardegna
Cagliari, 2 aprile 2009 – Insediate le Commissioni consiliari. Presiedute dalla Presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, si sono svolte questa mattina le riunioni di insediamento delle otto Commissioni di merito del Consiglio e sono stati eletti i rispettivi uffici di presidenza.
Settima Commissione (Sanità e Assistenza sociale): Presidente, Felicetto Contu (Udc); Vice Presidente, Marco Espa (Pd); Segretari, Onorio Petrini (Pdl) e Giovanni Mariani (Idv).
Componenti: Gianvittorio Campus (Pdl), Rosanna Floris (Pdl), Domenico Gallus (Pdl), Giorgio Locci (Pdl), Alberto Randazzo (Pdl), Pierluigi Caria (Pd), Valerio Meloni (Pd), Sergio Obinu (Udc), Franco Meloni (Riformatori); Osservatore, Paolo Luigi Dessì (Psd’Az)
Prima Commissione (Autonomia): Presidente, Mario Floris (Misto); Vice Presidente, Tarcisio Agus (Pd); Segretari, Antonello Peru (Pdl) e Giulio Steri (Udc).
Componenti: Gianvittorio Campus (Pdl), Gabriella Greco (Pdl), Antonio Pitea (Pdl), Edoardo Tocco (Pdl), Gianvalerio Sanna (Pd), Renato Soru (Pd), Michele Cossa (Riformatori); Osservatori, Paolo Maninchedda (Psd’Az) e Adriano Salis (Idv).
Seconda Commissione (Politiche comunitarie e diritti civili): Presidente Silvestro Ladu (Pdl); Vice Presidente Ben Amara (Comunisti-La Sinistra-Rosso Mori); Segretari, Rosanna Floris (Pdl) e Pierluigi Caria (Pd).
Componenti: Simona De Francisci (Pdl), Sisinnio Piras (Pdl), Teodoro Rodin (Pdl), Giuseppe Luigi Cucca (Pd) Gavino Manca (Pd), Sergio Obinu (Udc), Francesco Mula (Riformatori); Osservatori: Christian Solinas (Psd’Az), Giovanni Mariani (Idv).
Terza Commissione (Programmazione e Bilancio): Paolo Maninchedda (Psd’Az); Vice Presidente, Francesca Barracciu (Pd); Segretari, Renato Lai (Pdl) e Adriano Salis (Idv).
Componenti: Mario Diana (Pdl), Giorgio Locci (Pdl), Pietro Pittalis (Pdl), Carlo Sanjust (Pdl), Mario Bruno (Pd), Chicco Porcu (Pd), Franco Sabatini (Pd), Roberto Capelli (Udc), Giorgio Oppi (Udc), Pierpaolo Vargiu (Riformatori), Luciano Uras (Com. La Sin. RM), Angelo Francesco Cuccureddu (Misto) n
Quarta Commissione (Assetto del Territorio e Urbanistica); Presidente Matteo Sanna (Pdl); Vice Presidente, Cesare Moriconi (Pd); Segretari, Oscar Cherchi (Pdl) e Luigi Lotto (Pd).
ComponentiEugenio Murgioni (Pdl), Antonello Peru (Pdl), Ivano Stochino (Pdl), Gavino Manca (Pd), Sergio Milia (Udc), Franco Meloni (Riformatori), Carlo Sechi (Com-La Sin-RM), Giacomo Sanna (Psd’Az); Osservatori, Daniele Cocco (Idv).
Quinta Commissione (Agricoltura): Presidente, Mariano Contu (Pdl);Vice Presidente Daniele Cocco (Idv); Segretari, Francesco Mula (Riformatori) e Pietro Cocco (Pd).
Componenti: Ignazio Artizzu (Pdl), Gabriella Greco (Pdl), Sisinnio Piras (Pdl), Paolo Terzo Sanna (Pdl), Luigi Lotto (Pd), Antonio Solinas (Pd), Nello Cappai (Udc), Claudia Zuncheddu (COM-La Sin-RM), Efisio Planetta (Psd’Az).
Sesta Commissione (Industria): Presidente Nicolò Rassu (Pdl); Vice Presidente, Marco Meloni (Pd); Segretari, Edoardo Tocco (Pdl) e Giampaolo Diana (Pd).
Componenti: Antonio Pitea (Pdl), Teodoro Rodin (Pdl), Alessandra Zedda (Pdl), Pietro Cocco (Pd), Giorgio Oppi (Udc), Pietrino Fois (Riformatori), Paolo Luigi Dessì (Psd’Az), Massimo Mulas (Misto); Osservatore, Giovanni Mariani (Idv)
Ottava Commissione (Diritto allo studio, formazione, sport e spettacoli): Presidente Attilio Dedoni (Riformatori); Vice Presidente, Massimo Zedda (Comunisti-Sinistra sarda-Rosso Mori); Segretari, Alessandra Zedda (Pdl) e Antonio Solinas (Pd).
Componenti: Salvatore Amadu (Pdl), Simona De Francisci (Pdl), Carlo Sanjust (Pdl), Gian Franco Bardanzellu (Pdl), Giuseppe Cuccu (Pd), Valerio Meloni (Pd), Andrea Biancareddu (Udc), Christian Solinas (Psd’Az); Osservatore, Daniele Cocco (Idv).
27 marzo 2009
Convegno a Latina "Democrazia e città" con Marco Espa

CONVEGNO
DEMOCRAZIA E CITTA'
tra rappresentanza e partecipazione
Intervengono:
DANIELA ROPELATO (Università Firenze)
“PARTECIPAZIONE E QUALITA’ DEMOCRATICA”
MARCO ESPA (Consigliere Regionale PD Sardegna)
“VIDEO PROIEZIONE-ESPERIENZA”
CARLO CEFALONI (Ass. “Teresio Olivelli”)
“PARTECIPAZIONE E ASSOCIAZIONISMO”
Moderatrice: Nicoletta Zuliani
28 MARZO ORE 17,30
Sala Conferenze - Teatro Comunale – Latina
24 marzo 2009
Scuola Riva a Cagliari: quale futuro?

Marco Espa, Consigliere regionale e comunale del PD, insieme ad Andrea Scano, Vicepresidente della Commissione Pubblica Istruzione del Comune di Cagliari, ha presentato recentemente un’interrogazione sulla preoccupante situazione in cui versa, ormai da anni, la storica scuola Riva di Cagliari.
“La scuola ha patito anni di completo abbandono a causa di problemi tra il Comune e le imprese appaltatrici dei lavori di ristrutturazione” spiegano “sono state così tante le sospensioni dei lavori, che si è addirittura formato un comitato spontaneo di genitori per protestare sulle condizioni disastrose dello stabile e per chiedere alle istituzioni maggiore attenzione nei confronti dei bambini, della loro istruzione elementare e di un edificio storico come appunto quello di Piazza Garibaldi”.
“Sembra che il Comune di Cagliari non sia interessato a tutelare e conservare un ruolo di spicco ad una scuola storica e importante come il Riva, a cui, oltretutto, il quartiere di Villanova è legato e affezionato.” Proseguono Espa e Scano“Quest’anno, infatti, in nome dell’ennesima ristrutturazione, tutti i bambini dell’istituto Riva sono stati spostati all’istituto Sacro Cuore”.
“La ragione di ciò risiede probabilmente nel fatto che, anche senza dichiararlo apertamente, il Comune ha deciso di trasformare l’istituto Riva in asilo nido aziendale. Infatti nel 2007 la Giunta ha richiesto finanziamenti alla Regione per realizzare un asilo nido aziendale nella scuola Riva”.
“L’obiettivo dell' interrogazione è proprio quello di fare chiarezza su una spiacevole situazione che dura ormai da troppi anni. Vogliamo sapere per quale ragione si è deciso di privare Villanova della storica scuola elementare di quartiere e soprattutto se è vero che il l’istituto Riva chiuderà definitivamente i battenti per trasformarsi in asilo nido aziendale del Comune di Cagliari”.
22 marzo 2009
Quartu: Mancano le risorse in Comune?
trasferito ai comuni gli stanziamenti destinati al finanziamento dei
piani personalizzati per le persone
svantaggiate e ora diversi cittadini rischiano
di perdere l'assistenza di medici
e specialisti.
La copertura economica stata garantita
solo fino al dicembre scorso e
fino ad oggi sono state le famiglie interessate
ad anticipare gli onorari degli
operatori. Il discorso cambia per se
le famiglie interessate non possono
permettersi di saldare i compensi e rischiano
di veder naufragare i progetti
personalizzati.
La situazione la medesima in tutta
la Sardegna, anche se alcuni comuni
hanno ovviato al problema mettendo
mano al portafogli e anticipando le
spese per poi reintegrare la spesa grazie
ai fondi regionali di prossima erogazione.
il caso, ad esempio, di Cagliari
e Capoterra, come ricordato dal
consigliere regionale del Pd ed ex presidente
dell'Associazione bambini cerebrolesi
Marco Espa: ¬¬Molti comuni
hanno avviato un percorso virtuoso
per cui inseriscono in bilancio i finanziamenti
regionali e anticipano i soldi
agli utenti: hanno capito che i progetti
legati alla legge 162 sono un priorit
rispetto ad altre spese e riescono
comunque a garantire l'assistenza alle
persone svantaggiate. In ogni caso,
entro una decina di giorni la Regione
erogher circa 45 milioni di euro che
saranno impiegati per il finanziamento
dei progetti attivati tra gennaio e
giugno. Il problema dovrebbe dunque
risolversi entro marzo. Sta di fatto
che non sono pochi gli utenti che
negli ultimi giorni hanno bussato alle
porte del municipio per chiedere aiuto
ed evitare di far naufragare i progetti.
C' per un piccolo problema.
Di cassa. Ogni anno il comune destina
al finanziamento dei piani personalizzati
oltre due milioni e 200 mila euro
e al momento le casse di via Porcu
non possono permettersi di alleggerirsi
ulteriormente. Senza dimenticare
che il bilancio non ancora stato approvato
e ogni spesa deve per forza di
cose passare dal documento di programmazione
finanziaria. (p.s.)
12 marzo 2009
Milano: La Sardegna esporta buone prassi nel Sociale

COMUNICATO STAMPA 12 marzo 2008
Domani a Milano Marco Espa (Consigliere Regionale) interviene insieme a Davide Tagliacarne per spiegare ai lombardi il modello sardo della legge di sostegno alle persone con disabilità
La straordinaria storia di Davide Tagliacarne, studente sardo con disabilità, promotore del convegno insieme alla Facoltà di Scienze Politiche e laureatosi a Milano proprio grazie alla legge sarda sui progetti personalizzati per persone con disabilità.
Venerdì 13 marzo Marco Espa interverrà nel Convegno “Legge 162/98. Una possibilità di scelta” che si terrà a Milano a partire dalle 14.30, organizzato dalla Facoltà di Scienze Politiche di Milano.
“Credo sia motivo di orgoglio per tutta la Sardegna e per noi Sardi – commenta Marco Espa Consigliere Regionale PD – presentare il nostro modello di buona prassi sull’applicazione della legge 162/98, che vede la Sardegna prima regione in Italia nel finanziare 20mila persone in situazione di handicap grave con ben 230 milioni di euro in questi anni.”
Da segnalare la straordinaria storia di Davide Tagliacarne, è lui in prima persona il beneficiario di uno dei progetti personalizzati sardi della legge 162 (predisposto in alleanza dalla sua famiglia, dal Comune di Capoterra e dalla Regione Sarda): studente Sardo con disabilità della Facoltà di Scienze Politiche, infatti si è laureato a Milano la scorsa sessione proprio con una tesi sul modello Sardo dell'applicazione della legge 162/98 (piani personalizzati di sostegno alle persone con disabilità); la sua esperienza ha suscitato grande interesse anche nelle istituzioni lombarde tanto che lo stesso Davide ha promosso, con la Facoltà di Scienze Politiche, il Convegno di domani, invitando le istituzioni lombarde e Marco Espa per presentare l’esperienza sarda, già presentata a Berlino nel 2007 all'European Social Network”, la conferenza europea dei Direttori dei servizi sociali.
Porterò l’esperienza prima di tutto da familiare – spiega Espa - abbiamo fortemente voluto l’applicazione di questa legge in Sardegna; per le persone con disabilità e le loro famiglie prima c’erano solo servizi calati dall’alto, oggi ci sono circa 20 mila progetti tutti personalizzati e coprogettati tra i diretti interessati e le istituzioni,( nel 2000 i progetti presentati erano poco più di 200), con uno stanziamento di risorse complessivo di circa 230 milioni di euro La Regione Sardegna – ricorda infine Espa - per il 2009 stanzia 132 milioni di euro per il Fondo sulla Non Autosufficienza (la legge 162/98 fa parte di questo fondo), prima regione in Italia.
Tra glia altri ospiti del Convegno il Presidente Regione Lombardia Roberto Formigoni e l'Assessore Famiglia e Solidarietà Sociale Giulio Boscagli
24 febbraio 2009
PD: si volta pagina
Si è appena conclusa una settimana politica che per il Partito democratico ha avuto, grazie ad uno scatto di responsabilità, l’esito di voltare pagina. Certo non sarebbe stato necessario questo travaglio se questa stessa responsabilità fosse stata esercitata giorno per giorno, ma vorrei esprimere qui alcune ragioni e condizioni che possono far comprendere che la costruzione del progetto politico democratico è una questione seria e complessa in Italia. E lo dicono le stesse dimissioni di Veltroni, date con serenità e nella verità, senza sbattere le porte, per il bene di un proget to politico per cui ha già continuato a lavorare. Un gesto insolito e, per me almeno, una lezione su come la politica sia un servizio al bene comune e non un luogo in cui costruire una propria carriera. Ma esse hanno avuto soprattutto un effetto politico e hanno prodotto la virata che serviva. Finalmente abbiamo anteposto il bene collettivo alle nostre persone, alla visibilità, alla conta della propria influenza nei meccanismi di partito. Fardello vecchio che stava indebolendo un partito che ha ragione di essere solo se mette in atto modalità nuove. L’elezione di Dario Franceschini a segretario fino al Congresso del prossimo ottobre, il suo schietto e apprezzato discorso, la presa di un nuovo impegno manifestat o negli interventi che sono seguiti, appartengono ormai ad una nuova pagina. Bisognerà però essere conseguenti nei prossimi giorni e convertire immediatamente tutte le correnti e correntine in un apporto culturale per l’intero progetto democratico. Si dovrà anche cambiare corso a livello regionale, ovunque ci si deve sbarazzare di comportamenti che non riflettono il Codice etico e il Manifesto del Partito democratico. Parimenti vanno abbandonate posizioni antiriformiste mantenute magari solo per evitare la fatica di spiegarci con gli elettori, poiché in tutti i settori ed ora soprattutto per far fronte alla grave crisi economica è principalmente compito di un partito riformista indicare soluzioni inedite e coraggiose di cambiamento; è principalmente compito del PD vigilare che ogni cambiamento sia a favore dei più deboli, che anteponga il valore delle persone, la giustizia per tutti i popoli, e relazioni di uguaglianza, di libert à e di fraternità. La responsabilità, dunque, continua e ci misurerà davanti ai cittadini su queste e su molte altre scelte.
La salute e la forza del Partito democratico non attengono solo ad un partito, sono necessarie alla democrazia italiana, come molti commentatori sottolineano. E’ necessaria, infatti, in questi tempi di grave – gravissima - incertezza democratica, una opposizione seria di consistenza e competenza tale, da poter esercitare oggi un vero potere di controllo e da poter aspirare domani di essere scelto dagli elettori per guidare il Paese. L’importanza di una tale opposizione, se ci servisse una autorevole testimonianza, era contenuta quale appello accorato nella relazione finale della commissione sulla P2 guidata da Tina Anselmi. Con ciò non affermo che il PD da solo debba rappresentare l’opposizione, ma che essa ha bisogno di un nucleo consistente numericamente e politicamente e che questo nucleo è il PD. E’ f acile intuire come sarebbe inefficace, quasi pericolosa, una opposizione spezzettata e rivale all’interno di se stessa oppure con il baricentro in gruppi politici che non sanno se stare a destra o a sinistra.
E’ bene, certamente, che si lavori per le future alleanze di centro sinistra, anche con contatti di esponenti del PD con la sinistra o con il centro di Casini. Ma non è bene farlo in modo equivoco e quasi si fosse attirati da queste sirene, senza essere consapevoli della propria identità, della progettualità e dell’importanza dell’esistenza in Italia del partito democratico.
Dobbiamo quindi rimettere a fuoco che cosa è e perché esiste il partito democratico. Esso nasce per superare contrapposizioni ideologiche, nasce come incontro tra culture politiche riformiste e la forza di questa novità è anche, paradossalmente, la sua grande vulnerabilità presa a bersaglio dai poteri che nel nostro Paese si contrappongono a questo progetto. E qui il pensiero corre ad Aldo Moro che fu drammaticamente fermato. Ci si deve poi chiedere perché il Partito democratico non è decollato nel ’96 dopo la prima vittoria de L’Ulivo; perche Prodi, che aveva come preciso obbiettivo politico lo strumento del PD per rinnovare il Paese, fu stoppato per due volte. Siamo consapevoli in molti che oggi il gesto di Veltroni ha salvato il PD da mosse interne ed esterne che lo avrebbero forse por tato ad una scissione.
La pagina che l’Assemblea democratica di sabato ha riaperto dà quindi una nuova possibilità a noi democratici di spenderci con più determinazione e con più generosità non tanto per il nostro partito, ma per dare solidità e forza ad un progetto politico rivolto al Paese.
In altre parole, le grandi tradizioni politiche che vi concorrono non lo fanno per prendere più voti della somma di DS e Margherita. Lo fanno per costruire in Italia un nuovo scenario politico e culturale che ci porti fuori da anni bui, dall’immobilismo e dall’ideologismo di questo Paese. Un percorso che radici storiche, fondamenta di pensiero, esponenti illuminati hanno già tracciato. Cito solo, dal carteggio Lajolo/Giordani, un comunista e un popolare, le parole del direttore de L’Unità, nel 1950 (!) “discutere …, ragionare, cercare una base per intendersi e poter lavorare insieme” e precisava “per una effettiva distensione e unità del Paese”. E l’Italia merita dopo tante tensioni di sperimentare questi effetti di diste nsione e di unità. I cattolici democratici debbono scuotersi di dosso un senso di inferiorità e di inconciliabilità della loro cultura. Debbono avvertire come parte dei propri valori il dialogo culturale, come dice quel passo della Gaudium et Spes riportato nell’ultimo numero de La civiltà cattolica: “I fedeli vivano in strettissima unione con gli uomini del loro tempo e si sforzino di penetrare perfettamente il loro modo di pensare e di sentire, di cui la cultura è espressione.”
L’incontro di culture politiche riformiste diverse nel partito democratico (e analogamente dovrebbe essere nel centrodestra per le diverse visioni del conservatorismo) è di enorme importanza per dare un’anima alla democrazia. Non solo a nessuno è richiesto, ma nessuno è bene che riduca i valori di cui è portatore. L’obbiettivo non è l’unitarismo, non è il pensiero unico e tanto meno il pensiero debole. Al contrario in politica il dialogo, fatto con apertura e competenza, crea rispetto dei valori dell’altro, accoglimento di ciò che di essi posso condividere, arricchimento del patrimonio comune che si va costruendo. La verità viene ricercata insieme nella relazione, il bene comune si accresce. Di questa dinamica – di unità che non è staticit&agra ve;, ma è relazione tra le differenze - deve essere nutrito il pensiero del Partito democratico. Questo non è solo un obbiettivo politicamente denso ed entusiasmante, pienamente rispondente agli obiettivi della cultura cattolica-democratica e di quella sociale e riformista, ma è una nostra comune grande responsabilità che determinerà la serietà e la continuità dell’impegno espresso nell’Assemblea del PD.
Di Letizia de Torre, mia amica, deputato al parlamento del PD
18 febbraio 2009
Marco Espa il più votato del PD e del centrosinistra in Provincia di Cagliari

Carissimi
brevemente e a caldo
una difficile sconfitta elettorale che dobbiamo saper gestire. Ma tocca a noi proteggere il cambiamento in Consiglio Regionale, la Sardegna è cambiata e non possiamo fare passi indietro.
Comunque non posso che ringraziare tutti per queste 5000 preferenze che veramente sono una grande responsabilità. Grazie davvero!
da www.marcoespa.it
I primi dati ufficiosi delle elezioni regionali potrebbero vedere Marco Espa il Consigliere Regionale più votato del PD e del Centrosinistra in Provincia di Cagliari - con circa 5.000 preferenze (nel 2004: 3.250) - davanti a Marco Meloni, Giampaolo Diana, Chicco Porcu, Cesare Moriconi, Lorenzo Cozzolino, Tore Mattana, Gianluigi Gessa e Silvio Cherchi. Si aspettano notizie più ufficiali.
i dati qui sotto riportati sono assolutamente informali e indicativi
TOTALE voti
Espa 5004
Meloni 4.790
Diana 4736
Porcu 4649
16 febbraio 2009
Noi e il corpo, di Alessandro Bergonzoni
L'intervento appassionato dell'attore bolognese, testimonial della Casa dei Risvegli, contro gli 'stitici orizzonti' dell'uomo. Contro il suo finto essere pietoso e la sua impossibilità di andare oltre l'audience del nulla, dove si dimostra che la religione non c'entra nulla e che dobbiamo riappropriarci dell'esperienza, della realtà.
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Una certa giornalista Rai che ha visto (o solo guardato?) Eluana anzi, il suo corpo, ha usato queste parole "bel pigiama", con la "lingua che penzolava e la bava? ", con "l'espressione dei cerebrolesi" e altre banalità gravi, non innocue e che vanno oltre il concetto di rispetto ma ciò che è peggio di intelligenza. Chiunque può decidere cosa pensare di ciò che vede e ciò che sente, ma c'è un limite a tutto.
Ma cosa è un cerebroleso? Cosa è così inguardabile o improponibile quasi come una minaccia fosse il "se vedeste"? Che idea ci si fa del danno e delle differenze, del male e della diversità? Della bellezza e della deformazione? Non sarà che a forza di guardabile, informazione, cronaca e inviati di tutti i generi, certe categorie non hanno più la capacità di discernimento, di osservazione di sensibilità, di tatto intellettuale? Troppi Grandi fratelli? Troppa realtà come alibi di fronte all'enormità dell'esistenza? Troppa tv come scuola? Con raccapriccio non mi raccapezzo più. Ma cosa avete visto fino a oggi, dove vivete? Avevate bisogno del clamore di una storia come questa per vedere i dolori i cambiamenti le metamorfosi? Che tristezza, che pochezza, che anime storte, che povertà assoluta?
Queste frasi sono inumane non la vita artificiale e la sua sovrumanità! Che pena la finta pena penosa, che basso profilo? Ma quando si insorge, quando ci si ribella al poco, al corto, al personale bieco, all'incapacità di vedere oltre? Chi potrà mai insegnare a certa stampa e a certi addetti ai lavori, non l'etica, non la morale, non la fede, o la costituzione, ma l'esistere, l'incommensurabile, il metafisico, la trascendenza?
Quale istruzione, dio, vita, presidente servirebbe, quali esempi, quale coinvolgimento, per far sì che l'uomo cominci ad allargare i suoi stitici orizzonti, le paure frustranti, questo bastarsi ormai consunto? E ci chiediamo perché interessa di più un'hostes che ciancia, ci si dimette per mancanza di attenzione, ci si stupisce per l'audience del nulla? Le risposte sono già dentro le domande: non guardiamo altro che quello che crediamo, mai oltre il
sembra, mai più in la del maledetto e solo reale, mai un sesto senso, mai energia ulteriore, solo casi, scoop, avvenimenti? Incapaci di saper avvenire, solo preda dell'avvenenza, del piacevole, del presentabile, dell'accettabile, e così lasciamo solo alla chiesa la parola anima, ad una fede la parola infinito, alla scienza e al diritto il parlare delle norme e mai dell'"enorme", dell'indicibile, dell'impossibile.
Ma in un ospedale prima di questo caso, in una rianimazione, in un manicomio, in un ospizio, ci siamo mai andati? E a vedere cosa? A cercare chi? Tutte quelle malattie rare, genetiche, invasive e devastanti che coccoliamo nelle sedi utili e importanti come Thelethon o altro, fan parte dei nostri risparmi di beneficenza o possono renderci alti e altri?
Qui non c'entra più il caso Englaro e si lasci stare il mondo di una famiglia comunque devasta; si tratta ormai di altri mondi e di altre devastazioni, è una cultura che manca a tanti di vedere dentro, la mania di pensare solo alla ricerca scientifica e mai a quella interiore, l'abitudine di parlare solo di politica, di sociale, di civile (certo necessario ma non prima di aver scavato altrove,con altre preparazioni), ma mai di oltrepassare il "posso", di urlarsi, di scendersi nella piazza interiore, di scoperchiare le fobie dell'ansia di sicurezza che dividerà sempre il malato, il diverso, il devastato, da chi sta bene (bene? Leggendo certi pareri ci sarebbe da fare sedute fiume, puntate illimitate su cosa sia il bene, il bello, il buono, l'inguardabile, degno e incredibile).
Capi di partito che credevano Eluana la stessa della foto, altri che immaginavano tubi e macchine, altri che non credevano o preferivano travisare, inventare, sperare? Non si tratta più di legge o no di testamento biologico, qui è una logica problematica, la logica di non concepire l'inconcepibile, di interessarsi alla morte solo davanti alla morte, di schieramenti e di vittorie, ma non si passa mai a cercare il sé, solo l'io, solo ciò che appare, che riusciamo e conviene, ciò che si ha, che ci accontenta allargando le braccia all'evidenza: possiamo chiederci quale evidenza per chi e per quanto ancora? Possiamo. È democratico? Lecito? Rispettoso? O bisogna stare in silenzio?
Prima di pensare come accettare il legiferare, come arrivare davanti a un notaio per il nostro libero futuro, proviamo ad aprire il dibattito nel nostro parlamento intimo, nel governo privato, nella repubblica interiore, per non farci impalare da persone che pensano senza pensieri, che confondono sogni con desideri, corpo con utilità e vivacità, vita con la "loro" vita, soddisfazioni e progetti con gioventù, esistenza unilaterale e dogmatica, quella sì, privi di forza d'anima.
Non c'entrano più chiesa e stato, scienza o giurisprudenza, giovani o diseredati, barboni o stati vegetativi, siamo noi in coma da una vita, idratati solo dalle notizie e alimentati artificialmente dal reale, dal presente, dal comodo, dall'unica verità.
Basta! No non ci basta! Che la rivelazione ci sfoderi il terzo occhio, che lo stato che ci interessa di più sia quello di cambiare stato d'animo, di giudicare quel che sembra non muoversi, fermo: gli infermi di mente mi preoccupano meno dei fermi di mente. Altri Englaro si ribellino in nome dei loro "cerebrolesi", dei loro inesistenti, dei loro spenti, chiedano a governo e presidenti ciò che spetta loro di diritto (anche questo è un diritto se si vuole pari o superiore all'autodeterminazione) così da non far più dire a certi uomini che la verità sta solo e soltanto dalla loro parte. E il dubbio? Un bel forse davanti al limite soprattutto "nostro"? Non sfiora quella giornalista così sconvolta, sconvolta da se stessa?
Smettiamo di indossare solo i panni di attore, di giornalista, di dottore, di industriale, di sano e cominciamo altri mestieri, misteri, abbracciando gli enigmi, toccando la complessità delle meraviglie, accarezzando la difficoltà imprescindibile, con un bel salto nel pieno lasciando parcheggiato il vuoto vicino alla rabbia e alla sua scusa. (E se vogliamo e voliamo dopo parliamo anche d'amore.)
Chiedo molto. Perché è di molto che abbiamo bisogno, il poco abbiamo visto i danni che fa, le metastasi culturali i tumori intellettuali che ci arreca. Forse molti di noi dovrebbero portare la scritta "posso nuocere gravemente alla salute". Certo molti possono dire io non sono così: ma come esiste il fumo passivo, esistono anche altre passività dannosissime se perpetrate, inalate subite. Anche questo rientra nelle libertà subliminali e sublimi, non scordiamolo, dato che giustamente amiano tanto la memoria? Solo che certe malattie la scienza pretende di vederle e curarle altre non le vuole vedere nè guarire perchè significherebbe mettere finalmente in dubbio la propria curassica certezza, i personali poteri (nel senso di limite camuffato), a dispetto di una potenza che all'essere umano non deve essere più preclusa se si vuole continuare a piangere, protestare, pretendere giustizia, desiderare crescere, cambiare la "nostra" condizione condizionata, o troppo umana. Non possiamo più dire di non saperlo.
Se vorremo potremo pure staccare la spina, ma almeno continuiamo ad annusare prima la rosa! Da un nauseato non sopportatore silenzioso di dogmi e da un umile e rispettoso ma non modesto amante del dubbio e della mutazione.
(13 febbraio 2009)
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Noi-e-il-corpo-di-Eluana/2066027&ref=hpsp
13 febbraio 2009
Soru e .... Famiglia Cristiana
Famiglia Cristiana 12 Febbraio '09, giovedì
Gigi è quel volto anonimo di cui nessuno si cura, che viene ritratto alle spalle degli uomini famosi. C’è sempre un Gigi che si sporge con il volto sorridente, un po’ di sghembo, nelle fotografie che tutti i giorni compaiono sui giornali. Non si sa esattamente chi sia, poverino. È Gigi. Ugo Cappellacci, candidato per il Popolo della libertà alla presidenza della Regione Sardegna, per dirla in gergo, non se lo fila nessuno. Per quanto si sforzi di esistere, non riesce a diventare neanche un Kagemusha del famoso film giapponese di Akira Kurosawa, la copia umana del condottiero del quale bisogna nascondere la fine per non scoraggiare le truppe.
Durante il comizio a Senorbì, un piccolo centro sopra Cagliari, nel tentativo di sembrare spiritoso e con un senso dell’autoironia che gli fa onore, ha arringato i suoi dicendo: «Ogni tanto applauditemi chiamandomi per nome, così so di esistere». È invece Cappellacci, figlio del commercialista di Berlusconi, è esistito in Sardegna, eccome! La biografia che si legge sul sito elettorale del candidato della destra nasconde totalmente i pochi mesi nei quali è stato assessore regionale al bilancio della Giunta Masala, prima dell’avvento di Soru.
Al termine del suo mandato Cappellacci pose la firma al peggior bilancio della storia dell’autonomia sarda portando il debito totale, il disavanzo della pubblica amministrazione e i mutui autorizzati per far fronte alle spese, a livelli mai visti. Fu anche la Giunta che in poco tempo approvò una raffica di autorizzazioni a costruire sulle coste da far impallidire.
Berlusconi contro Soru. Il Cavaliere di Arcore contro lo scorbutico tycoon di Tiscali. E, a suo modo, Renato Soru contro tutti. Gli isolani la vedono così e non solo loro. D’altro canto, il capo del Governo che sta in Sardegna un giorno sì e uno anche, non fa nulla per contrastare questa convinzione diffusa. Nei comizi chilometrici con i quali inonda un popolo che risparmia sulle parole più che sullo stipendio, Berlusconi conclude sempre invitando Cappellacci a uscire dall’anonimato: «Dì qualcosa anche tu».
La gente ride, ma si sa, il Cavaliere esonda. Nelle elezioni sarde in modo particolare, perché ci tiene, dicono i suoi, e perché ha casa, anzi un’isoletta, in passato al centro di polemiche per qualche colata di cemento di troppo.
Le coste devastate dal cemento
Ma è proprio il cemento il convitato di pietra di queste elezioni regionali sarde da quando il presidente uscente Renato Soru impose la legge cosiddetta "salvacoste", che vietava di costruire a meno di due chilometri dal mare. I dati dicono che non è vero, ma l’accusa che gli avversari rivolgono a Soru è proprio quella di aver bloccato l’industria del mattone, risorsa economica principale dell’isola con una quota pari al 22 per cento delle attività economiche globali contro il 10 cento del turismo.
«Ma siamo i Caraibi dell’Europa»
«È mai possibile che un’attività edilizia così significativa e per la maggior parte votata alle costruzioni vicino al mare per la ricezione turistica generi così poco turismo? La verità è che quella via non porta da nessuna parte», spiega Alessio Satta direttore generale dell’Agenzia regionale per la conservazione delle coste, «perché si tratta di abitazioni di proprietà che vengono usate un mese all’anno, mentre noi abbiamo bisogno di entrate turistiche da maggio a ottobre. Siamo i Caraibi a un’ora di aereo da tutte le capitali europee, dovremmo vivere benissimo di turismo e invece pensiamo a riempire le coste di altro cemento. Dovremmo, piuttosto, riqualificare l’immenso patrimonio immobiliare pubblico già esistente, per destinarlo a forme di "albergo diffuso" soprattutto nel mondo giovanile».
Il fascino del mattone tira assai in Sardegna, più della tutela delle sue splendide coste. A Nurallao, in provincia di Cagliari, prima del comizio di Ugo Cappellacci, un militante del candidato della Destra, pensando fossimo tifosi della sua stessa sponda anche noi, ci ha avvicinato e con fare allegrone ci ha detto: «Ajò ragazzi, vinciamo le elezioni, riapriamo l’edilizia, e torniamo a lavorare tutti». «In Sardegna non c’è la crisi mondiale», ha tuonato il candidato del Centrodestra: «La crisi è Renato Soru».
E invece la crisi, quella mondiale, è arrivata in Sardegna come in tutte le altre parti d’Italia, e colpisce duro. A Portovesme rischia di chiudere la fabbrica di alluminio, ma anche altri settori soffrono. La cassa integrazione registra picchi impressionanti anche a causa della progressiva ritirata degli investimenti nei settori maturi sempre più improduttivi. Secondo un rapporto della Cgil, la cassa integrazione è aumentata del 170 per cento contro una media italiana dell’80 per cento. Il numero dei sardi in cerca di occupazione è cresciuto: «È probabile che la diminuzione del potere di acquisto dei salari abbia spinto molta gente sul mercato del lavoro, visto che i soldi di un solo stipendio non bastano più», spiega Piero Cossu, segretario regionale della Cgil.
C’è chi promette il "polo caprino"
Eppure in qualche modo l’impresa sarda, soprattutto quella medio-piccola, tiene. Il rapporto dell’Unioncamere pubblicato la settimana scorsa mostra luci e ombre. Complessivamente, però, l’impresa non è in ritirata. Tengono gli artigiani, aumentano le società cooperative e le imprese di capitali: «Non è una situazione facile», commenta Pasquale Aru, consulente delle imprese e dirigente del collegio dei periti industriali, «ma la politica di Soru di mettere ordine nella pubblica amministrazione risparmiando somme ingenti, mette la Regione in grado di fronteggiare i costi della crisi che viene da fuori. Soru già lo ha fatto per molti settori, come l’agricoltura o come le imprese innovative».
«Bisogna arrivare al modello irlandese», sottolinea invece l’appassionato e fascinoso leader dell’indipendentismo sardo Gavino Sale, il cui partito, l’Irs, sembra in ascesa, «niente tasse a chi produce per il mercato interno e un modello sul tipo di quello che ha fatto grande la Catalogna».
Sarà una sfida all’ultimo voto quella fra i due candidati, e mentre Berlusconi manda tutta la squadra di Governo a promettere di tutto e di più, persino il "polo caprino", Renato Soru, nella corte della campidanese casa Atzeri, splendido tempio delle tradizioni sarde, ripete: «Dovete decidere se il futuro dovrà essere nelle vostre mani oppure in quelle di qualcuno che ci regalerà qualcosa».
12 febbraio 2009
10 febbraio 2009
30 gennaio 2009
Marco Espa sul Campus universitario: dal Comune di Cagliari solo cinismo politico e irresponsabilità istituzionale, altro che città dei giovani!

Il Comune di Cagliari entra a gamba tesa nella campagna elettorale per le regionali, e per attaccare Soru spazza via i progetti sul Campus universitario e su Sant'Elia che avrebbero portato in città, in un momento di grave crisi economica, ben 180 milioni di euro di finanziamenti regionali.
Leggiamo infatti sui giornali che la giunta comunale ha bocciato definitivamente il progetto di Campus universitario su cui il Sindaco Emilio Floris aveva firmato un accordo di programma insieme alla Regione.
Nell'assordante silenzio del Sindaco, dispiace constatare che l'ingrato compito di motivare questa clamorosa bocciatura sia stato affidato all'assessore Campus, costretto a mettere insieme una serie di giustificazioni pretestuose e infondate che non fanno onore alla competenza e all'onestà intellettuale da lui dimostrata in altre occasioni.
Il Comune di Cagliari non ha mai fatto nulla per i circa 37.000 studenti dell'Università di Cagliari, mentre la Regione, nella legislatura appena conclusa, ha deciso di investire su questa grande risorsa, dando risposte in termini di servizi innanzitutto per gli studenti in maggiore difficoltà, a partire dai tanti fuori sede.
Le case dello studente oggi presenti in città si trovano in via Trentino, via Roma, via Biasi, via Businco e in via Montesanto: cinque sedi che offrono circa 1.000 posti letto a fronte di una richiesta che negli ultimi anni ha presentato almeno 2.000 domande di studenti risultati idonei all'assegnazione dell'alloggio; dunque ogni anno almeno 1.000 studenti idonei rimangono senza alloggio per carenza di residenze.
È esattamente a questa esigenza che la Regione ha ritenuto di dover dare una risposta, affidando all'ERSU di Cagliari il compito di realizzare una nuova residenza per circa 1.000 studenti ( e non 1.600, come erroneamente dichiarato dall'assessore Campus).
La pretestuosità è nel dire che "sono state aumentate le cubature" del progetto originario. Ma l'accordo di programma serve proprio a ridefinire il progetto ed è uno strumento che prevale sulle concessioni edilizie che avrebbero trasformato il campus in un solo dormitorio! È vero che nel 2006 fu oggetto del protocollo di intesa tra Comune e Regione un progetto di dimensioni ridotte, ma è anche vero che in quel progetto si prevedevano soltanto gli alloggi per gli studenti e dunque era proprio quel progetto ad avere la caratteristica, come dice Campus «di un dormitorio o, nella migliore delle ipotesi, di un albergo». Per superare quel limite si prese in considerazione positivamente un progetto di maggiori dimensioni, che comprendesse – oltre ai 1.000 posti letto – anche i diversi spazi e servizi connessi alla vita studentesca: innanzitutto la mensa, ma anche un auditorium, sale studio, spazi collettivi all'aperto e un polo direzionale. Per avere garanzie sulla qualità dell'intervento e sulla sua integrazione con il tessuto urbano della città fu chiamato a progettarlo il prof. Paulo Mendes da Rocha, importante architetto brasiliano vincitore del Premio Pritzker 2006.
Sulla base del progetto del prof. Da Rocha il Sindaco Emilio Floris ha firmato con la Regione l'Accordo di programma del 28 marzo 2008, avendo a disposizione tutti i dati sulle volumetrie e sulle caratteristiche del nuovo Campus. Come è possibile che neanche un mese dopo, il 24 aprile, la maggioranza di centrodestra del Consiglio comunale abbia clamorosamente bocciato quell'iniziativa del sindaco, non ratificando l'Accordo? E come fa oggi il Comune a dire che quel progetto non va più bene perché, come dice l'assessore Campus «la presenza degli studenti fuori sede debba essere distribuita in tutto il tessuto cittadino»? Ma Campus è al corrente che ci sono già mille posti letto distribuiti nella città tra cinque diverse case dello studente? E come può il Comune impedire a cuor leggero che si dia un alloggio ai 1.000 studenti (aventi diritto) attualmente senza posto letto? Come si fa a dire che sarebbe meglio distribuire gli studenti nel territorio, logica di per se sbagliata? Perché in tutte le maggiori citta internazionali sedi universitarie si fa esattamente il contrario?
Campus definisce gli studenti universitari «un motore di sviluppo non solo economico ma anche e soprattutto culturale», ma il Comune non fa niente per loro, anche quando una mensa universitaria – quella di via Premuda – è ormai divenuta pericolosa da frequentare per gli studenti a causa delle aggressioni e dei pestaggi che si ripetono sempre più frequenti in una zona della città in preda a un gravissimo degrado sociale.
La verità è che le esigenze e il futuro degli studenti sono stati sacrificati in nome della propaganda elettorale e della più ottusa logica di schieramento: si è deciso di impedire che venissero avviate importanti opere anche soltanto parzialmente attribuibili a Soru e al governo regionale, facendo perdere alla città enormi risorse economiche, centinaia di posti di lavoro e migliori condizioni di vita e di studio per migliaia di cittadini e studenti.
7 gennaio 2009
Diritti, non favori: un cambiamento che deve continuare
Per costruire una nuova società sarda, noi partiamo dai bisogni e dai diritti umani e civili dei cittadini, non dagli interessi, magari economici e finanziari, di qualcuno.
Ritorniamo al sociale. Qualcuno crede che parlare di sociale significhi solo occuparsi di servizi per persone svantaggiate, magari in casi di emergenza.... E' un tragico grande errore in cui si cade spesso: il sociale è visto come pietà gentilemente concessa dal potere politico, in modo paternalistico e mai risolutivo.
Noi invece crediamo che la visione sociale, come quella ecologica e pacificifista della società sia inscidiebilemnte legata a qualunque progetto.
Guardiamo con occhi nuovi: sociale e sviluppo vanno coniugati assieme.
Ad esempio non può esistere ua politica di turismo che non sia contemporaneamente ecologica e sociale: tursimo davvero rispettoso dell'ambiente, accessibile e aperto a tutti (per età, interessi, disponibilità economica) e non solo per i VIP o aspiranti tali.
Gli interventi regionali in materia di politiche specifiche in campo sociale, realizzate negli ultimi anni (uno per tutti i piani di sostegno personalizzati alle persone con handicap grave) dimostrano come lo sviluppo delle politiche sociali può essere innovativo, paradigmatico, pervasivo ed offrire dunque modelli e metodi per tutti gli ambiti, dalla Scuola al lavoro.
In questi anni le nostre politiche regionali hanno prodotto grandi cambiamenti.
Certo molto ancora è da fare: ad esempio occorre ridurre il divario tra cittadini, imprese e Istituzioni; dobbiamo battere definivamente la solitudine delle persone ed in particolare la lontananza dalle loro istituzioni.
Per questo occorre semplificare le procedure e garantire a tutto il sistema pubblico (e non solo ai grandi Comuni ed alla Regione) la diffusione di strumenti come gli uffici relazioni con il pubblico e gli sportelli unici per le imprese.
Diritti, non favori: deve finire l'epoca del "ci penzu deu".
E non ha più senso vedere politici che approfittano della burocrazia, per proporsi come intermediari tra PA e cittadini o imprese. Per cambiare pagina occorre maggiore efficienza e trasparenza. Pensiamo, solo a quanto sia stato rivoluzionario rendere disponibili a tutti le deliberazioni della Giunta Regionale in tempo reale.
Sono le amministrazioni locali e regionali che devono andare incontro ai cittadini, non i cittadini che devono affannarsi ad essere ammessi nei Palazzi.
E' l'amministrazione che deve andare nelle case per aiutare se ce n'è bisogno gli anziani, le persone con disabilità, i neonati e le loro famiglie. Non fantascienza ma politiche di sostegno alla qualità della vita come avviene in molte parti di Europa.
Con strumenti reali di coprogettazione e partecipazione sociale i cittadini possono davvero garantire responsabilità, consapevolezza e pari oppotunità: una coesione che genera il capitale sociale relazionale, requisito indispensabile per far crescere la comunità, guardare con ottimismo al futuro, mettere le condizioni per la competitività e lo sviluppo del sistema economico regionale.
Questa è la nostra visione sociale.
Marco Espa
ps: se vuoi firmare scrivi un'email a sottoscrivo@marcoespa.it